Alberto D’Argenio, la Repubblica 13/3/2014, 13 marzo 2014
«CREDE DI ESSERE MANDRAKE, MA IL RISVEGLIO SARA’ AMARO»
Renato Brunetta boccia su tutta la linea i provvedimenti economici annunciati dal premier Matteo Renzi. Coperture incerte, finanza creativa e violazione delle regole europee, afferma il capogruppo alla Camera di Forza Italia. Che poi si chiede: «Se sull’Italicum il governo è passato per 20-40 voti pur con il nostro sostegno, su queste misure Renzi come pensa farcela senza i nostri voti? Gli ricordo che noi siamo all’opposizione».
Onorevole Brunetta, cosa pensa delle riforme presentate da Renzi al termine del Consiglio dei ministri?
«È stata una conferenza stampa imbarazzante, senza un provvedimento, senza un decreto o un testo. Ci sono solo qualche slide e qualche figurina. Anche i numeri sono pochissimi e quelli citati a una prima verifica non sembrano nemmeno esatti. Molte cose sono derivanti da provvedimenti già in essere, come le auto blu, conditi da elementi fantasiosi, come l’asta: ma chi se le compra? E anche se le vendi vecchie e usate come sono ti portano poche decine di migliaia di euro. Renzi prende strumenti già approvati dai governi precedenti, li mischia a invenzioni inverosimili e con la bacchetta magica li rende certi e in tempi brevissimi senza dirci come. Chi è, Mandrake? Mi sembra un approccio di tipo elettoralistico per le europee del 25 maggio che rischia di far sballare conti italiani. È un libretto dei sogni da dilettanti allo sbaraglio, altro che finanza creativa».
Voi di finanza creativa ve ne intendete dopo gli anni di Tremonti.
«Ma viva Tremonti che sulla finanza creativa rispetto a Renzi era un principiante. Il premier lo ha superato mille volte con uno scenario immaginifico che non tiene conto della realtà. Dov’è il Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco? E Padoan? In conferenza stampa non ha parlato delle coperture ma di tutt’altro, evidentemente imbarazzato».
Dove vede i buchi nelle coperture?
«Da un lato abbiamo un mancato gettito con l’abbattimento di 10 miliardi di Irpef, dall’altro abbiamo misure aleatorie e incerte provenienti da vari fonti oltretutto legalmente improbabili».
Ad esempio?
«Innanzitutto non si può portare il deficit dal 2,6 al 3% mentre la spending review è incerta perché non ci sono ancora i provvedimenti. Renzi non tiene conto dalle regole europee che andranno anche cambiate, ma che al momento non possono essere ignorate pena l’immediata reazione della Commissione Ue e l’inevitabile risposta dei mercati. Il deficit può anche essere aumentato, ma per effetto di eventi imprevedibili, non deliberatamente con uno specifico provvedimento di legge. Unica accortezza
positiva, il fatto che Renzi abbia parlato a borse chiuse».
Ma come, voi che da 20 anni volete abbassare le tasse ora vi lamentate?
«Giusto mettere in busta paga dei ceti meno abbienti 80 euro al mese, è una misura che aiuterà la ripresa, ma perché limitarci a così poco? Vista la totale assenza di “vere” coperture, nei sogni l’asticella può essere spostata verso l’alto. Dormiremmo meglio fino all’inevitabile amaro risveglio».
È favorevole all’incremento delle rendite finanziarie?
«Dovrebbe dare un gettito di 800 milioni, non di 2,6 miliardi come detto da Renzi che prevede impatti mirabolanti e tempistiche miracolose. Come il gettito Iva sui pagamenti della Pa: a parte che i pagamenti vanno a rilento nonostante la buona volontà di Letta e Saccomanni, a suo tempo ci era stato detto che il gettito Iva proveniente dallo sblocco dei pagamenti non poteva essere usato per coprire il taglio dell’Imu perché incerto. Ora invece si può?».
Cosa dice del Jobs Act?
«Apprendiamo che non è altro che una delega, quindi almeno un anno per l’entrata in vigore. Ma chi sta prendendo in giro?».