VARIE 12/3/2014, 12 marzo 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - RENZEIDE
REPUBBLICA.IT
ROMA - "Noi pensiamo che sia fondamantale non solo lavorare per cambiare l’Europa, ma partire dal cambiare l’Italia e perché questo accada bisogna battagliare contro chi dice ’si è sempre fatto così’. Saranno cento giorni di lotta molto dura per cambiare pubblica amministrazione, fisco e giustizia". Lo afferma Matteo Renzi nella conferenza stampa a conclusione del Consiglio dei ministri che ha varato il piano per il rilancio dell’economia.
Illustrando con fare molto informale non solo i provvedimenti varati da Palazzo Chigi, ma anche i prossimi impegni dell’esecutivo, il premier si è avvalso di una serie di slide, come se si trattasse di una presentazione in "power point". "Il prossimo semestre - spiega - l’Italia guiderà l’Europa e pensiamo che sia assolutamente fondamentale non solo lavorare per cambiare l’Europa ma partire dal cambiare noi stessi". "Confermiamo per l’ennesima volta - aggiunge - che nei prossimi 100 giorni faremo una lotta molto dura per cambiare ad aprile la Pubblica amministrazione, a maggio il fisco e a giugno la giustizia , provvedimenti che non fanno parte, non fanno parte, del pacchetto di oggi".
Renzi torna anche sul voto della Camera, che ha licenziato questa mattina l’Italicum. "Mai più larghe intese, chi vince governa cinque anni", ricorda. "E’ una rivoluzione impressionante per l’Italia - osserva - Con questa legge elettorale, che ha molti limiti, c’è un cambio culturale, c’è un vincitore sempre". "Oggi - prosegue il presidente del Consiglio - ho consegnato ai ministri un ddl costituzionale di riforma del Senato, che formalmente consegniamo a tutti i leader politici che stanno in Parlamento, di maggioranza e opposizione, ai soggetti sociali protagonisti e non formalizziamo in Parlamento, diamo 15 giorni di tempo a chi vuole darci informazioni migliorative e poi incardiniamo in Parlamento".
Sempre in tema di riforme costituzionali, Renzi spiega che quella del Titolo V della Costituzione "non sarà contro le Regioni, le Regioni saranno parte attiva del cambiamento del’Italia". "Il consigliere regionale - aggiunge - non guadagnerà più del sindaco del capoluogo, con il titolo V si va verso la semplificazione del Paese e si superano le province". "C’è anche l’abolizione del Cnel", sottolinea ancora il premier.
Andando avanti per "spot" con le varie misure che saranno preseto messe in cantiere, il premier garantisce che "dal 26 marzo al 16 aprile le auto blu andranno all’asta come abbiamo fatto a Firenze, sono oltre 1500. Dal 26 marzo ’venghino signori, venghino’ andranno all’asta". Renzi annuncia anche il via libera del all’unità di missione (una sorta di cabina di regia) per l’edilizia scolastica: "abbiamo alimentato a 3,5 miliardi il plafond a cui attingere per Comuni e Province per le scuole e chi vuole attingere lo farà con procedure semplificate. E l’unità di missione sarà attiva a Palazzo Chigi e lavorerà in collaborazione con il Miur". In arrivo anche lo stanziamento di "500 milioni in più per il fondo garanzia per combattere il credit crunch". Il fondo, ricorda, "ha già garantito 10 miliardi di euro di accesso al credito. E’ una misura importante e significativa, le aziende sanno quanto è importante". Sempre a favore delle imprese il presidente del Consiglio anticipa lo sblocco "immediato e totale dei debiti della pubbliche amministrazioni: 22 miliardi già pagati e 68 miliardi che pagheremo entro luglio".
LE MISURE
MILANO - E’ durato poco meno di due ore il Consiglio dei ministri sul taglio delle tasse, che dal primo di maggio promette di mettere in tasca agli italiani che guadagnano meno di 1.500 euro al mese, 1.000 euro netti in più all’anno.
Il premier Matteo Renzi ha spiegato in conferenza stampa, dove ha parlato di "cento giorni di lotta molto dura per cambiare" il Paese, che le misure fiscali entreranno in vigore dal 1° maggio. Nelle sue slide di presentazione, l’ex sindaco di Firenze ha indicato un guadagno di 1.000 euro netti in busta paga per chi guadagna meno di 1.500 euro al mese. I destinatari del provvedimento sono "una platea di 10 milioni di persone", cioè coloro che guadagnano fino a 25mila euro lordi, appunto 1.500 euro netti al mese. Renzi li ha qualificati come "un po’ di ceto medio, non solo i meno abbienti". Le risorse necessarie per questo provvedimento ammontano a 10 miliardi, che scendono a meno di 7 miliardi in considerazione del fatto che gli effetti partiranno da maggio. Il premier ha detto che verranno reperiti "sulla base dei risparmi di spesa", e "senza l’aumento di tassazione".
