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 2014  marzo 14 Venerdì calendario

PIGNORARE STANCA, E ANCHE LE BANCHE SI ACCONTENTANO


MILANO. Partiamo con un dato: fra il 2008 e il 2012 i pignoramenti delle case sono raddoppiati. Per la precisione, secondo i dati raccolti dall’associazione dei consumatori Adusbef nei maggiori tribunali italiani (35 in tutto), sono aumentati del 97,8 per cento, lasciando letteralmente per strada circa 105 mila famiglie che non erano riuscite a pagare le rate del mutuo. Un dato che potrebbe essere cresciuto di un ulteriore 10,3 per cento nel 2013 (i dati definitivi non sono ancora disponibili). Così ora le banche stanno puntando su soluzioni più «interlocutorie » per riavere il denaro prestato. Anche perché il pignoramento, l’esproprio forzato di un immobile per riottenere il capitale concesso con il mutuo, è tutt’altro che una passeggiata.
«Spesso le banche ottengono meno soldi del previsto e di solito devono passare almeno due anni prima che la procedura si concluda » spiega l’avvocato Iacopo Chianese, dello studio legale Chianese di Milano. Ecco perché stanno diventando sempre più frequenti i casi in cui le banche si accordano con i debitori perché vendano la casa autonomamente entro una certa data. In cambio l’istituto offre un forte «sconto» sulla cifra che dovrebbe riavere indietro. Un esempio? Nel caso di un mutuo di 250 mila euro è possibile che la banca ne accetti 180 mila pur di chiudere la faccenda ed evitare di passare attraverso le procedure del pignoramento. Per il debitore poi questa soluzione significa potere, in futuro, ottenere un nuovo mutuo, cosa che gli sarebbe preclusa con un pignoramento sulle spalle. Che il fenomeno degli espropri forzati delle case stesse acquistando dimensioni preoccupanti lo aveva capito anche il governo di Enrico Letta che, all’interno del Decreto del fare, ha sancito l’impignorabilità della prima casa per tutti i debiti inferiori ai 120 mila euro: chi deve alle banche una cifra inferiore a questa, non può essere mandato via dalla sua casa. Per tutti gli altri, la prima cosa da fare è rinegoziare le condizioni del mutuo e portare la cifra dovuta alle banche al di sotto dei 120 mila euro. Poi, proporre un accordo. Che eviti il pignoramento e risarcisca (anche se non della cifra totale) gli istituti di credito.