Giacomo Galeazzi, La Stampa 12/3/2014, 12 marzo 2014
“BUONISTA, DEMAGOGICO” TUTTI I DUBBI DEI CURIALI E DEI GIORNALISTI TEOCON
A tempo di record, il primo a dissentire da Francesco è stato il giornalista e politico Magdi Cristiano Allam. A poco più di una settimana dalla fumata bianca l’ex vicedirettore del Corriere della Sera (battezzato da Benedetto XVI a Pasqua 2008) ha abbandonato il cattolicesimo in polemica con la «papalatria» e il «buonismo fisiologico» di una Chiesa, quella di Bergoglio, che legittima «l’Islam come vera religione» e si erge «a massimo protettore di immigrati e clandestini». In appena un anno di pontificato Francesco ha cambiato il clima attorno e dentro le Mura leonine. Ma in Italia non sono mancate le critiche, spesso innescate dal «decisionismo» di Bergoglio verso la Cei, lenta nel sintonizzarsi con il pontificato: sostituzione di Mariano Crociata con Nunzio Galantino nello scranno-chiave di segretario generale, un cambio che ha avuto come prima conseguenza l’allontanamento del ruiniano Dino Boffo dalla direzione di Tv2000, l’emittente dei vescovi.
Tanta gente comune lo ama e lo guarda con simpatia, ma c’è anche chi dice che i suoi atteggiamenti sarebbero «pauperistici» e «demagogici». Dal punto di vista mediatico questa opposizione si esprime per lo più sui alcuni siti web: ci sono coloro che rimpiangono le battaglie bioetiche sui principi non negoziabili, come il blog del vaticanista dell’Espresso Sandro Magister. Ma critiche quotidiane si leggono anche sul quotidiano «Il Foglio», che ha rivolto un appello affinché il Papa mostri i muscoli in risposta alle pesanti osservazioni dell’Onu sulla gestione dell’emergenza pedofilia, ottenendo tra l’altro le firme di alcuni storici esponenti di Cl. Osserva il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del dicastero dei Testi legislativi, che Francesco in un anno ha rivoluzionato il rapporto tra il Papa e i fedeli esprimendo una reale vicinanza alle persone. Ma «nei centri di potere ci sarà sempre chi dà motivi di divisione e di tensione».
Qualche malumore non si percepisce soltanto tra quei vescovi che storcono il naso di fronte allo stile e alla semplicità di Papa Francesco, perché nostalgici di alcune forme (abiti e protocollo) o perché interpreti di una Chiesa che si sente quotidianamente «in trincea». L’agenda di Bergoglio, i suoi richiami sulla povertà e la giustizia sociale, la sua minore insistenza sulla bioetica lasciano spaesati anche quei parlamentari che proprio sui temi bioetici, con il quotidiano supporto delle gerarchie, avevano costruito i loro percorsi politici.