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 2014  marzo 13 Giovedì calendario

STORIA SEGRETA DELLA GRANDE CRISI


Il grande romanzo Le illusioni perdute di Balzac si conclude enunciando la differenza tra la «storia ufficiale» che è «un insieme di menzogne» e la «storia segreta» che è la vera storia. Se nei secoli è stato possibile tenere nascoste le scandalose verità della storia per lungo tempo, anche per sempre, ormai non è più così. Rispetto a qualsiasi altro settore, ciò è quanto mai evidente in quello che si è scritto e detto della crisi globale. La storia ufficiale narra che la Fed degli Stati Uniti, la Banca centrale europea, e altre banche centrali di rilievo avrebbero concordato di coordinare gli sforzi per scongiurare la catastrofe del sistema finanziario. Alcune trascrizioni, rese note di recente, dei meeting del 2008 del Comitato federale del mercato aperto (Fomc), principale organo decisionale della Fed, rivelano che la Fed è riuscita a emergere nella posizione di banca centrale del mondo, pur servendo in via prioritaria interessi americani.
Le riunioni più significative si svolsero il 16 settembre e il 28 ottobre, dopo il fallimento di Lehman Brothers, e si concentrarono per lo più sulla creazione di accordi bilaterali di scambi di valuta miranti a garantire adeguata liquidità. La Fed avrebbe esteso crediti in dollari alle banche straniere in cambio delle loro valute, che le banche straniere si impegnavano a ricomprare al medesimo tasso di cambio più gli interessi dopo un periodo preciso. L’accordo avrebbe concesso alle banche centrali - e in particolare a quelle che in Europa andavano maggiormente incontro a una penuria di dollari, dovuta alla fuga degli investitori Usa - i dollari di cui avevano bisogno per erogare prestiti alle istituzioni finanziarie interne in difficoltà.
La Bce è stata tra le prime banche a raggiungere un accordo con la Fed, seguita di lì a poco da altre banche centrali dei paesi più avanzati, tra le quali la Banca nazionale svizzera, la Banca del Giappone, e la Banca del Canada. In occasione del summit di ottobre, quattro rappresentanti di altrettante economie emergenti importanti «dal punto di vista diplomatico ed economico» - Messico, Brasile, Singapore e Corea del Sud - aderirono all’accordo, e la Fed concordò di aprire linee swap per 30 miliardi di dollari con ciascuna delle banche centrali di questi paesi.
Quantunque la Fed abbia agito alla stregua di una banca centrale globale, le sue decisioni sono state influenzate, più e prima di qualsiasi altra cosa, dagli interessi degli Stati Uniti: la Fed ha respinto le richieste provenienti da alcuni paesi - i cui nomi sono omessi nella trascrizione resa nota - a entrare a far parte dello schema di swap di valute.
Furono imposti limiti precisi agli swap. Da sempre l’essenza delle funzioni di ente prestatore di ultima istanza di una banca centrale è quella di fornire fondi illimitati. Dal momento che non vi è un limite massimo alla quantità di dollari che la Fed può creare, nessuno può mettersi contro di essa in una posizione di speculazione. Invece, il Fondo monetario internazionale dipende da risorse finite, fornite dai paesi che ne fanno parte.
Il ruolo internazionale sempre più importante assunto dalla Fed a partire dal 2008 riflette uno spostamento fondamentale nella governance monetaria globale. Il Fmi fu creato nel periodo in cui i paesi erano vittime delle disinvolte ipotesi dei banchieri newyorchesi, per esempio quella di J.P.Morgan che negli anni Venti disse che i tedeschi erano «fondamentalmente un popolo di second’ordine». Il Fmi fu un protagonista decisivo dell’ordine internazionale del Secondo dopoguerra, destinato a fungere da meccanismo di polizza universale, non tale però da poter essere sfruttato per portare avanti gli interessi diplomatici dei contemporanei.
Oggi, come dimostrano i documenti della Fed, il Fmi è esautorato, principalmente a causa delle sue politiche inefficaci. Sin dall’inizio della crisi, presumendo che la domanda delle sue risorse sarebbe rimasta bassa, il Fmi aveva già iniziato a ridimensionarsi.
Nel 2010, il Fmi ha inscenato la propria resurrezione, presentandosi come indispensabile per risolvere la crisi dell’euro, a iniziare dal suo ruolo nel finanziamento del bailout della Grecia. Ma, anche in questo caso, è stata svelata la vera storia segreta che mette in luce soltanto a che punto sia ormai distorta la governance monetaria globale.
Il fatto è che soltanto gli Stati Uniti e i paesi più fortemente rappresentati dell’Ue hanno appoggiato il bailout della Grecia. Tutte le grandi economie emergenti lo hanno osteggiato, tanto che il rappresentante brasiliano ha definito l’operazione «un piano di salvataggio in extremis dei proprietari privati del debito greco, per lo più le istituzioni finanziarie europee». Perfino il rappresentate della Svizzera ha condannato il provvedimento.
Quando i timori di un fulmineo crollo della zona euro hanno dato il via a un dibattito su come far quadrare i conti tramite le ristrutturazioni e le cancellazioni dei debiti, la posizione del Fmi si è fatta sempre più complicata. Anche se si presume che il Fmi abbia priorità sugli altri creditori, ci saranno richieste di procedere a una cancellazione di una quota dei prestiti che ha erogato. I paesi più poveri dei mercati emergenti si opporrano a tale mossa, sostenendo che i loro cittadini non sono tenuti a pagare il conto dello sperpero fiscale di paesi più ricchi. Infine, si stanno rivoltando contro il Fondo perfino coloro che all’inizio sollecitavano un suo coinvolgimento. Le autorità dell’Ue sono indignate dai palesi sforzi del Fmi di guadagnare il sostegno dei paesi debitori europei chiedendo la cancellazione di tutti i debiti che non ha emesso. E il Congresso degli Usa si è rifiutato di approvare l’espansione delle risorse del Fmi, parte di un accordo internazionale negoziato al G-20 del 2010.
Se da un lato lo sdegno che ha fatto seguito alla nomina nel 2011 di un altro europeo alla carica di direttore generale del Fmi quasi certamente garantirà che il prossimo capo del Fondo non sarà originario dell’Europa, dall’altro il ruolo in rapida svalutazione del Fmi implica che non avrà poi molta importanza. Come dimostra la storia segreta del 2008, ciò che conta è chi avrà accesso alla Fed.

(Traduzione di Anna Bissanti)