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 2014  marzo 12 Mercoledì calendario

ENI, SCARONI E QUEI 5 MILIONI ALL’AMICO DEGLI 007 D’ISRAELE


Si chiama Patrick Landau, cittadino francese di famiglia ebraica. Ed è l’uomo che rappresenta le esigenze dell’Eni in Medio Oriente, Africa e Stati Uniti, anche se è inutile chiedere in giro o a Google: Landau, al di fuori della cerchia dei veri potenti, non lo conosce nessuno. Forse proprio per questo l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha deciso di offrirgli una consulenza da 1,2 milioni all’anno (compresa Iva), circa 5 milioni in quattro anni, con un contratto che il Fatto Quotidiano ha letto e che ha lasciato inizialmente perplessi persino i fedelissimi del numero uno dell’Eni.
Patrick Landau è uno che passa inosservato: media statura, faccia paciosa, stempiato con gli occhiali potrebbe essere un professore di liceo o un archivista. E invece è l’uomo al quale l’Eni di Scaroni si affida per questioni delicate come l’individuazione dello stretto sentiero che permette di mantenere i rapporti con l’Iran senza fare infuriare americani e israeliani. Landau è azionista al 100 per cento di Maydex AG, società con capitale di un milione di franchi svizzeri che ha il suo indirizzo a Bahnhofstrasse 3, Pfäffikon SZ, nel cuore del paradiso fiscale più ambito d’Europa. Sul lago di Zurigo si paga un’aliquota massima sulle imprese del 11,8 per cento.
NEL 2012 QUANDO si vede arrivare sul tavolo il rinnovo biennale del contratto di consulenza con la società di Landau, la responsabile dell’audit e controllo interno, Rita Marino, storce la bocca. La Maydex è una società controllata da una persona fisica e con sede in un paradiso fiscale. Landau si mette in tasca un compenso annuale (quasi detassato) che nemmeno un top manager si sogna. A concedere senza alcuna gara questo incarico riservatissimo non è una divisione qualsiasi dell’Eni ma proprio quella corporate che risponde personalmente a Scaroni. La questione è delicata. Il contratto biennale era stato siglato nel 2008 e rinnovato senza gara. Il rinnovo del 2012 è l’occasione per una due diligence. Due le criticità segnalate dal servizio audit: su un fatturato di 1,5 milioni di euro, la Maydex AG ne ricava ben 1,2 milioni di euro da Eni. Non basta: Rita Marino partendo da questo dato mette nero su bianco a futura memoria che, vista la delicatezza del contratto e visto che la società ha sede in una zona a regime fiscale privilegiato, si potrebbe delineare il rischio di vedere nella Maydex una “covered business partner ai fini delle Management System Guideline “Anticorruzione”, cioé un soggetto che, secondo le norme interne, “agisce per conto di Eni con riguardo ad attività di lobby, all’ottenimento di approvazioni previste dalla legge o a trattative con un Pubblico Ufficiale”. L’inclusione di Maydex in questa categoria fa scattare le MSG, cioé le norme anticorruzione interne le quali prevedono una serie di obblighi per il partner di Eni.
Alla fine anche l’audit concede il via libera. E così Leonardo Bellodi, responsabile delle relazioni istituzionali di Eni corporate, può firmare il contratto con Maydex AG. È interessante notare chi è il direttore della società svizzera di Landau. Si chiama Meir Gershuni, da Tel Aviv, fa parte del team che guida società di sicurezza Axiom Security and Management. Sul sito è presentato così: “recentemente ritiratosi dalla ISA, Agenzia di Sicurezza Israeliana, Gershuni è l’ex direttore del Ufficio sicurezza del Servizio Estero di Israele. Le sue responsabilità includevano la direzione della sicurezza del ministero degli esteri e l’implementazione della protezione delle missioni diplomatiche, del corpo diplomatico e delle informazioni classificate”.
