Raffaele Panizza, Panorama 13/3/2014, 13 marzo 2014
INTERVISTA AD ALESSANDRA MORETTI
Alessandra Moretti è dietro la lavagna, in castigo. E ci dovrà restare per chissà quanto: da ex portavoce di Pier Luigi Bersani, da ex spalleggiatrice di Gianni Cuperlo, a 40 anni si ritrova un po’ surgelata: «Beh, un sottosegretariato alle Pari opportunità mi sarebbe piaciuto» ammette «e il fatto che non sia stato istituito un ministero per un tema così importante è abbastanza scandaloso». Matteo Renzi ha però deciso di tenersi la delega per sé, depositario unico della giustizia di genere. Così lei, solitaria esponente della «corrente Moretti», continua le sue avventure trasversali: in commissione Giustizia, contro l’anonimato su internet, per la parità uomo-donna negli enti locali, e per un nuovo divorzio all’italiana dove è convinta di avere dalla sua un alleato ben più sommo del sommo rottamatore.
Si sente una risorsa non valorizzata?
Diciamo che mi sento più valorizzata all’esterno che nel Pd. Ma nemo profeta in patria...
I serpenti s’annidano nel letto?
S’annidano quasi sempre dentro il proprio partito: difficilmente fuori.
Michela Murgia, sconfitta in Sardegna, ha detto che le più tremende con lei sono state le donne del Pd.
E non stento a crederlo. Siamo in poche, gli spazi sono ristretti, e la competizione è cattiva. Anche gli uomini stanno diventando sempre più fetenti, però. Specialmente negli ultimi tempi, vedendoci crescere.
I maschi del Pd, su legge elettorale e quote rosa, vi hanno appena votato contro...
Ma che bravi eh? Sono dei fenomeni certi personaggi del mio partito: capaci di tradire la democrazia protetti dal voto segreto. È un altro caso Prodi, altrettanto grave. Tra l’altro, hanno tradito lo statuto del Pd e un ordine del giorno votato in direzione nazionale.
Nilde Iotti e Tina Anselmi portavano avanti le loro battaglie con l’appoggio dei gentiluomini del loro tempo.
Appunto. E oggi di gentiluomini in Parlamento ne vedo pochi.
Non avete convinto nemmeno le grilline...
Ma a loro il Paese non interessa: vogliono solo mettere in cattiva luce i partiti.
Lo dica: il partito delle donne non esiste.
È vero. Lo constato con amarezza. Ma aspettiamo il voto finale per dirlo.
È pentita di avere sghignazzato, negli studi di «Ballarò», mentre Virginia Raffaele imitava il ministro Maria Elena Boschi?
A parte che non sghignazzavo, ma sorridevo. E poi la Raffaele ha una capacità straordinaria di individuare i tic delle persone, e le va riconosciuta. Io sinceramente non ci ho visto nulla di sessista od offensivo. E la satira va tutelata sempre.
È una strana femminista, lei. Da vicesindaco di Vicenza, in tema di prostitute, ruppe uno dei tabù classici della sinistra.
Quando cercai di trasferirle dai quartieri residenziali a una zona industriale? È una scelta che difendo. I cittadini hanno diritto a vivere in strade sicure e decorose. Fosse per me, i «quartieri a luci rosse» li istituirei subito, per legge.
Le donne di Vicenza però non la sopportavano.
Solo perché ho cambiato il menu delle mense: obbligavo i bambini a mangiare prima la verdura e poi o un primo o un secondo. Le madri dicevano che affamavo i figli.
I suoi due saranno disperati. I miei figli mangiano di tutto. Pure la cipolla cruda nell’insalata.
È soddisfatta della sospensione di tre giorni toccata al grillino Massimo De Rosa, che aveva accusato lei e altre sei deputate pd di avere fatto carriera a suon di «pompini»?
Diciamo di sì.
È stata la sanzione più bassa.
Credo che l’ufficio di presidenza, nel comminarla, abbia tenuto conto che su De Rosa pesa anche la nostra querela.
