Loretta Napoleoni, Il Venerdì 14/3/2014, 14 marzo 2014
COSÌ UN GIGANTE DI WALL STREET METTE IL PIEDE IN BANCA D’ITALIA
Ormai è chiaro che in Italia tutto è in saldo, anche le partecipazioni bancarie. A metà febbraio l’americana BlackRock ha acquistato per un miliardo e settecento milioni di euro il 5 per cento di Intesa Sanpaolo, diventando così il secondo azionista dopo la Compagnia Sanpaolo, che detiene il 9,71 per cento della banca.
Tanto per intenderci, BlackRock è uno dei giganti di Wall Street, frutto del processo di globalizzazione. Al momento gestisce circa 4 mila miliardi di euro, quasi due volte l’ammontare del nostro debito pubblico.
Da un po’ di tempo BlackRock fa shopping in Italia, ha acquistato pacchetti azionari dell’Ubi (4,9 per cento), di Atlantia, Azimut e Prysmian (5 per cento), ma il grande colpo è stato il controllo del 7,8 per cento della Telecom, una spesa che ha suscitato le ire di molti e innescato un processo di controllo e verifica da parte della Consob.
A confronto l’ingresso in Intesa Sanpaolo è passato inosservato, eppure è molto più pericoloso. Il motivo è presto detto: insieme a Unicredit, Intesa Sanpaolo è la più grossa azionista della Banca d’Italia, appena ricapitalizzata con le riserve statutarie della nazione. Secondo la nuova legge, l’azionariato deve rimanere entro un limite stabilito del 5 per cento. Ciò significa che Intesa Sanpaolo dovrà vendere sul mercato tutto ciò che eccede questo valore, e lo farà ad un prezzo ben più alto di quello originale di acquisto. Ne beneficeranno gli azionisti, e quindi anche BlackRock. Ma non basta, indirettamente e per meno di due miliardi, BlackRock si è assicurata il controllo di una fetta della nostra banca centrale senza alcuna opposizione, perché nessuno se ne è accorto.