Paolo Nori, Libero 14/3/2014, 14 marzo 2014
COME LA CODA DEL MAIALE
Qualche settimana fa mi hanno chiamato dalla Coop, mi hanno detto che c’eran dei dati che dimostravano che stava crollando il tasso di lettura in Italia e mi hanno invitato a fare una lettura a Imola per fare qualcosa per reagire a questo crollo che era attestato dai dati dei prestiti della Salaborsa, che è la biblioteca che c’è a Bologna, che è sempre stata quella che faceva più prestiti in Italia e che, quando ci vado, la vedo sempre piena e questa notizia mi ha un po’ stupito e anche, minimamente, mortificato. E ho pensato che se crollavano anche i prestiti in Salaborsa non potevo far finta di niente, e ho detto di sì, che sarei andato a far quella lettura a Imola contro il crollo del tasso di lettura, anche se dopo, devo dire, non ci sono andato.
E quando poi, la settimana scorsa, sono stato a fare una lettura in Salaborsa, proprio in quella biblioteca dove era crollato il tasso di lettura, ho detto alla bibliotecaria che avevo saputo del crollo del tasso di lettura e che mi ero un po’ stupito e che la cosa mi aveva anche, minimamente, mortificato. E lei mi ha raccontato una storia che a me ha fatto venire in mente il realismo socialista.
E la storia era che un giornale, Repubblica, ha pubblicato un articolo dove si diceva che Salaborsa, nell’ultimo anno, aveva perso centomila utenti, e si intervistavano l’assessore alla Cultura e il presidente dell’Istituzione biblioteche che dicevano, in sostanza, che gli utenti che c’erano adesso, quantitativamente erano meno, ma magari qualitativamente erano migliori. Solo che, mi aveva detto la bibliotecaria, quantitativamente gli utenti non erano meno, perché il giornalista di Repubblica aveva preso dei dati sbagliati e i dati giusti dimostravano che il numero di utenti che avevano preso in prestito almeno un libro erano passati dai 51.432 del 2012 ai 55.410 del 2013, e il numero di prestiti complessivi dai 716.224 del 2012 ai 742.235 del 2013.
Allora io, a quel punto, ho pensato al realismo socialista, e alla relazione di Zdanov al primo Congresso degli scrittori sovietici del 1934, dove si diceva che il realismo socialista consisteva in una descrizione della realtà eroica e grandiosa. Cioè bisognava essere realisti, ma nello stesso tempo eroici e grandiosi. Io, per esempio, che abito su via Porrettana, nelle immediate vicinanze di Bologna, se fossi vissuto ai tempi del realismo socialista, e mi fossi affacciato alla finestra per descrivere via Porrettana e la curva che di via Porrettana si vede da casa mia, avrei dovuto descriverle come una via e una curva eroiche e grandiose, e sarebbe stato difficile, perché via Porrettana è una via grande ma non grandiosa, e la curva che si vede dalla finestra della mia stanza, io, devo dire, mi piace, ma non mi sentirei di dire che è eroica.
Se fossi però veramente vissuto all’epoca del realismo socialista, forse avrei trovato quella curva una curva eroica, così come oggi, in questo periodo che stiamo vivendo che si potrebbe forse definire un periodo di realismo della crisi, siamo così convinti della miseria e della viltà dei nostri tempi che di fronte a dei dati falsi che parlano del crollo del tasso di lettura in Italia non solo non ci accorgiamo che sono falsi, cerchiamo di trovare delle spiegazioni e organizziamo anche delle manifestazioni per fare fronte a quel crollo che non c’è mai stato.