Ilaria Ravarino, Macro, Il Messaggero 14/3/2014, 14 marzo 2014
WOZNIAK: ORA SOGNO UN FUTURO DI ROBOT
[Steve Wozniak]
IL PERSONAGGIO
HANNOVER
Guru. Cyber-santone. Maestro. E poco importa che ormai, per sua stessa ammissione, non abbia più tempo nemmeno per sedersi a un tavolo e programmare. Per il popolo del tech il sessantatreenne Steve Wozniak, co-fondatore nel 1976 della Apple, oggi filantropo e conferenziere, è ancora una guida spirituale. Di più: il simbolo vivente di un’era di pionieri e sperimentatori, molto nerd e poco social, destinata a cedere il passo ai giovani leoni della nuova imprenditoria digitale.
Scontroso braccio della Apple fino al 1985, anno dello strappo con la mente creativa Jobs, Wozniak è stato accolto ieri al CeBIT di Hannover per una seguitissima conferenza (il suo selfie sul palco è stato il record di retweet della manifestazione), rispondendo per più di un’ora alle domande e ai tweet del pubblico della più importante fiera tecnologica al mondo. E al famoso “stay hungry, stay foolish”, motto simbolo dell’entusiasmo jobsiano, ha risposto con un consiglio più misurato ai giovani nel pubblico: «Anche se pensate di essere diversi dagli altri, se vi sentite esclusi o insicuri, non smettete di credere nei vostri progetti. La società potete ancora cambiarla». “Stay ugly - ha decretato subito il popolo dei tweet - stay foolish”.
Cosa pensa della Apple? È ancora una compagnia leader?
«In passato è stata una guida, ha saputo inventare nuovi prodotti e indicare al resto del mondo una direzione. Si è costruita una reputazione. È stata, sicuramente, una star».
E oggi?
«Quando sei il numero uno è difficile mantenere questa posizione a lungo. Ci sono almeno altre dieci compagnie che possono competere. Ma è una questione fisiologica, succede. Tutte le company attraversano periodi di alti e bassi».
Tim Cook, manager dal 2011, non è Steve Jobs...
«Tim Cook non sarà un creativo, ma è un bravissimo esecutore. C’è bisogno anche di gente che sappia dedicarsi integralmente al progetto, lavorare venti ore al giorno. Cook è così. Io credo che stia facendo un buon lavoro».
La morte di Jobs è stata fatale alla Apple?
«No. Nessuno può dire cosa sarebbe successo se lui fosse stato ancora qui. Penso che sia un errore crogiolarsi nel mito di Jobs. Bisogna pensare al futuro».
Pensa che ci sia troppa pressione su Apple?
«Troppe aspettative, sicuramente. La gente vuole un’idea nuova ogni sei mesi. Ma i colpi di genio arrivano una volta ogni dieci anni».
Un consiglio alla Apple?
«Non dò consigli alla Apple, non li chiamo nemmeno per avere i nuovi prodotti... Però mi piacerebbe molto vedere iTunes su Android. Sarebbe una mossa vincente, anche se credo sia impossibile. Solo di licenze non so quanto potrebbe costare».
Oggi le company sono al centro di molti casi di spionaggio. Della Apple ci si può fidare?
«Non lo posso dire con certezza. Nessuno può dirlo. Ci sono dei "buchi" di sicurezza nei nostri prodotti che li rendono esposti alle azioni della NSA? Non so. Ci sono milioni di codici e un piccolo bug può creare enormi casini. Ma la Apple per me resta una delle company più oneste».
Che ne pensa di Edward Snowden?
«Per me è un eroe, anche se altri lo considerano un traditore. Lotta per una causa che sento di condividere, e in più ha avuto il coraggio di esporsi in prima persona. Si è sacrificato. Penso che dovrebbe poter tornare negli Stati Uniti».
L’ha mai incontrato?
«Forse una volta, a Mosca, durante una visita privata in un museo Apple. È comparso un istante, mi è sembrato lui, giovanissimo. Poi è sparito. Mi piacerebbe sedermi a un tavolo con lui e parlare».
Farebbe mai politica?
«Mai. Non voto nemmeno, dai tempi della guerra nel Vietnam».
Turchia e Cina censurano internet: che ne pensa?
«Che possono provarci, ma non ci riusciranno mai. C’è sempre un modo per bypassare le misure dei governi. Io credo che l’accesso libero alla rete faccia parte dei diritti inalienabili dell’uomo».
Quali sono secondo lei le nuove invenzioni più interessanti in campo tecnologico?
«Il riconoscimento vocale e la robotica. Sogno un futuro in cui i robot potranno aiutarci anche in casa, lavarci la macchina, cucinare».
Crede che fra vent’anni avremo macchine senzienti?
«No, non l’ho mai creduto. Per quanto possiamo fare e inventare, riusciremo solo ad ottenere intelligenze più veloci. Vent’anni fa chi poteva immaginare che un computer potesse essere così potente da contenere una canzone intera? Quello che non riusciremo mai a creare dal nulla è l’intuizione».
È vero che lei a casa non ha internet?
«Ce l’ho, ma la connessione è così lenta che quando scarico un film lo posso vedere solo tre giorni dopo. Però non ho la tv. Non l’ho mai avuta. E francamente non mi manca».
Ilaria Ravarino