Filippo Facci, Libero 13/3/2014, 13 marzo 2014
IL DENARO SPORCO
Quando il mondo in teoria era peggiore, nel 1997, descrissi nel dettaglio due incubi da futuro orwelliano: l’anagrafe tributaria e il redditometro. Ora ci siamo arrivati. È anche vero che, quando il mondo era peggiore, sembrava molto migliore: si fumava a cuor leggero, si mangiava senza patemi, si trangugiava caffè senza complessi, si beveva pure, si scorrazzava senza casco, non ci si imprigionava nelle cinture di sicurezza, non c’erano igienismi assurdi, non c’erano limiti di velocità e marchingegni di rilevazione, si prendeva l’aereo senza doversi denudare ai controlli, in treno nessuno telefonava, nessuno ti intercettava, non eravamo tutti «tracciabili » come bistecche attraverso cellulari, conversazioni, telecamere, webcam, email, movimenti fisici o contabili, telepass, nonché quella navigazione internet da cui possono dedurre i tuoi gusti e orientamenti. Potevi rinunciare a carte di credito e bancomat, non fare assegni o bonifici bancari, girare con mazzettoni di contanti come uno spacciatore, e tua nonna poteva tenere i soldi sotto il materasso senza finire a Regina Coeli. Ma il mondo, ai tempi, era davvero migliore? In teoria ha ragione un vecchio articolo di Massimo Fini: «Io il mio denaro ho diritto di metterlo dove mi garba, di ficcarmelo anche nel culo se così mi piace». Speriamo che Fini non ne abbiamolto: ma in ogni caso no, il mondo non era migliore. È solo che eravamo più giovani.