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 2014  marzo 13 Giovedì calendario

TERRA DEI FUOCHI, QUEI DATI SUPERATI

“Stranezze”. A dare una prima, veloce oc­chiata ai 51 siti definiti «aree sospette» dalle mappature governative della Terra dei fuochi presentate l’altro ieri, saltano fuori alcu­ne cose strane, ma non sorprendenti, visto che le mappature stesse sono state realizzate attraverso le carte e qualche volta nemmeno recenti, qualche vol­ta già superate dalla realtà. Un’occhiata che suscita le sensazioni – certamente sbagliate – da una parte che semplicemente si sia voluto ratificare qualche scoperta dell’acqua calda e dall’al­tra che le cose possano esser state fatte con fretta e superficialità esa­gerate. Prendiamo, ad esempio, quattro di quei siti (che insistono sui territori di tre comuni) fra i sette classificati al più alto livello di peri­colosità.

GIUGLIANO. Uno dei due siti indi­viduati è l’ex-discarica temporanea Novambiente-Santa Maria del Poz­zo, sotto sequestro dal 2009, il cui proprietario è Gaetano Vassallo, il manager pentito dei rifiuti. Dunque nulla di nuovo per questi 81mila metri quadrati che appunto furono «sito di stoccaggio provvisorio». Tan­to più che negli anni bruciò diverse volte, la prima delle quali nel maggio 2010 con un incendio (consi­derato doloso) domato in oltre tre ore dai Vigili del fuoco e l’ultima l’anno scorso. Annotazione: nel ter­reno e nelle acque di questa ex-discarica, l’Arpac (l’A­genzia regionale per l’ambiente campana) già nel 2010 certificò la presenza di una decina di sostanze micidiali, fra le quali piombo, manganese, toluene, benzene e via inquinando.

Sempre a Giugliano, l’altro sito è quello alle spalle della Resit, famigerata ex-discarica i cui terreni let­teralmente fumavano e nella quale sversarono (an­che) fiumi di fanghi dell’Acna di Cengio, che ha già provocato uno sfacelo ambientale per il quale è sta­to condannato in primo grado il boss Francesco Bi­dognetti e sempre per il quale i magistrati decise­ro di violare il segreto istruttorio, pur di tutelare la salute dei cittadini, avvisando il sindaco di Giu­gliano. Insomma, 55mila metri quadrati la cui si­tuazione si conosce bene, benissimo, almeno da u­na ventina d’anni.

SUCCIVO. Qui la situazione attuale rispetto alla sua classificazione desta perplessità. Ex-discarica tem­poranea anche in questo caso (alle­stita durante l’emergenza rifiuti del 2008), pure i quasi 13mila metri qua­drati che costituiscono il sito di Tor­re Palomba bruciarono ripetuta­mente a cominciare dal febbraio 2006. E qui le stranezze sono alme­no tre: la prima è che veniva consi­derato ad alto rischio per la forte presenza di amianto, ma questo è già stato rimosso, la seconda che sempre questo sito fa già parte da un pezzo del ’Piano regionale per le bonifiche’ e l’ultima che nel 2012 la Regione fece eseguire analisi sugli animali, i cui ri­sultati risultarono tutti nella... norma.

CAIVANO. La vera ’novità’ sembra essere quella ri­guardante Caivano, seppure non manchino incon­gruenze neanche qui: 27mila metri quadrati più o meno dietro il centro commerciale Campania , se­questrati (e scavati) negli ultimi mesi dal Corpo fo­restale dello Stato di Napoli, dov’è stato ritrovato di tutto. Però parte di questi terreni sono stati disse­questrati, dopo la negatività delle analisi sui prodot­ti agricoli.