Mario Ajello, Il Messaggero 14/3/2014, 14 marzo 2014
AGNESE LASCIA IL LAVORO: PIÙ TEMPO PER FARE LA FIRST LADY
IL PERSONAGGIO
ROMA Il 27 marzo, quando arriva Barack Obama a Roma, ci sarà anche la moglie di Renzi, Agnese Landini, in uno degli incontri? Probabilmente, sì. E comunque, la First Lady che ha sempre detto di non voler fare la First Lady un po’ la farà durante la permanenza di Matteo a Palazzo Chigi. La strategia dell’assenza, che sarebbe naturale per una donna come Agnese che non ama la visibilità, ha massima cura dei propri figli ed è molto affezionata alla propria vita a Pontassieve, è destinata a subire qualche piccola modifica. E il fatto che Agnese abbia chiesto l’aspettativa, chiudendo in anticipo il suo incarico come insegnante di latino e italiano, si lega alla sua volontà di stare più vicina ai tre figli - esempio: prima Matteo li poteva accompagnare a scuola ogni tanto, adesso la cosa sarà invece rarissima se non impossibile - ma le dà anche una libertà maggiore per partecipare, con il contagocce e alla sua maniera non altisonante o da protagonista, agli appuntamenti ufficiali del premier, almeno nei casi in cui non se ne può fare a meno.
LA RECLUSIONE
Ciò non significa che, in virtù dell’aspettativa appena ottenuta, Agnese si trasferirà con i figli a vivere a Roma. «Ma figuriamoci», assicurano gli amici di lei e di lui. Oltretutto, trasferire la famiglia a Palazzo Chigi è quanto di meno ipotizzabile per Renzi. Il quale, ieri sera, a Porta a Porta, ha scherzato sulla sua esistenza in quella sede istituzionale che è anche diventata casa sua. «A Palazzo Chigi mi sento come ai domiciliari», ha detto: «Ogni tanto, tento di sfuggire alla scorta ma mi riacchiappano sempre. A riprova, che non si può». E dunque, niente Roma in pianta stabile per Agnese e per i tre figli, ma la libertà di movimento e la possibilità di trascorrere qualche tempo nella Capitale aumenta per la moglie del premier.
LE FOTOCOPIE
Intanto la First Lady, 37 anni (uno in meno del consorte), in forza dall’inizio dell’anno scolastico all’Educandato Santissima Annunziata di Firenze, nel suo stile schivo e discreto ha preferito non salutare a voce i colleghi. Agnese ha distribuito in sala insegnanti una fotocopia di una lettera dello scrittore Alessandro D’Avenia dal titolo: «Il primo giorno di scuola che vorrei». Nel test, l’autore incoraggia gli insegnanti a stimolare i ragazzi, a farli ragionare e incuriosirli.
BIMBI E POLITICA
Quanto ai ragazzi di casa, che poi sono dei bimbi dagli undici anni in giù, Francesco, Emanuele e la piccola Ester, sia Matteo sia Agnese dall’inizio hanno ragionato sul peso che l’incarico di Renzi avrebbe avuto nella loro vita. «Spero che i nostri figli non soffrano», continua a dire lei. E ancora: «Non voglio che i miei figli odino la politica perchè Matteo è spesso lontano». Agnese si è consultata, per la scelta dell’aspettativa che è cominciata da lunedì, e del voler stare più vicina ai figli aiutando allo stesso tempo il marito perchè «adesso è il momento di Matteo», anche con il fratello prete, don Filippo. Ha salutato gli studenti la prof. Agnese, e gli alunni l’hanno riempita di «in bocca al lupo!». Incitazioni che lei avrà girato al proprio consorte, che ne ha particolarmente bisogno.
Mario Ajello