Simonetta Robiony, La Stampa 13/3/2014, 13 marzo 2014
CARLO GIUFFRÈ: MICA FACILE ESSER DIRETTO DA UN FIGLIO
Il film Schindler ‘s list, con Liam Neeson nel ruolo del protagonista, fece guadagnare a Steven Spilberg nel 1993 due Oscar: quello di miglior regista e quello di migliore opera cinematografica dell’anno. Lo videro milioni di spettatori commossi e gli incassi permisero al regista di creare una fondazione per la raccolta di materiali sulla Shoah. Ora si torna a parlare di Schindler, questo industriale ceco iscritto al partito nazista che, inizialmente per i suoi interessi personali, poi perché colpito dall’orribile destino degli ebrei di Cracovia, finì per metterne in salvo un numeroso gruppo tanto da meritare, a guerra finita, la sepoltura in Israele come Giusto tra i Giusti. Stavolta, però, Schindler arriva a teatro, in uno spettacolo che vede, per la prima volta, uniti a lavorare in coppia, i due Giuffrè: il padre, il famosissimo attore Carlo Giuffrè, ultraottantenne, nel ruolo del protagonista, e il figlio Francesco, regista specializzato nell’adattare romanzi al palcoscenico come
Il profumo di Suskind o Delitto e castigo di Dostoevskji. Lo spettacolo, in scena fino al 30 marzo al Piccolo Eliseo di Roma, sarà poi a Torino, dall’8 al 13 aprile, al teatro Erba, per essere ripreso nella prossima stagione in giro per l’Italia. «Mio padre ed io avevamo voglia, per una volta, di lavorare insieme, ma per far cosa? Un altro Pirandello? Non ci andava - racconta Francesco Giuffrè - Serviva un evento, una opera mai presentata prima. Mi è capitato tra le mani il libro che Thomas Keneally scrisse, negli Anni 80, su Schindler rendendo nota la sua storia: mi è parso perfetto e ho cominciato ad adattarlo per il teatro».
E’ l’ultima notte di Oskar Schindler prima della morte. Nel suo letto d’ospedale l’uomo è tormentato dai rimorsi. Nonostante le medaglie, le onorificenze, l’anello che alcuni suoi operai ebrei gli avevano regalato con su incisa la frase del Talmud «Chi salva una vita salva il mondo intero», Schindler non trova pace. Perché non ha fatto di più? Perché non si è battuto per evitare che tutti gli ebrei della sua fabbrica fossero spediti ad Auschwitz? Cosa lo ha fermato: la vigliaccheria, la paura, la superficialità? L’incubo prende corpo sulla scena. Torna a quegli anni a Cracovia. Gli appaiono come fantasmi la moglie che tanto gli era stata vicino in quei momenti, il contabile ebreo della sua piccola industria che lo aveva aiutato nell’impresa, il tremendo comandante tedesco del campo di concentramento che uccideva per il gusto di farlo. Tutti gli rivolgono la parola. Muti passano invece due giovani innamorati ebrei tenendosi per mano: per loro un futuro c’è stato. Schindler può morire sereno. Non è stato un eroe ma una persona qualunque che ha compiuto un gesto di solidarietà.
E con suo padre com’è andata? «In principio ha fatto fatica - ammette Francesco - Abituato a comandare lui, non riusciva ad adattarsi ai miei suggerimenti. Ci siamo detti tutto ciò che c’era da dirsi e lui ha capito. Si è affidato a me». Carlo conferma: per lui che ha portato in scena sette commedie di Eduardo, che ha recitato Shakespeare e Cechov, che ha collaborato con la mitica Compagnia dei Giovani di Valli e De Lullo, accettare una recitazione diversa, a 85 anni, è stata dura. «E’ proprio il modo di pronunciare le parole che è un altro. E’ una struttura teatrale differente questa usata da mio figlio. Nella mia lunghissima carriera avrò fatto una quarantina di regie: mi sembrava opportuno intervenire, dare consigli. Invece no: stavolta dovevo solo eseguire». Cosa la lasciava perplesso? «L’uso di parole troppo letterarie. Non si parla così nella vita. A me, che ho italianizzato il napoletano di Eduardo perché chiunque potesse capirlo, pareva strano esprimermi in quel modo. Ma mio figlio ama lavorare su testi della letteratura. Patroni-Griffi, che lo conosceva da quando era un ragazzino, glielo aveva sconsigliato: lui, però, è andato avanti per la sua strada». Il film di Spielberg l’ha voluto rivedere? «Non l’ho mai visto e non ho voluto conoscerlo per non lasciarmi influenzare». Una seconda volta con suo figlio ci sarà oppure no? Sospira: «Spero di convincerlo a dirigermi in una commedia normale, una cosa nata per il teatro».