Sergio Romano, Corriere della Sera 13/3/2014, 13 marzo 2014
TALIA E AUSTRIA VERSO IL 2015 QUATTRO MANI PER UNA STORIA
Attendo con angoscia la colata di retorica che ci verrà addosso nel 2015, già se ne intravedono i bagliori. Negli anni 80 furono incaricati degli storici, austriaci ed italiani, di scrivere la storia della Prima guerra mondiale, soprattutto circa i due Paesi, sulla base di dati inconfutabili e senza retorica. Non so chi fosse lo storico italiano, ma ricordo che da parte austriaca fu incaricato il Prof. Wandruszka. Non ne ho saputo più niente. Spero che i miei nipoti possano studiare una storia attendibile perché «non tutti i bastardi sono di Vienna» come dice bene un romanzo di qualche anno fa, che anzi ne avevamo tanti qui anche da esportare.
Mariangela Vlacich
Cara signora,
Il libro di cui lei scrive apparve dapprima a Vienna e a Monaco nel 1973 presso l’editore Jugend und Volk sotto il titolo «Österreich und Italien. Ein bilaterales Geschichtsbuch» (Austria e Italia, un libro di storia bilaterale); e successivamente a Bologna nel 1974 presso l’editore Cappelli con il titolo «Storia a due voci». L’autore italiano era Silvio Furlani, bibliotecario della Camera dei deputati, molto attivo sino alla sua morte, nel 2001, con una straordinaria varietà d’interessi, dai trattati sul diritto elettorale alla storia dell’Europa centrale e settentrionale. L’autore austriaco, come lei ricorda nella sua lettera, era Adam Wandruszka, storico di origine polacca (era nato a Leopoli nel 1914), molto noto negli ambienti culturali italiani, tra l’altro, per una bella biografia di Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, figlio di Maria Teresa d’Austria, riformatore del Granducato di Toscana dal 1765 al 1790 e imperatore dal 1790, con il nome di Leopoldo II, dopo la morte del fratello Giuseppe II. Ma fra le opere di Wandruszka vi erano anche una grande biografia di Maria Teresa, un lungo studio sulla dinastia degli Asburgo e un saggio sul 1866, l’«anno fatale» in cui l’Austria aveva perduto il Veneto e il suo ruolo di principale potenza germanica. L’idea del libro nacque dagli incontri, prima a Innsbruck poi a Venezia, fra istituzioni universitarie dei due Paesi, ma divenne una iniziativa dell’Unesco. Erano gli anni in cui molte commissioni accademiche stavano cercando di scrivere nuovi manuali di storia per le scuole medie europee, privi di quegli eccessi di retorica nazionalista a cui lei, cara signora, fa riferimento nella sua lettera. Furlani e Wandruszka procedettero diversamente. Anziché firmare uno stesso testo si divisero la storia dei rapporti italo-austriaci. Furlani si dedicò all’epoca napoleonica, a quella della Restaurazione, al Risorgimento e alla storia dei due Paesi dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Wandruszka invece scelse per sé la storia antica e quella moderna sino al principe Eugenio, l’epoca delle riforme, l’illuminismo italiano e austriaco soprattutto a Milano, il periodo fra le due guerre mondiali. Nessuno dei due rinunciò alle proprie idee e alle proprie convinzioni, ma entrambi dimostrarono che l’amor di patria può felicemente convivere con sentimenti di ammirazione e stima per un Paese con cui i rapporti sono stati talora tesi e difficili. Aggiungo che i due autori erano entrambi bilingui. Non ho dimenticato una lunga conversazione con Wandruszka all’Hotel Sacher in una sera viennese dei primi anni Ottanta. Come il suo amato Pietro Leopoldo, parlava un eccellente toscano.