Enrico Franceschini, la Repubblica 13/3/2014, 13 marzo 2014
«NIENTE CALCOLI, SIAMO INGLESI»
Finora dalla Cina importavamo telefonini, televisori, scarpe, borsette, magliette. Adesso si apre una nuova frontiera: l’importazione di insegnanti di matematica. Comincia la Gran Bretagna, che ne ha ordinati sessanta in un colpo solo, umiliata da una recente statistica secondo cui i figli dei poveri di Shanghai sono da uno a tre anni avanti, in materia di tabelline ed equazioni, rispetto ai figli dei ricchi di Londra. Potrebbe essere l’inizio di un’invasione in mezza Europa, perché non è che gli altri Paesi del continente brillino molto più degli inglesi in questo campo. L’iniziativa parte dal ministero dell’Istruzione britannico, dopo che i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo hanno catalogato gli studenti del Regno Unito al 26esimo posto nel mondo in aritmetica. Peggio ancora, la stessa ricerca rivela che i figli di netturbini e camerieri a Shanghai conoscono la matematica molto meglio dei figli di medici e avvocati a Londra: a livello di scuole elementari, i cinesi hanno un anno scolastico di vantaggio nei confronti degli inglesi; a livello di medie superiori il vantaggio è diventato di tre anni. Il vantaggio nel resto della vita è sotto gli occhi di tutti: la Cina nuova superpotenza della terra, l’Europa (anzi l’Occidente, visto che il fenomeno è analogo negli Stati Uniti) in posizione subalterna.
Consapevoli che la forza non solo economica di una nazione passa sempre di più dallo studio delle materie scientifiche, le autorità britanniche cercano dunque di risalire la china rivolgendosi a chi appare più bravo di loro. Un primo gruppo di sessanta insegnanti cinesi di matematica, tutti “English speaking” quindi in grado di farsi capire, afferma il ministro dell’Istruzione Liz Truss, arriverà in Inghilterra all’inizio del prossimo anno scolastico. Verranno distribuiti uno per scuola; e poi gli insegnanti di matematica inglesi delle scuole prescelte passeranno un mese in Cina per un training intensivo. L’obiettivo è impadronirsi di un metodo più efficace, ammesso che imparare la matematica sia questione di metodo e non solo di studiarla tanto.
In cosa consista il metodo cinese lo anticipa il Daily Mail. Uno: insegnare al livello dei più bravi della classe, non dei più somari e nemmeno della media. Due: offrire mini-ripetizioni “one-on-one”, faccia a faccia, per far recuperare e motivare chi resta indietro. Tre: farne tanta, di matematica, una montagna di compiti in classe e compiti a casa. Infine un’attitudine “obamiana”, se così si può chiamarla: yes we can, ovvero convincersi di poter imparare anche le operazioni che sembrano più astruse. A ripetizione dai cinesi, se potesse, lo Stato britannico manderebbe anche i genitori, visto che un altro rapporto, pubblicato ieri dal Daily Telegraph, li boccia ancora più inesorabilmente dei loro figli. Risulta che metà della popolazione adulta ha una capacità matematica inferiore a quella di un bambino di 11 anni; e che un terzo degli adulti ammettono di non saper fare nemmeno i conti più elementari, tipo calcolare il resto quando fanno la spesa. In teoria ciò fornisce una giustificazione agli scolari di oggi: voi – potrebbero dire a papà e mamme – non andavate certo meglio di noi in matematica. Per rimediare almeno un po’, il ministero dell’Istruzione offrirà corsi e test gratuiti online per adulti, con la speranza di indurre i più grandi, non soltanto i più piccoli, a migliorare nella scienza di Archimede e di Pitagora.
Certo, con il calcolatore del telefonino, del tablet e del computer che possono fare i conti per noi, molto meglio e più in fretta di noi, è dura rimettersi a studiare matematica. Vale per i ragazzi come per i genitori: è come avere come compagno di banco un primo della classe che ci esorta a copiare. Prima di importare insegnanti cinesi, dunque, almeno quando facciamo i conti bisognerebbe spegnere telefonini e pc. Tanto vengono dalla Cina pure quelli.