Per le sue conoscenze anche nel mondo dei servizi di sicurezza israeliani Patrick Landau era pagato profumatamente anche daPierFrancescoGuarguaglini quando era presidente di Finmeccanica. Nelle intercettazioni agli atti dell’indagine della Procura di Napoli dei pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio si sente parlare di “Patrick” e dei suoi rapporti con gli israeliani a metà dicembre del 2011 quando l’amministratore delegato di Alenia Aremacchi Giuseppe Giordo vola con Landau in Israele e pochi mesi dopo, a luglio del 2012, Italia e Israele firmano un accordo di notevole entità: la Alenia (gruppo Finmeccanica) vende 30 addestratori M346 agli israeliani e questi invece vendono agli italiani di Telespazio un satellite spia e due aerei radar Eitam. Quando i pm napoletani chiedono all’ex direttore commerciale di Fin-meccanica, Paolo Pozzessere, delle consulenze, lui racconta che Landau guadagnava circa un milione di euro all’anno anche se non si capiva per fare cosa.
I RAPPORTI tra Scaroni e Landau risalgono a più di dieci anni fa quando l’ad di Eni era consigliere di BAE Systems, e la società elettronica e della difesa britannica si serviva di Landau, amico di Sir Richard Evans, numero uno di BAE. Il nome di Landau compare anche nell’indagine della Procura di Monza sulla sospetta corruzione per la gara del ponte sullo stretto di Messina vinta da Impregilo nel 2004. Paolo Savona, Piergiorgio Romiti e Carlo Pelanda (non Landau) vengono indagati e poi archiviati con l’ipotesi di corruzione dal pm di Monza Walter Mapelli “in relazione all’aggiudicazione della gara di appalto per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina e per l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione di una tratta della metropolitana di San Pietroburgo”. Nella richiesta di archiviazione che chiude l’indagine si legge che “Savona Romiti e Pelanda, unitamente a Patrick Landau, presidente della banca di affari Colbert e uomo di fiducia di Vinci (colosso delle costruzioni franco-canadese Ndr) in Italia, stavano lavorando per una alleanza strategica ed azionaria tra Impregilo ed i francesi”. Il pm ricorda poi una conversazione tra Savona e Pelanda del 3 aprile nella quale Savona racconta di un incontro con i francesi di Vinci. Secondo il pm “dall’ascolto delle conversazioni sembra evidente che i francesi chiedano all’azienda italiana di contribuire al pagamento di una tangente a pubblici ufficiali russi”.
STORIE VECCHIE che non hanno mai portato nemmeno a sollevare un’accusa. Secondo Eni: “ll rapporto con Maydex nasce nel 2008, nell’ambito della necessità di ottenere dall’amministrazione americana un’esenzione sulle attività Eni in Iran. Se sanzionata, Eni avrebbe dovuto rinunciare a un credito certo di 3,3 miliardi di dollari e a un claim di circa 800 milioni di dollari, per recupero di investimenti fatti, che vantava nei confronti della National Oil Company iraniana. La decisione di concedere l’esenzione era osteggiata dall’AIPAC [American Israel Public Affairs Committee]. Si individuò nella Maydex di Patrick Landau, esponente della società israeliana, un soggetto idoneo a rappresentare la posizione Eni nei confronti dell’AIPAC e delle istituzioni israeliane. Alla fine del 2010, il lavoro svolto con Maydex ha portato all’ottenimento da parte di Eni dell’esenzione dalle sanzioni rilasciata dal Dipartimento di Stato. Questa esenzione è condizionata al monitoraggio delle attività Eni in Iran da parte delle autorità Usa, lavoro al quale ha fornito supporto Maydex rappresentando le nostre attività alle istituzioni USA e israeliane. Il contratto con Maydex AG, per il valore di un milione di euro all’anno, è stato stipulato in accordo con le procedure in essere in Eni, che per contratti intuitu personae non richiedono procedure di gara ma un’analisi sull’idoneità del consulente ai fini dei servizi richiesti”. Quanto allo status di “covered partner”, Eni ha effettuato “verifiche sull’insussistenza di precedenti penali”.