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 2014  marzo 13 Giovedì calendario

“NOI, BABY SQUILLO A 500 EURO AL GIORNO GLI UOMINI CI DICEVANO: SIETE PICCOLE”


“MI RICORDO una volta ci stava uno che aveva fatto una proposta a Mimmi di farci fare un video. Un porno, con le maschere, però, coperte, che non si vedeva il viso. Per questo gli ho mandato le foto”. Racconta i suoi tre mesi di vita sopra le righe Emanuela, una delle due adolescenti diventate, nella primavera dello scorso anno, baby squillo dei Parioli. Risponde a tutte le domande la ragazza, e percorre a ritroso tutti gli attimi in cui lei, 16 anni, insieme a Serena, 15 anni (entrambi nomi di fantasia) sono state messe in vendita in un appartamento dei Parioli. Le parole sono quelle pronunciate nell’incidente probatorio, servito a fissare le testimonianze delle minori ai fini processuali. L’udienza si è tenuta in forma protetta all’inizio del mese scorso, davanti ai nove indagati del primo filone di indagine, condotta dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal sostituto Cristiana Macchiusi.
Nel frattempo l’inchiesta è andata avanti. Sono spuntati altri clienti, eccellenti, fra i mille contatti che le due adolescenti hanno raccolto in pochi mesi di attività. Fra questi Mauro Floriani, manager delle Ferrovie dello Stato e marito di Alessandra Mussolini, indagato e finito fra gli iscritti con altre ventuno persone.
Proprio i clienti. Tanti. Che facevano guadagnare alle ragazze “fino a 500 euro al giorno”, di cui una quota parte andava a uno degli sfruttatori, Mirko Ieni, che “non sapeva che fossimo minorenni”. Ieni, arrestato ieri nuovamente con l’ipotesi di aver sfruttato altre due ragazze poco più che maggiorenni, citate dalla stessa Emanuela in udienza, aveva preso in affitto la casa ai Parioli.
Erano tanti clienti delle baby squillo. Pagavano per fare sesso e non si interessavano dell’età delle ragazze. Il pm chiede ad Emanuela se qualche cliente si fosse mai rifiutato di avere rapporti sessuali con loro due dopo averle viste, per essersi accorto che fossero minorenni.
Emanuela: “Alcune volte qualcuno ci ha detto che eravamo troppo piccole. Cioè, noi non gli abbiamo mai detto che eravamo minorenni”.
Pm: “E qualcuno se ne è andato, quante volte sarà successo?”
E: “Poche”
Pm: “Tipo?”
E: “Questo non me lo ricordo, però mi ricordo poche volte. Una volta uno se ne è andato per via dei miei tatuaggi”.
IL VIDEO PORNO
Chiedevano di tutto i clienti. Ci provavano, contattando l’intermediario, Mirko Ieni, il quale “faceva tutto lui. Metteva gli annunci e rispondeva alle mail”. Le proposte venivano corredate da foto e pubblicate sul sito bakecaincontri.it. Anche Nunzio Pizzacalla, militare arrestato nell’indagine, e sfruttatore, nello stesso modo “mi aveva procurato una decina di clienti ma non gli ho mai dato i soldi”.
Pm: “Le foto, Ieni, le utilizzava per procurare i clienti?”
E: “Sia per i clienti, e, poi mi ricordo che una volta, ci stava uno che aveva fatto la proposta a Mimmi di farci fare un video”.
Pm: “Di che tipo?”
E: “Un porno, con le maschere, però, coperte, che non si vedeva il viso e io per questo gliele ho mandate”.
500 EURO AL GIORNO
Le tariffe fissate per le due baby prostitute variavano da cliente a cliente. Erano decise da “Mimmi”, Mirko Ieni.
Pm: “Quando voi incontravate i clienti procacciati da Ieni, chi stabiliva le tariffe?”
E: “Il prezzo variava. Sia da quello che facevamo... era un po’ a contrattazione con i clienti. Mimmi diceva 300 e loro 250 e lui dava l’ok. Poi in base ai soldi, lui all’inizio su 200 euro (che prendevamo per la prestazione ndr.) lui ne prendeva 100. Su 150, 50. Nell’ultimo periodo 240 al giorno.
Giudice: “Qual era il giro di affari di questa attività?”
E: “Dipende dai giorni. A volte 500 euro, a volte 300, a volte 200”.
I SOSPETTI DI MIA MAMMA
Aveva paura che tutto potesse finire, Emanuela. Perché uno dei clienti (Michael De Quattro, poi arrestato
ndr) l’aveva minacciata di raccontare ai suoi genitori che fosse minorenne, chiedendole 1500 euro in cambio. Un ricatto a cui la ragazza non si piegò, grazie all’aiuto di Ieni. Mentre ai sospetti della mamma, che poi denunciò tutto ai carabinieri, era sempre riuscita a sfuggire.
Pm: “Cosa sospettava sua madre che lei facesse?”
E: “Mia madre sospettava che facessi qualcosa di strano, diciamo. Lo sospettava perché avevo molti più soldi, mi compravo più vestiti, uscivo più spesso, penso”.
Pm: “Sospettava che frequentasse uomini e che si prostituisse? Le ha mai detto qualcosa?”
E: “Si ogni tanto me l’ha detto, non mi ricordo esattamente cosa mi ha detto: “Tu vuoi smetterla di prostituirti”, una cosa del genere. E io ho risposto che non era vero”.