Martin Robbins, Vice.com 12/3/2014, 12 marzo 2014
COME FARSI STRADA TRA LE CAZZATE SUL VOLO MH370
A volte, anche se non capita molto spesso, gli aerei cadono. Ma nel mondo post 11 settembre, una storia del genere non è così interessante. Non possiamo semplicemente dire che il volo MH370 della Malaysia Airlines è precipitato e che non sappiamo ancora dove sia successo o perché; al contrario, dobbiamo essere in grado di ricostruire con precisione quello che è accaduto, usando qualsiasi informazione rintracciabile.
I programmi di informazione si dannano per aggiornare costantemente lettori e spettatori con le scarse razioni di informazioni disponibili – ora dopo ora, ogni boccone è annusato e ispezionato finché non ha perso ogni traccia di sapore. E quando i fatti scarseggiano, ci si può sempre affidare alle supposizioni degli esperti, che saranno ben felici di seguire i fili del più piccolo e fragile dettaglio in cambio di un po’ di visibilità.
Un Boeing 777 è la cosa più vicina alla vera magia di cui molti di noi faranno mai esperienza nella loro vita. È composto da tre milioni di parti messe insieme da 500 fornitori; funziona in perfetta armonia per milioni di milioni di km, mantenendo livelli di sicurezza per cui qualsiasi casa automobilistica ucciderebbe. Definirlo un miracolo sarebbe un insulto alle capacità e agli sforzi delle migliaia di ingegneri responsabili della sua progettazione e costruzione, ma ogni volta che una di queste macchine completa con successo un volo bisognerebbe celebrare l’evento come un risultato straordinario.
Posto che la scomparsa del volo MH370 è senza dubbio una tragedia terribile per i passeggeri e per le loro famiglie, il fatto che un singolo incidente abbia causato più titoli delle decine di migliaia di persone che ogni anno, in un solo paese come la Gran Bretagna, muoiono per incidenti stradali è un sintomo di quanto siano sicuri gli aerei moderni e di quanto sia distorto il nostro senso del rischio.
E non è l’unica cosa che la stampa non è riuscita a inquadrare. Probabilmente, l’incomprensione più pericolosa è stata quella sui passaporti rubati, storia che negli ultimi giorni è stata usata per costruire un’assurda narrazione "terroristica" del disastro senza che ci fosse il minimo straccio di prove.
Nel caso non ne aveste sentito parlare, si è scoperto che due passaporti usati sul volo risultavano smarriti o rubati, suggerendo la presenza di passeggeri con identità false. Questo fatto, sommato alla grande percentuale di musulmani tra la popolazione della regione, è stato abbastanza perché venissero messe a punto teorie legate al terrorismo e sulla stampa facessero la loro comparsa titoli che suggerivano in tutti i modi la "paura di un nuovo attacco".
L’Interpol ha confermato che i due passaporti usati sull’aereo erano presenti nell’archivio dei documenti persi o rubati, ma ha anche fatto notare che in circolazione potrebbero esserci più di 40 milioni di documenti persi o rubati, e che i controlli in molti paesi sono così poco accurati che "in più di un miliardo di casi i passeggeri sono stati in grado di imbarcarsi su un aereo senza che il loro passaporto venisse controllato incrociando i dati con i database dell’Interpol."
Insomma, i passaporti falsi sono molto comuni. Ma anche se non lo fossero, in genere i terroristi usano passaporti rubati? I dirottatori dell’11 settembre non l’hanno fatto.
Nulla di tutto ciò ha fermato i media. Martedì, in un articolo apparso sul Daily Mail, l’"esperto di sicurezza aerea" Philip Baum ha messo insieme gli elementi—anche se solo per ipotesi—in uno schema di complotto terroristico organizzato dal Movimento Islamico del Turkestan Orientale. "Non potrebbe darsi che il movimento, non essendo riuscito a ottenere rilevanza internazionale attraverso gli attacchi terroristici compiuti in patria, abbia deciso di compierne uno su scala internazionale?" ha scritto Baum.
