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 2014  marzo 13 Giovedì calendario

FAREBBE LA BARISTA ALLA GARBATELLA


La destra italiana è ancora vittima delle beghe interne tra le varie anime della dirigenza romana. E se non fosse stato per Gianfranco Fini, «oggi Giorgia Meloni farebbe la barista alla Garbatella». Enzo Raisi, ex deputato bolognese del Fli, da quello che chiama «il mio esilio in Spagna», dove si trova per motivi professionali, lancia bordate contro Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale che ha da poco tenuto il suo primo congresso eleggendo la Meloni presidente.
Domanda.
Raisi, un anno dopo la disfatta elettorale di voi finiani, rinasce un partito che tenta di riunire la destra. Che effetto le fa?
Risposta. Un effetto brutto, innanzitutto per lo scippo del simbolo di An che apparteneva a centinaia di migliaia di iscritti e, con una manovra poco elegante, una minima parte di quegli iscritti se ne è impossessato. E infatti ne vedremo delle belle, ci saranno sicuramente ricorsi. Il soggetto politico Fdi ha comunque esplicitato tesi contrapposte a quelle che avevamo in Fli: uscire dall’euro, niente diritti alle coppie di fatto, ancora una politica contro l’immigrazione. Sono temi di una destra populista su cui la Meloni, La Russa e Alemanno arrivano peraltro in ritardo, visto che ci sono già la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle.
D. Meglio scegliere l’originale, mi sembra di capire dal suo ragionamento.
R.
Se dovessi fare quel tipo di scelta, sicuramente sì. La Meloni poi è stata benedetta da Fini. Se non ci fosse stato Fini, lei oggi farebbe la barista alla Garbatella. Non ha mai fatto nulla, non ha mai lavorato, se non fare carriera nel partito. Fini per fare dispetto ai colonnelli di An e dare un segnale di salto generazionale, la fece deputata e poi vicepresidente della Camera. Lei non gli è mai stata grata per quella carriera così veloce.
D. Crede possibile un’alleanza di Fdi con la Destra di Francesco Storace?
R. C’è un bellissimo libro di Alessandro Amorese dal titolo ’Fronte della gioventù – La destra che sognava la rivoluzione’ dove si racconta la storia di quel movimento giovanile, di cui sono stato vicepresidente nazionale alla fine degli anni ’80 con Alemanno presidente. In quelle pagine emerge chiaramente l’influenza del Fronte della gioventù di Roma, molto potente dal punto di vista culturale. Già all’epoca c’erano le guerre intestine delle sezioni romane. Alemanno e Fabio Rampelli, il deus ex machina della Meloni, guidavano la sezione di Colle Oppio, a cui era molto vicina quella della Garbatella da cui veniva la Meloni. Storace stava in un’altra sezione e non a caso ha fatto il suo partito con il compianto Teodoro Buontempo, sempre della destra romana. Poi Gasparri, Augello...tutti romani. Queste lotte interne alle sezioni della Capitale hanno influenzato l’intera storia della destra italiana, e continuano a farlo anche oggi. Senza dimenticare che la destra di Roma non ha dato grande prova una volta arrivata al governo, sia in Regione Lazio che al Comune di Roma, mentre ad esempio l’esperienza di governo del centrodestra a Bologna è stata positiva».
D. che nemmeno voi del Fli avete fatto una bella fine. Proprio un anno fa c’è stata la batosta elettorale, che avete ricordato lunedì sera in una trasmissione telefonica lei, Flavia Perina e Filippo Rossi.
R. Dopo anni di assorbimento dal berlusconismo perdendo ogni identità, il nostro è stato l’ultimo tentativo di ricostruire qualcosa, pur con i tanti gli errori commessi. Ma noi lo facemmo quando Berlusconi era forte, non come ha fatto Alfano.
D. Lei ora è impegnato nel movimento Mit, Modernizzare l’Italia. Vi presenterete alle elezioni europee?
R. Siamo impegnati in alcune elezioni amministrative interessanti, cercando di mantenere collegate le varie realtà riformiste che erano confluite nel Fli. Guardiamo con favore all’esperienza di Fare per fermare il declino, personalmente stimo molto Michele Boldrin. Spero però che le varie sigle dell’area liberale e riformista non si disperdano dividendosi in tanti piccoli partiti. Noi comunque non staremo certo a casa.