Enrico Paoli, Libero 14/3/2014, 14 marzo 2014
COTTARELLI COPIA DALLA GABANELLI E IN RAI SCATTA IL PANICO PER I TAGLI
Prima ha scatenato il panico, soprattutto quello dei giornalisti che lavorano nelle sedi regionali della Rai, provocando una valanga di reazioni. «Viale Mazzini potrebbe benissimo coprire l’informazione regionale senza avere sedi», aveva detto il commissario straordinario per la spending review,Carlo Cottarelli, durante l’audizione alla Camera. Apriti cielo. I dirigenti dell’Usigrai, il sindacato unico dei giornalisti Rai, tempestati di telefonate, le bacheche delle redazioni ricoperte dai messaggi di protesta.
Poi, con il passare delle ore, il panico si è trasformato in stupore, visto che dietro all’idea di chiudere le sedi regionali della tv pubblica, più che il commissario straordinario per la spending review c’è Milena Gabanelli, conduttrice di Report su Rai Tre. La prima a lanciare l’idea, ripresa poi da Cottarelli, è stata proprio la paladina delle grandi crociate contro la casta. «In nessun Paese europeo ci sono 25 sedi locali. A cosa servono 25 sedi? A produrre tre tg regionali al giorno, con prevalenza di servizi sulle sagre, assessori che inaugurano mostre, qualche fatto di cronaca. Perché non cominciare a razionalizzare? Poi ci sono i centri di produzione che non producono nulla, come quelli di Palermo e Firenze». Passi per i centri di produzione improduttivi, e nulla da eccepire pure sulla necessità di razionalizzare le spese, ma sulle sedi regionali sia Cottarelli che la Gabanelli dimostrano di conoscere la materia, che finiscono per maneggiare con poca cura.
Oggi come allora l’Usigrai ha replicato all’assalto frontale del ventriloquo della Gabanelli con dati inequivocabili. «Per legge la Rai deve avere sedi in ogni regione d’Italia», spiegano dal sindacato, per questa ragione la dichiarazione di Cottarelli è «gravissima », «Il tema della Rai», accusa l’Usigrai, e del Servizio Pubblico non può essere affrontato con questa approssimazione, con un po’ di suggerimenti’ dispensati con imbarazzante faciloneria». Insomma, per tagliare i margini ci sono, ma serve seguire altre strade.
Nel frattempo in Rai si sono rimesse in moto le porte girevoli delle nomine. La prima dell’era Renzi riguarda la Radio, dove Flavio Mucciante ha preso il posto di Antonio Preziosi, designato all’unanimità dal consiglio di amministrazione. Il direttore generale Luigi Gubitosi, dopo aver «perso» il match suMarcello Sorgi, ha «accettato» di nominare Mucciante, facendo così un favore ai centristi di Pier Ferdinando Casini e all’ala popolare del Pd. Ma ora il direttore generale della Rai deve risolvere la «grana» Preziosi. Nei corridoi di Viale Mazzini, infatti, si racconta che l’ex direttore di Radio Uno avrebbe chiesto ai suoi sponsor del settimo piano la vicedirezione dell’azienda (una chimera); che si accaserebbe volentieri a Rai Due (Angelo Teodoli non è in discussione); che sarebbe disposto ad accettare anche Rai Parlamento (Gianni Scipione Rossi è saldo in sella); e che - dulcis in fundo- abbia fatto un pensierino a un futuro da anchorman, magari proprio su Rai Due. Ma Gubitosi non ha intenzione di spostare troppe pedine in questo momento, e avrebbe garantito al consiglio d’amministrazione che ricollocherà’ Preziosi entro 40 giorni senza demansionarlo.