Una delle teorie più assurde, promossa sempre dal Daily Mail, è stata quella secondo cui 20 impiegati dell’azienda di semiconduttori Freescale a bordo dell’aereo fossero coinvolti in qualche tipo di esperimento di guerra elettronica. "Secondo quanto apparso su Beforeitsnews.com, potrebbe essere inclusa la cosiddetta tecnologia ’mantello’, che usa dei pannelli di vetro disposti ad esagono per piegare la luce intorno a un oggetto, come ad esempio un aereo," speculava l’articolo, scordandosi di specificare che tra gli altri articoli di Beforeitsnews.com ci sono perle come "Tecnologia aliena scoperta nel denti di un uomo?!"
Sulla vetta di questa montagna di stronzate siede Mike "Health Ranger" Adams, il fondatore di Natural News. Di recente Brian Palmer di Slate ha fatto notare che Adams è diventato molto abile a sfruttare i social network, con "un’abilità innata nello spostare i lettori da sciocchezze innocue su diete dimagranti a ciarlatanerie mediche fino a teorie complottiste di stampo anti-governativo." Natural News ha anche una sua opinione su Facebook: "È peggio della metanfetamina: Facebook altera la tua mente e ti trasforma in uno schiavo."
Adams ha una sua teoria sul volo 370, se "teoria" significa "serie incoerente di scoregge cerebrali." Come molte teorie del complotto, anche questa prende una serie di "fatti" decontestualizzati e a stento legati tra loro e vi aggiunge una buona dose di accuse paranoiche.
Per la mente pseudo-religiosa del teorico del complotto, il fatto che dopo quattro giorni non si sia ancora riusciti a trovare la scatola nera non è semplicemente dovuto alle difficoltà di trovare un piccolo oggetto in mezzo all’oceano (per trovare la scatola nera del volo Air France 447 ci vollero due anni), ma una prova dell’esistenza di forze oscure e misteriose responsabili dell’incidente.
"Se non troviamo i relitti, significa che ci sono delle forze interamente nuove, potenti e misteriose, in grado di far sparire un aereo dal cielo senza lasciare nemmeno uno straccio di prova," ha dichiarato Adams. "Se esiste un’arma capace di tali cose, chiunque la controlli ha già la capacità di dominare tutte le nazioni della Terra."
È facile ridicolizzare i complottisti di Internet, ma quello che fanno non è poi così lontano dal modo in cui operano i grandi media. Anch’essi, con le loro storie, colmano un vuoto; solo che alcuni di loro si muovono in un territorio un po’ più plausibile. Così come non ci sono prove che a far precipitare l’aereo sia stato un missile, non ce ne sono nemmeno del fatto che si sia trattato di un attacco terroristico. Per i complottisti, il mostro è il governo americano o il Nuovo Ordine Mondiale; per la carta stampata si tratta di estremisti islamici con nomi vagamente sinistri.
L’intero scenario ha dei tratti quasi religiosi, e forse, in un certo senso, è effettivamente una religione. Tutto sembra riassumersi nel bisogno che ci sia qualcuno—una mano invisibile—con il controllo degli eventi. Come fa notare David Aaronovitch in Voodoo Histories, il suo libro sulle teorie del complotto, l’alternativa è, per certi versi, molto più terribile: che all’universo non freghi nulla se viviamo o moriamo, che non abbia alcun rispetto per le storie che costruiamo intorno alle nostre vite, che la morte possa sorprenderci in qualsiasi momento.
La cosa ironica è che, sepolte in questa valanga di speculazioni, ci sono storie interessanti che sono state ignorate da tutti. Com’è possibile, per esempio, che dopo l’enorme incremento della sicurezza aeroportuale in conseguenza dell’11 settembre, i controlli negli aeroporti siano ancora così inaccurati da consentire a persone in possesso di passaporti rubati di viaggiare senza problemi? E perché nell’era della banda larga, delle connessioni ad alta velocità, del 4G, quando una tecnologia di quarant’anni fa è in grado di trasmettere dati dai confini del sistema solare, dobbiamo ancora mandare navi e sommozzatori a recuperare i dati da un aereo invece che trasmetterli in tempo reale?
Almeno a me, queste domande — e altre — sembrano molto più interessanti di invisibili gruppi terroristici islamici o raggi laser governativi.