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 2014  marzo 13 Giovedì calendario

SULLE COPERTURE IPOTESI DA VERIFICARE


ROMA Il puzzle delle coperture dell’operazione taglia-cuneo è pronto, almeno sulla carta. O meglio sulle slides. Ma la sua tenuta è tutta da verificare. Anche perché, al momento, per il 2014 può contare su sole due tessere con una chiara fisionomia di misura strutturale. La prima è la spending review, su cui però per quest’anno si registra una discordanza sugli obiettivi di risparmio realizzabili. Con il premier Matteo Renzi che punta a recuperare 7 miliardi, anche attraverso un taglio per 500 milioni degli stipendi dei dirigenti pubblici, e il commissario straordinario, Carlo Cottarelli, che considera fattibile negli 8 mesi tra maggio e la fine dell’anno una riduzione di spesa non superiore ai 3 miliardi. Che diventano 5 miliardi tradotti su base annua. C’è poi la rimodulazione della tassazione delle rendite finanziarie (BoT esclusi) ma strettamente vincolata al taglio del 10% dell’Irap sulle imprese.
Per il 2014 il grosso dei «10 miliardi per 10 milioni di persone» annunciati da Renzi nel presentare il suo piano resta quindi "appeso" all’utilizzazione dei margini a disposizione per restare comunque sotto il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil. In tutto oltre 6 miliardi se venisse utilizzata tutta la fetta disponibile, pari a 0,4 punti di Pil. Ma questa operazione sarebbe possibile solo con il tacito assenso di Bruxelles. E questa non è la sola incognita. Nel menù delle misure citate da Renzi per coprire a partire da maggio la riduzione dell’Irpef sui lavoratori per 6,6 miliardi e la riforma degli ammortizzatori sociali per altri 2,4 miliardi fa parte anche la riduzione della spesa per interessi legata all’effetto spread. Un "tesoretto" utilizzabile solo a consuntivo e comunque non quantificabile prima del confronto con Bruxelles sul prossimo Def.
Sempre la Ue potrebbe poi accendere nuovamente i riflettori sull’operazione di pagamento di tutti i debiti della Pa nei confronti delle imprese dalla quale palazzo Chigi si attendere un maggior gettito Iva per circa 1,6 miliardi da utilizzare anche questo in chiave copertura. Un’operazione dai tempi lunghi visto che è prevista dal disegno di legge varato ieri dopo la rinuncia forzata al decreto d’urgenza.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, è comunque convinto di ottenere il via libera di Bruxelles. Anche perché l’utilizzazione, almeno in parte, dei margini disponibili sul deficit e di interventi in versione una tantum servirebbe solo a coprire la cosiddetta fase transitoria in attesa che la speding review targata Cottarelli assuma in pieno il suo carattere strutturale garantendo 18 miliardi di risparmi nel 2015 e 34 miliardi (35 secondo Renzi) nel 2016. Anche se in questo caso non va dimenticato che una fetta consistente di queste risorse è già ipotecata dalla cosiddetta clausola di garanzia contenuta nell’ultima legge di stabilità. Che prevede che in assenza di tagli alla spesa per 3,6 miliardi nel 2016 e 8,3 miliardi nel 2016 debba scattare un equivalente aumento della pressione fiscale sotto forma di ritocchi a aliquote, accise e di stretta sulle detrazioni.
Un problema che, seppure, in forma più contenuta, si dovrebbe presentare già nel corso di quest’anno. L’Esecutivo Letta ha infatti rimandato alla spending review la copertura di 488 milioni relativa al mancato taglio delle detrazioni fiscali. E anche il decreto "Fare" prevede la copertura di alcune "poste" con tagli di spesa. I 3 miliardi per il 2014 ai quali ha fatto riferimento Cottarelli nel corso di un’audizione alla commissione Bilancio del Senato potrebbero dunque non essere interamente utilizzabili per il piano-taglia cuneo. Il premier ha mostrato una certa sorpresa per la decisione del commissario straordinario di abbassare l’asticella dell’obiettivo di riduzione di spesa per il 2014 rispetto alle cifre circolate nelle scorse settimane. «Cottarelli ha stimato molto prudenzialmente 3 miliardi di risparmi dalla spending review per il 2014. Il totale è che si può arrivare a 7 miliardi quest’anno», ha tenuto a sottolineare Renzi. In realtà lo stesso Cottarelli, come è scritto nel suo piano, non ha ancora rinunciato del tutto a centrare l’obiettivo dei 7 miliardi su base annua. Ma prudenzialmente per il momento si ferma a quota 5, che con l’avvio dei tagli a maggio si riducono a 3 miliardi. Ma a patto che si cominci subito, dice il commissario.