Luana Di Micco, Il Fatto Quotidiano 12/3/2014, 12 marzo 2014
“CARA MAMMA, PARTO”. CRESCE LA BABY-JIHAD
Parigi Mamma, se tieni questa lettera tra le mani vuol dire che sono arrivata a destinazione. Siediti e leggila attentamente. Mamma, mi sono fatta coraggio e ho lasciato la Francia. Ho deciso di andare in Siria… ma non avere paura. Sono venuta perché avevo bisogno di apportare il mio aiuto ai miei fratelli e sorelle. Mi dirai che non sarei mai dovuta partire, ma ti assicuro, questa terra è benedetta da Dio”. A 22 anni, Anissa ha deciso di arruolarsi e dare il suo contributo alla jihad. Da gennaio la sua famiglia non ha più notizie di lei. La giovane viveva a Bordeaux con la madre, atea, di origine marocchina. Già da alcuni mesi Anissa aveva abbracciato il fondamentalismo islamico e portava il velo. “A un certo punto ha smesso di mangiare carne di maiale e poi sono cominciate le preghiere”, ha raccontato sua madre. Ai media la donna parla con il volto nascosto, mostrando alle telecamere la lettera che la figlia le ha lasciato prima di andare a raggiungere i suoi “fratelli combattenti”. “Le cose sono peggiorate nel 2013. Ha smesso di vedere la televisione, ascoltava canti coranici. Non capisco questa sua decisione di partire”. Nella sua lettera, Anissa sostiene di essere fiera della sua scelta: “Fiera di pensare agli altri, di essere così forte”. Come lei decine di giovani francesi hanno lasciato e continuano a lasciare la famiglia e il Paese per andare a combattere al fianco della ribellione siriana. Gli ultimi dati indicano che 250 francesi sono già partiti, spesso dopo essere stati reclutati sui social network. Sono di tradizione musulmana o convertiti di recente all’Islam. La maggior parte ha tra i 18 e i 28 anni. Certe volte meno. Una “baby-jihadista” di 14 anni, residente a Grenoble, è stata fermata il 28 febbraio all’aeroporto di Lione mentre si stava imbarcando per la Turchia, per poi passare in Siria. La maggior parte sono uomini. Almeno 21 sono morti.
I SERVIZI SEGRETI transalpini avanzano altre cifre: per loro i candidati jihadisti, francesi o residenti in Francia, sbarcati in Siria sono circa 700. Ecco perché il presidente François Hollande ha chiesto la collaborazione del presidente turco Güll “contro questo fenomeno preoccupante”. A Nizza, una quindicina di madri angosciate di vedere i loro figli partire clandestinamente ha rotto il silenzio e chiesto l’aiuto del sindaco, Christian Estrosi. Tra queste, Michelle. Suo figlio, Étienne, 18 anni, ha lasciato casa due giorni dopo Natale: “Non lo riconosco più. Quando gli parlo al telefono, dice che lo sta facendo per salvarci. Ma questa guerra non lo riguarda”. La Costa Azzurra è tra le regioni di Francia a fornire il maggior numero di candidati ai ribelli di Aleppo. Il comune di Nizza, insieme ai servizi sociali e alle associazioni locali, è stato il primo a istituire un’unità di crisi col compito di sostenere moralmente le famiglie e tentare di frenare il fenomeno. Per i giovani aspiranti jihadisti che vengono fermati negli aeroporti, mentre si stanno imbarcando per la guerra con le borse cariche di gilet tattici e accessori per forze armate, si passa dalla ipotetica partecipazione al conflitto siriano, alle celle di una prigione. Una quarantina di procedure sono in corso a Parigi.