Alessandro Trocino, Corriere della Sera 13/3/2014, 13 marzo 2014
BOSCHI SI DIFENDE: VOGLIO ESSERE VALUTATA SULLE RIFORME NON SULLE FORME
ROMA — «Voglio essere valutata sulle riforme non sulle forme». Maria Elena Boschi si presenta di fronte a Daria Bignardi con il sorriso e lo mantiene fino alla fine delle Invasioni Barbariche . Non deve essere stato facile, vista le domande inquisitorie dell’economista Luca Ricolfi e quelle incalzanti della conduttrice Daria Bignardi. Ma il ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento tiene il punto e si fa scalfire solo lievemente dalle accuse e dalla «colpa» di essere un ministro giovane, donna e per di più di aspetto piacevole.
Gli ultimi sono stati giorni esaltanti e tremendi. L’orgoglio di essere un ministro di 33 anni (e i timori per un compito così gravoso). La rabbia di essere diventata il bersaglio, talvolta ingiustificato, di molti. Boschi non parlava in pubblico da giorni. Niente interviste, posa professionale e serietà esibita, per non concedere spazio alle critiche. Non è bastato. Sono arrivate prima le intemperanze, poco divertenti, della Jena Enrico Lucci. Poi l’esilarante satira di Virginia Raffaele. Ma anche le accuse di Beppe Grillo (sul biglietto «fantasma» per Dorina Bianchi) e quelle di Lucia Annunziata, che ha denunciato al Corriere il suo tentativo di far ritirare un articolo sgradito dall’Huffington Post . Come se non bastasse, è arrivata la sconfitta del suo Milan, con l’uscita dalla Champions. Per fortuna la legge elettorale, sia pure d’un soffio, è passata alla Camera e così Boschi ha deciso di uscire dal guscio, presentandosi a Bignardi.
Ad accoglierla è il professor Ricolfi. Dopo qualche scambio di battute, Boschi lo provoca scherzando: «Visto che ha un atteggiamento da esame universitario, che voto mi dà?». La risposta non è compiacente: «Si può dare dall’8 al 9 per la comunicazione e dal 3 al 4 per i contenuti». Replica del ministro: «Non è molto generoso, deve smentirmi sui fatti».
Congedato Ricolfi, tocca a Bignardi incalzare il ministro. E rievocare l’episodio denunciato da Annunziata: «Ma come, lei così gentile ed educata, minaccia i giornalisti?». Boschi replica spiegando che «in quell’articolo c’erano tre bugie, tre balle, cose magari marginali. Le ho detto che se non smentiva, l’unico modo era rivolgermi a un giudice. Ma non lo farò». Quanto all’inesperienza, il ministro non ripete la «gaffe» di Marianna Madia: «Per noi la mancanza di confidenza con il potere è un complimento. Ma sappiamo esattamente dove vogliamo andare». Bignardi le chiede se si aspettava che sarebbe stato così, il potere, se le danno fastidio i dettagli su come è vestita (ieri: camicia bianca, jeans e scarpe rosse con il tacco alto): «Non mi lamento di niente e non ne soffro. Gli occhi azzurri sono merito della mia mamma. Certo, ogni tanto certi commenti, come quelli sui miei abiti al giuramento, mi toccano». O come quelli della Jena Lucci: «Ha esagerato, è stato pesante e ha mancato di rispetto».
Ma Boschi guarda avanti e non si cura dei commenti, o così dice: «Per abolire il Titolo V ho abolito un po’ la mia vita privata. Entro la fine del 2015 cancelleremo anche il Senato». Rispetto a Renzi, esibisce autonomia: «Non gli do sempre ragione, sul Titolo V ho fatto delle modifiche al testo che mi aveva presentato». Conclusione, con un tuffo nel passato: «Sì, ho fatto la Madonna nel presepio vivente». «Sì, ho fatto la chierichetta in parrocchia». E sì, «Berlusconi mi ha detto che sono troppo bella per essere comunista». Naturalmente, sul punto, la smentita arriva solo sull’essere comunista.