Massimo Vincenzi, La Repubblica 13/3/2014, 13 marzo 2014
GIOVEDÌ IL PARMIGIANO DEL WISCONSIN
La disputa sul nome dei cibi è un classico soprattutto in tempo di crisi, quando con le vendite che vanno maluccio ci si aggrappa a qualsiasi cosa pur di non perdere quote di mercato. Ci si è scannati per il vino, per l’olio e adesso tocca ai formaggi con l’Unione Europea che va all’assalto dell’America colpevole di copiare brillanti definizioni di casa nostra frodando o comunque ingannando i concorrenti e gli stessi consumatori. La disputa di Bruxelles ha il tono della crociata e una sede prestigiosa, il tavolo per gli accordi sul libero scambio: «Il vero parmigiano è quello prodotto a Parma in Italia, così la Feta deve venire dalla Grecia», altrimenti non sono parmigiano e non sono feta, sono altro, fate voi. Subito dall’altra parte è sceso in campo un gruppo di senatori che ordina agli emissari americani: «Non accettate quei diktat sono un insulto e una minaccia alla nostra industria». In ballo qualcosa come 4 miliardi di fatturato. Lo spicchio della discordia è il signor Errico Auricchio che nel 1979 dall’Italia si è mosso nel Wisconsin dove ha messo in piedi un impero alimentare. Ed è da lui che arriva l’unico commento di buon senso: «Io lo faccio come lo facevo al mio paese, lo faccio uguale da trent’anni: non so proprio come altro chiamarlo. Ditemi voi».