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 2014  marzo 13 Giovedì calendario

IL GENIO DI ZORO


Vale sempre la pena di tirare tardi per entrare nel Gazebo (Rai Tre, martedì, mercoledì e giovedì, ore 23,30 circa) di Diego Bianchi, in arte Zoro. È satira (debitamente pungente), ma è anche una forma innovativa di giornalismo «gonzo» (come lo ha definito una penna de La Repubblica).
L’altra sera, la puntata era dedicata alle quote rosa («Dobbiamo fare una battaglia per le quote calvi», ha sostenuto il conduttore, guardandosi intorno e ammiccando ai tanti in deficit tricologico presenti in sala) e alla sceneggiata delle parlamentari in bianco. L’occhio della telecamera le ha snidate accuratamente fra i banchi di Montecitorio, e ha investigato sui messaggini che le neofemministe si scambiavano in aula. Spiccava, in giacca bianca, il leghista Gianluca Buonanno che sbeffeggiava le suffragette a ogni voto contro la parità di genere. La coda della puntata (esilarante) era riservata ai tweet scambiati in rete. Giuditta Pini scrive: «Che lo spirito di Lorena Bobbit accompagni stanotte i colleghi che hanno bocciato l’emendamento» (la Bobbit fu condannata in tribunale per aver evirato il marito fedifrago). Uno scambio strepitoso fra Stefania Prestigiacomo e Maurizio Bianconi (compagni di partito in Forza Italia). L’ex ministro scrive: «Il nostro appello sulla parità di genere non resterà inascoltato. Il presidente Berlusconi è un uomo illuminato». Bianconi replica: «Ti voglio bene ma le quote sono un’ingiustizia clamorosa dunque è giusto confidare in re Giorgio Nap, il re degli ingiusti». Il dialogo va avanti con ripetuti scambi di «ti voglio bene» fino a un «ti bacio» di lui a lei che pone fine al certame. C’è del tenero fra i due? Laura Ravetto scrive: «È davvero surreale sentire lezioni di meritocrazia da colleghi maschi che non avrebbero neanche il voto di una loro cugina». Francesco Ricci osserva serafico: «Non c’è cosa più divina che votare la cugina». Poesia, assoluta poesia. Come era triste il parlamento nei tempi ante web.