Simone Filippetti, Il Sole 24 Ore 12/3/2014, 12 marzo 2014
QUELLE COINCIDENZE SULL’OPA PARMALAT
Se è vero che la storia è un eterno ripetersi degli stessi eventi, allora tutta una serie di condizioni congiurano a favore di un delisting, a breve, diParmalat. Tre coincidenze fanno una prova, nei romanzi gialli. Nella finanza, non scattano sempre automatismi così facili. Certo, però, da tempo il mercato scommette che Lactalis, di proprietà della schiva famiglia Besnier, che non ha mai pubblicato un bilancio e che vede come il fumo negli occhi la trasparenza che il mercato impone, prima o poi faccia il passo dell’Opa residuale sul 17% di Parmalat ancora quotato. Tanto che, da più di un anno, il titolo sale ed è ai massimi storici. Ma perchè dovrebbe succedere proprio ora? Per una sorta di congiuntura favorevole, una serie di fattori concomitanti. E casualmente, o forse no, identici a quelli che tre anni fa portarono i francesi a conquistare la Parmalat di Enrico Bondi. L’azienda ha già fissato l’assemblea di bilancio: 17 aprile. Non è solo un mero dato di calendario. Dal momento della convocazione, infatti, e fino all’assemblea (o al pagamento del dividendo, il 19 maggio), scatta il «congelamento» degli warrant di Parmalat. Ce n’erano circa 37 milioni in circolazione a giugno 2013: sono il risarcimento dei truffati dal crack di Calisto Tanzi. Hanno ricevuto diritti che, di mese in mese, possono convertire, pagando un certo prezzo, in azioni di Collecchio. Ma se partisse un’Opa a breve nessun diritto sarebbe esercitabile, fino a metà maggio. Per allora l’Opa sarebbe chiusa. Nessun incasso per chi ha warrant. Accadde lo stesso tre anni fa: i piccoli risparmiatori rimasero a bocca asciutta. L’Opa fu lanciata nel periodo di «black-out». Un bel risparmio, per Lactalis.
Un delisting, poi, costerebbe circa un miliardo: stimando un prezzo di 2,6 euro (a leggero premio sui corsi attuali), un’Opa residuale sui 370mila titoli flottanti di Parmalat fa 967 milioni. Tanti. Anche perché il 25 aprile Lactalis dovrebbe rimborsare una tranche di 750 milioni del finanziamento per l’Opa del 2011. Missione Impossibile, dunque? No, anzi. La rata in scadenza è prorogabile di un anno. E dunque la somma che Lactalis dovrebbe aver già stanziato, ora potrebbe andare a finanziare il delisting. Infine, ed è la terza coincidenza, c’è il tema dividendo: Parmalat staccherà un assegno da 53 milioni. Se l’Opa finisse prima di metà maggio, quella somma la incasserebbe tutta Lactalis, senza doverla spartire con le minoranze. Un modo per auto-finanziarsi l’Opa. Lo stesso film, di nuovo, di tre anni fa. Quando il dividendo fu pagato post-Opa.
E poi c’è lo statuto. Con una mossa a sorpresa, Parmalat ha deciso di rivoluzionarlo. Il nuovo statuto sarà più restrittivo e renderà difficile la vita alle minoranze. Oggi il fondo Amber, che ha ingaggiato una guerra con Lactalis nel cda Parmalat, gode di due consiglieri. Potrebbe averne solo uno, un domani (senza più la possibilità di convocare i cda, come invece può fare adesso).
Tre coincidenze fanno dunque una prova? Chissà. Anche perché su Parmalat incombe sempre la tegola dei creditori tardivi, forse l’unico vero ostacolo a un’Opa (almeno fino al 2015): valgono 1,5 miliardi.