Facendo due calcoli, la denuncia per ingiuria che ha presentato in procura potrebbe costargli un anno di galera.
Lo so perfettamente.
Non le pare sproporzionato?
Mi pare De Rosa fosse pienamente consapevole di quello che stava facendo. Se il giudice lo condannerà a un anno, vorrà dire che sarà stato giusto così. Oltretutto, non si è mai scusato.
Su Facebook un fan le ha scritto che è la «milf» n° 1 d’Italia. L’ha denunciato?
E perché? Non so neppure cosa voglia dire «milf» (significa: «mother I would fuck», mamma che mi piacerebbe portare a letto, ndr).
Ma lei fa ancora l’avvocato?
Sì, matrimonialista.
E da quando è famosa ha aumentato le parcelle?
Ma no, resto un avvocato di provincia: una separazione consensuale la faccio pagare tra i 1.200 e i 1.500 euro. Un caso più complesso arriva al massimo a 4 mila euro.
Quando ha fondato il suo primo studio aveva 30 anni, con Alessandra Graci.
La mia migliore amica. Bionda e bellissima, tra l’altro.
Insieme, a Vicenza, condizionavate le giurie?
Macché, solo qualche galanteria. C’era chi ci chiamava le «Charlie’s angels del foro».
Lei è un bravo avvocato?
Sono una tipa tosta. E intransigente. Quando vedo le coppie manipolare i figli per strategie e ripicche divento una pantera: m’incazzo proprio, e rimetto il mandato.
È separata o divorziata?
Separata.
Per colpa della politica?
No. È successo tutto molto prima che scoppiasse il tormentone delle primarie.
E quanto prende al mese di «alimenti»?
Non lo dico, altrimenti faccio la figura del pessimo avvocato. Poco, comunque. Anzi: il giusto. Anche perché guadagno meglio di lui.
La prima mattina da premier Renzi l’ha passata a messa. C’è da fidarsi?
In che senso, scusi?
Lei è la prima firmataria di una legge per ridurre i tempi del divorzio da 3 anni a 1. A occhio e croce gliela boicottano.
Escludo. So che Matteo condivide la linea, e ha detto che porteremo avanti la battaglia. Dico di più: credo che anche Papa Francesco appoggerebbe una norma di questo tipo.
Questo neppure Dan Brown lo direbbe.
Se potessi spiegargli le mie regioni, il Papa capirebbe. Ha già aperto agli omosessuali e ai separati. Lo farebbe anche coi divorziati. Anche i parlamentari cattolici ci stanno arrivando: più passa il tempo e più si crea livore nella coppia. È un danno per i figli e una sofferenza inutile.
Lei è cattolica?
Sì. Poco praticante, però.
È single?
Sì. Ma molto corteggiata. Ricevo molte rose e molti bigliettini.
Anonimi? Anonimi e «rintracciabili», diciamo così.
A Roma vive da sola? Sì, in un appartamentino di 40 metri quadrati.
Che tipo di fidanzato cerca?
Quello che ti corteggia, l’uomo romantico, che ti protegge. L’uomo che fa l’uomo, insomma.
Da ragazzina andava in discoteca?
Ballare è sempre stata la mia passione, danza classica e contemporanea: ho smesso a 27 anni per colpa del lavoro, perché era un amore troppo grande per poterlo vivere a metà. La mia discoteca preferita era il Totem, a Vicenza.
Strappare un bacio ad Alessandra Moretti sui divanetti del Totem era facile?
Era impossibile: figurarsi se uno sconosciuto può meritarsi il mio bacio. Non scherziamo.
È ancora così inaccessibile?
Diciamo che i rapporti occasionali non sono il mio forte. Quando si è giovani, poi, li ritengo addirittura poco consigliabili.
Quanti fidanzati ha avuto?
Cinque. Dai 15 anni in poi.
Allora vada in pace: nonostante il divorzio, il Papa la perdona.
Gliel’ho detto. Sono una bacchettona. Anzi, una suora fatta e finita.