Per le coperture, il premier ha affrontato il capitolo della spending review, circa la quale il Commissario starordinario Carlo Cottarelli
ha parlato di 3 miliardi di risparmi possibili per il 2014. Ma Renzi ha argomentato che si tratta di una stima prudenziale, mentre l’impatto integrale dei risparmi potrebbe arrivare a 7 miliardi. A questi ha aggiunto i 6 miliardi che riguardano la possibilità di ampliare il deficit pubblico, attualmente previsto al 2,6% del Pil contro un limite europeo del 3%. Renzi ha ancora parlato di "una fetta importante, nell’ordine dei miliardi", di maggiore gettito possibile in relazione allo sblocco dei debiti della Pa. Ha poi indicato anche i risparmi legati al calo dello spread come ulteriori spazi finanziari per coprire i 10 miliardi richiesti, anzi ha indicato "margini che sono ben sopra" quella cifra.
Prima di parlare del Fisco, Renzi si era soffermato sul tema dello sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione, quantificato dal premier - che ha citato i dati di Bankitalia - in 68 miliardi di euro che verranno liberati entro luglio (22 miliardi sono già stati pagati dai governi precedenti). Renzi ha spiegato che già questa misura è in grado di generare ricadute in termini di coperture economiche, perché "se io pago i debiti della Pa immetto liquidità nel sistema e agevolo maggior gettito fiscale".
Il Cdm, spiega ancora l’ex sindaco di Firenze, prevede poi il rafforzamento del fondo di garanzia per il credito, con 500 milioni di risorse in più. Questo strumento, ha ricordato il premier insieme a Graziano Delrio, "ha già garantito 10 miliardo di euro di accesso al credito. E’ una misura importante e significativa, le aziende sanno quanto è importante". Quanto al piano per le scuole, le risorse a disposizione sono 3,5 miliardi e dal 1° aprile sarà attiva presso il Miur una unità di missione che segua il lavoro di rilancio dell’edilizia. Gli interventi relativi all’edilizia scolastica "non creeranno problemi ai sindaci per il Patto di Stabilità", ha poi aggiunto Renzi, che ha parlato anche di 1,6 miliardi di risorse disponibili e già computate ai fini del Patto per la tutela del territorio. Motivo per cui, sempre da inizio aprile, saranno attive due unità di missione per agevolare il percorso burocratico.
Il piano casa prevede invece uno stanziamento da 1,7 miliardi.
I TAGLI SECONDO COTTARELLI
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Martedì sera aveva comunicato che il piano di «spending review» era pronto «come previsto dal programma di lavoro». Mercoledì, in Senato per un’audizione, il Commissario straordinario per la revisione della spesa, Carlo Cottarelli, ha iniziato ad alzare il velo sugli obiettivi del programma. Per tagliare la spesa pubblica si può intervenire attraverso «33 azioni o gruppi di azioni», che si dividono in «quelle di immediata applicabilità nel 2014» e le «riforme strutturali per la spesa, che vanno iniziate quest’anno ma che avranno effetti sulla spesa a partire dal 2015 e 2016». Così ha spiegato Cottarelli nell’audizione in commissione Bilancio del Senato. I piani di intervento per le misure da attuare dovrebbero partire dal prossimo anno, e dovrebbero raggiungere gli effetti massimi nel 2017. «In termini di risparmi effettivi per gli ultimi 8 mesi dell’anno si è nell’ordine di tre miliardi» ha spiegato il commissario riferendosi al 2014. Anche se nel documento messo a punto e consegnato martedì al comitato interministeriale per la revisione della spesa, è indicato «come massimo risparmio per quest’anno su base annua circa 7 miliardi». Per il 2015 e il 2016 i «risparmi massimi ottenibili» dal processo di revisione della spesa pubblica sono invece rispettivamente pari a 18 e 34 miliardi.
Le pensioni
La «spesa per le pensioni, che è molto alta» è nel mirino del commissario che ha proposto «un contributo temporaneo per le pensioni oltre una certa soglia essenzialmente per consentire l’assunzione di nuove persone», intervenendo sugli «oneri sociali per i neoassunti». Non si toccherebbe comunque l’85% degli assegni pensionistici.
Auto blu
Tagli previsti anche per le auto blu. «Ritengo — ha fatto sapere il commissario — che debbano essere mantenute solo per i ministri e che per gli altri ci sia un pool di 5 vetture per ministero, lo stesso dovrebbe essere fatto a livello territoriale». Sforbiciata prevista anche per gli enti pubblici. Sulle società partecipate dello Stato si può intervenire con «un efficientamento tramite fusioni e un aumento delle tariffe» ha spiegato Cottarelli, per quelle che offrono servizi pubblici, perché «bisogna pur pagarli».
