RO. AR., l’Unità 12/3/2014, 12 marzo 2014
FUKUSHIMA, TRE ANNI DOPO ANCORA 270MILA SENZA CASA
Un minuto di silenzio. Così il Giappone ha ricordato quell’11 marzo di tre anni fa quando il Paese fu colpito da un terremoto di 9 gradi della scala Richter, con conseguente tsunami e un disastro nucleare. Più di 18mila persone furono travolte dalle gigantesche onde abbattutesi sulla costa, che devastarono le prefetture di Miyagi, Iwate e Fukushima, nome quest’ultimo che è ormai per tutti sinonimo di disastro atomico. Nessuno è deceduto a seguito delle esplosioni di idrogeno e delle radiazioni sprigionate dal complesso atomico nelle ore e nei giorni successivi, tuttavia circa 1650 persone sono decedute in seguito allo sgombero per il brusco degradarsi delle loro condizioni di vita.
Centinaia di cerimonie commemorative si sono tenute in tutto il Paese, mentre a Tokyo quella ufficiale, promossa dal governo al Teatro Nazionale, ha visto la partecipazione dell’imperatore Akihito insieme alla consorte Michiko, del premier Shinzo Abe, dei componenti dell’esecutivo e dei rappresentanti, tra gli altri, delle prefetture più colpite.
Dopo l’incidente nucleare, dalle zone vicine all’impianto di Fukushima Daiichi furono allontanate 500mila persone, e di queste 50mila continuano a non poter rientrare nelle loro case, situate in un raggio tra i 10 e i 20 chilometri attorno all’impianto. Complessivamente, circa 270mila persone non hanno ancora potuto tornare nelle loro case. Di queste, oltre l00mila, soprattutto anziani, vivono ancora nelle abitazioni provvisorie prefabbricate. Malgrado le ripetute promesse del governo, molti rischiano di dover aspettare anni prima di essere rialloggiati. Solamente il 3,5% delle abitazioni «definitive» è stato costruito nelle province di Iwate e Miyagi.
Solo nel 2013, intanto, oltre 600 persone coinvolte nella crisi nucleare hanno presentato una denuncia contro lo Stato e la società che gestisce l’impianto, la Tokyo Electric Power (Tepco), per i danni subiti. Tra le denunce, anche un lavoratore della Tepco che si trovava nella centrale al momento dell’incidente e che non ha mai potuto riprendere a lavorare per le ferite riportate.
Per far fronte ai costi di ristrutturazione e alle migliaia di richieste di indennizzo, la Tepco ha approntato un fondo appoggiato dallo Stato pari a 36 miliardi di euro.
ACQUA RADIOATTIVA
Continuano, inoltre, le polemiche sulle conseguenze del cedimento della centrale nucleare: un consulente della Tepco, la società che gestisce Fukushima, ha ammesso che l’azienda «può non avere avuto altra scelta al di fuori di quella di scaricare centinaia di migliaia di tonnellate di acqua contaminata nell’Oceano Pacifico». Parlando ai giornalisti Dale Klein ha spiegato che la Tokyo Electric Power deve ancora fornire rassicurazioni all’opinione pubblica sulla gestione della fuga di acqua radioattiva in mare che continua a ostacolare i lavori di manutenzione del sito. «La strategia a lungo termine della Tepco sulla gestione dell’acqua», radioattiva «è una questione che mi tiene sveglio di notte», ha spiegato Klein, ex presidente della Commissione per la regolamentazione nucleare degli Stati Uniti. «Immagazzinare enormi quantità di acqua in loco non è sostenibile. Un rilascio controllato è molto più sicuro che mantenere l’acqua in loco», ha concluso.
rarduini@unita.it