Sergio Rizzo, Corriere della Sera 13/3/2014, 13 marzo 2014
CANCELLATO IL CNEL, ANCORA 104 CONSULENZE
Sappiamo che non sarà facile. Contro il progetto di abolire il Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro, annunciato ieri da Matteo Renzi, partiranno salve di siluri. Scontati quelli del sindacato, per i cui maggiorenti trombati o in pensione il Cnel ha sempre rappresentato una comoda rendita di posizione. Altrettanto scontati quelli delle decine e decine di consulenti che hanno beneficiato negli anni di incarichi, sui quali peraltro sono stati avviati accertamenti anche dalla Corte dei conti. Addirittura scontatissimi, infine, quelli dei vertici.
Tutto questo, è bene che il premier ne sia cosciente, potrà complicare non poco un iter già di per sé non facile, trattandosi necessariamente di una legge costituzionale. Resta il fatto che la chiusura del Cnel non è più rinviabile. Vero è che negli ultimi tre anni le spese sono state ridotte in modo significativo, al punto che il Consiglio potrebbe funzionare un paio d’anni soltanto con le economie realizzate, cioè senza un euro versato dal Tesoro. Ma il punto è la sua inutilità. Uno stato di cose certificato non più tardi di un mese e mezzo fa anche dall’organismo indipendente di valutazione guidato dall’ex presidente della Corte dei conti Tullio Lazzaro, che ha raccontato come dal 2008 al 2013 il Cnel di Antonio Marzano abbia distribuito all’esterno 104 consulenze a singole persone e 54 contratti a società per un totale di 4 milioni e mezzo. Manifestando perplessità sul modo in cui tali contratti siano stati distribuiti (senza gara) ma anche sul senso di così tante e costose ricerche, peraltro spesso realizzate con dati agevolmente reperibili su Internet, per un organismo che non è un centro studi. E a dire la verità non si sa proprio che cos’è. Meglio archiviare la pratica, senza rimpianti. Ne avremmo soltanto da guadagnare.