Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/3/2014, 12 marzo 2014
PERISCOPIO
Renzi, mercoledì abbassiamo le tasse. Però presto, che al pomeriggio ho il calcetto. Spinoza. Il Fatto.
Il presidente del Bayern ammette: «Ho evaso 18,5 milioni di euro». Un altro dei primati del Milan che viene battuto. Il rompi-spread. MF.
Molti lettori si sono stufati di sentirmi parlare sempre di Renzi. Anch’io. Jena. la Stampa.
Mercoledì taglieremo 10 miliardi di tasse. E giovedì, finalmente, gnocchi. Maurizio Crippa. Il Foglio.
Oggi il popolo non crede più nella sinistra, particolarmente perché esso vede trionfare una sinistra che non ha della morale ma è moralizzante, dato che si posiziona sui problemi «societali» e che chiede di staccarsi dalle classi popolari perché il «mercato politico» rende meno di quello dei borghesi progressisti. Se la sinistra rinuncia al sociale, essa punta diritto al suicidio. Bisogna inventare una social democrazia del terzo tipo che sia in grado di rinnovare il suo patto con il popolo mentre converte quest’ultimo al realismo. Jacques Julliard, Les Gauches françaises: 1762-2012. Flammarion.
Mentre preparavo L’Abitacolo si è fermata a fianco della mia una Panda grigia. È uscito un ragazzo distinto che mi ha fatto mille feste. Diceva di essere il figlio del mio amico Proietti (a Roma un Proietti si conosce facile, è come Bianchi o Rossi). Mi racconta che fa il sarto e vuole regalarmi una giacca perché così gli faccio pubblicità. Un po’ intontito e con 50 euro in mano appena presi al bancomat per saldare l’alimentari (altri 200 euro li avevo infilati in tasca) dico che non posso accettare. Lui dice che si offende. Gag di qualche minuto, poi butta nella mia auto un sacco con presunta giacca. Mi dice «sei imbarazzato? Va beh, pagami la benzina!» e mi sfila i 50 euro dalla mano abbracciandomi e baciandomi come un vecchio amico. Resto inebetito come un pollo. Lui fugge via sulla Panda. Guardo il sacco e dentro solo stracci. Metto la mano in tasca e i 200 euro non ci sono più... Sì, proprio un pollo. Fatto arrosto. Lo racconto perché così starete più in guardia di me. Franco Bechis. L’Abitacolo di Libero.
Il colmo dell’ottimismo è di Robert Hossein: «Credo talmente in Dio che finirà bene per esistere». Paul Vermuz: «On m’a dit de ne pas le dire!», mi hanno detto di non dirlo. l’Archipel.
Vale certo l’amaro aforisma americano secondo il quale «un cammello è un cavallo disegnato da una commissione parlamentare», ma non c’è dubbio che si possano disegnare cammelli migliori o peggiori. Guglielmo Zucconi, La paga del deputato. Rusconi, 1978.
Questa Milano è diversa da quella che ho conosciuto. Intanto, sarà una banalità, Milano così sporca non lo era mai stata. Milano era la più europea delle città italiane. Milano faceva ricordare Zurigo piuttosto che Marsiglia, Lione più che Belgrado, o anche Vienna perché risentiva ancora di certe dominazioni. Oggi Milano è una città nella quale si fa veramente fatica a vivere. Giorni fa ho sfogliato un bellissimo volume-strenna del Banco Lariano e, fra le stampe dei mestieri di una volta, c’è uno con un cesto, una scopetta, una palettina, una gerla sulle spalle, e si chiama il letamaiuolo. Io che vivo e lavoro in centro, non adopero mai la macchina, mi piace camminare, vorrei guardare le vetrine, la gente negli occhi. Ma non posso perché debbo sempre camminare col naso incollato per terra. Per non inciampare e zampettare fra gli escrementi dei cani, che sono gli autentici dominatori del centro di Milano. Gigi Moncalvo, Milano no. Edizioni Elle, 1977.
M’ero immaginato il padre di Linda come un omone tozzo e possente, dalla sbirciata crudele; ho davanti a me una creatura pelle e ossa, con una testa minuscola da uccello, che guarda spaurita. S’inchina ogni volta che gli rivolgo la parola. Per tutto il viaggio è rimasto ammanettato dietro la schiena. Domenico Campana, Pietà per le belle. Mondadori.
Una regione, la Sicilia, di cave di tufo e di acquitrini dove vivono i «pesci che cantano»: le rane, e dove i contadini, d’estate, devono aspettare il tramonto per andare nei campi, perché il sole è così forte che potrebbe ucciderli. Sebastiano Vassalli, L’italiano. Einaudi.
Il Rossoni si è rivisto quattro anni dopo, nel 1908, ai primi di giugno. Era di passaggio, era venuto a fare una riunione alla lega e s’è fermato a casa nostra, la sera, a cena. Era insieme a un altro (un piccoletto rispetto a lui) che ci aveva portato a far conoscere, un maestro elementare delle parti di Forlì: «Suo padre fa il fabbro» aveva detto il Rossoni a mio nonno. E mia nonna subito: «Ah! Allora ditegli se mi può aggiustare l’erpice, intanto che io faccio da mangiare». Antonio Pennacchi, Canale Mussolini. Mondadori.
Quelle ventidue anime, rannicchiate nel guscio dei banchi, vibrarono d’uno dei più raffinati piaceri che la scuola procuri ai suoi forzati: lo spettacolo del professore infuriato e impotente. Ora il professore Vergato taceva, ma soffiava dalla cattedra un rantolo asmatico, simile a un bisonte ferito a morte e tuttavia pericoloso. Luigi Santucci, Il Velocifero. Mandadori, 1963.
A volte, quando un medico segue il funerale di un cliente è la causa che segue l’effetto. Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton editori.
Lotta, una parola infinitamente ridicola, la lotta. Qual era stata la loro lotta. Avevano partecipato a interminabili assemblee comuniste, a Praga, avevano le piaghe sul sedere, ma nell’istante in cui si alzavano dalla sedia per esprimere qualche opinione molto radicale (bisogna colpire ancora più a fondo il nemico di classe, o qualche altra idea formulata con ancora maggiore intransigenza) avevano la sensazione si somigliare a personaggi di dipinti eroici. Lui cade a terra, la pistola in pugno, il braccio insanguinato da una ferita e lei, anche lei con la pistola in pugno, avanza là dove lui non è riuscito ad arrivare. Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio. Bompiani, 1978.
Della letteratura mi affascina il fatto che, con giusto 26 lettere, è possibile esprimere tutto l’immaginabile. Michael Kruger, editore tedesco. Der Spiegel.
Mi sarà fedele?/ Dubitare mi è a lungo / insopportabile / i miei lunghi capelli neri / arruffati questa mattina / come i miei pensieri confusi. Lady Horikawa, dama di compagnia dell’imperatrice Madre Taikeen.
APPENDICITE: attaccapanni per scimmie. Dizionario satirico
A me i moralisti basta guardarli in faccia. Non ne hanno mai una sola. Roberto Gervaso. il Messaggero.