Rai
Mentre fuori dal perimetro dei servizi pubblici serve «una azione forte, anche per chiuderle. Ci sono enti pubblici che si possono eliminare o razionalizzare — ha spiegato Cottarelli —. Tra quelli da eliminare, ad esempio, io avrei individuato il Cnel». La proposta al governo è comunque di definire «piani di ristrutturazione entro settembre 2014». Per la Rai, ad esempio, «è possibile fare qualche risparmio ulteriore, io ho un pò di suggerimenti — ha detto il commissario —. Per legge deve avere sedi in tutte le Regioni, ma potrebbe benissimo coprire l’informazione regionale senza avere sedi».
BACCARO SU CORRIERE.IT
ROMA - Un taglio del cuneo fiscale da 10 miliardi (a regime), da applicare a partire da aprile, con i vantaggi maggiori sui redditi più bassi, quelli fino a 15 mila euro, senza escludere la possibilità di detrazioni per le famiglie e i lavoratori autonomi. Sull’Irap, invece, malgrado il pressing confindustriale, restano pochi spiragli. A compensazione dovrebbe esserci un pacchetto di semplificazioni che consentirebbero di favorire l’occupazione, magari con un bonus fiscale ad hoc .
Queste le misure che il Consiglio dei ministri, convocato per le 16 , dovrebbe «approvare» oggi, come ha assicurato una nota serale di Palazzo Chigi. Sempre che si chiariscano tutti i punti controversi. Quali? A ieri sera, saltata la riunione del premier con il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ancora a Bruxelles per l’Ecofin, il nodo sembrava essere ancora quello delle coperture. Un problema smentito da fonti di Palazzo Chigi e derubricato a «questioni tecniche»: «Il governo ha lavorato ventre a terra e le coperture ci sono tutte», si faceva sapere a tarda sera, così riepilogandole: 7 miliardi di euro pronti per essere spesi dalla spending review (passata voce per voce da Renzi con il sottosegretario Graziano Delrio, con rassicurazioni sull’assenza di tagli alla sanità); 6,4 recuperati sfruttando il fatto che l’attuale rapporto deficit/Pil è pari al 2,6% rispetto al tetto del 3%; 3 miliardi dal risparmio sugli interessi per il minore spread ; 1,6 miliardi di Iva derivanti dai nuovi pagamenti della Pubblica amministrazione; 2 miliardi sul rientro dei capitali dalla Svizzera (le relative norme varate dal governo Letta sono state stralciate ieri dal relativo decreto per essere fatte confluire in un nuovo disegno di legge). In tutto 20 miliardi, di cui, si fa sapere, il governo ne utilizzerà per ora la metà. Niente tagli agli aerei caccia F35, né la stretta sulle pensioni di reversibilità, tantomeno l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie, secondo un tam tam diffusosi per tutta la giornata.
Se le risorse sono state recuperate in sovrabbondanza, probabilmente il problema «tecnico» cui si allude potrebbe essere quello di individuare quelle immediatamente spendibili per dare copertura certa al provvedimento. E rassicurare Bruxelles. Ancora ieri Marco Buti, direttore generale per gli Affari economici e monetari della Commissione europea, intervistato da Ballarò precisava: «Bisogna ovviamente fare attenzione a non ridurre le tasse in maniera permanente sulla base di entrate che sono una tantum . Si possono usare nel breve termine, ma è chiaro che per finanziare una riduzione permanente del cuneo fiscale c’è la necessità di far seguito in termini di riduzione di spesa e non contare solo su entrate una tantum ».
Prudenza, dunque. Al Quirinale ieri si dicevano fiduciosi che il governo sarà coerente con gli impegni europei espressi dal ministro Padoan nella recente intervista al Il Sole 24 Ore, a cominciare dal rispetto del tetto del 3% del rapporto deficit/Pil. Un memento di cui il neoministro non dovrebbe avere bisogno avendo fino a poco tempo fa rivolto egli stesso le stesse raccomandazioni all’Italia nel ruolo di capoeconomista dell’Ocse. Eppure se tale fiducia veniva espressa probabilmente un problema di rassicurare Bruxelles c’è, di qui le voci (smentite, laddove la nota di Palazzo Chigi parla di «misure che verranno approvate») circa la possibilità che in Consiglio dei ministri arrivino solo «linee guida», in attesa di un placet dell’Ue.
Dal ventaglio dei 20 miliardi bisognerà scegliere quei 7,5 necessari per finanziare il taglio del 2014 che partirebbe ad aprile. Quanto all’intervento, si parla di uno sconto fisso tra gli 8 e i 15 mila euro di reddito (riguarderebbe 11,5 milioni di contribuenti, il 55% dei dipendenti), per poi avviare un meccanismo di decalage fino a 55 mila euro. Lo sconto a regime che Renzi vuole varare arriverebbe al massimo a mille euro l’anno compresi i 220 euro già disposti dal governo Letta. Ma le cifre variano se una parte dei benefici vanno anche ai lavoratori autonomi; in questo caso sono due le strade: un ritocco delle detrazioni ad hoc o un intervento che alzi la franchigia ora prevista sull’Irap.