Enrico Marro, Corriere della Sera 12/3/2014, 12 marzo 2014
«TUTTO IL TAGLIO DELLE TASSE A LAVORATORI E PENSIONATI NIENTE REGALI AGLI EVASORI»
ROMA — Susanna Camusso, diciamolo in premessa: che cosa non le piace di Renzi?
«Diciamolo in premessa: non è questione di antipatia o simpatia. Il giudizio è sul merito».
Certamente non vi siete presi.
«Quando leggo di feeling o no tra me e Renzi, non capisco. Voglio dire: se parla di scuola sono felice, se disprezza le parti sociali no. Dipende dai contenuti, non da tendenze caratteriali: non dobbiamo mica fidanzarci!». E il segretario della Cgil scoppia a ridere.
Va bene, ma perché, se il premier annuncia un taglio delle tasse di 10 miliardi lei minaccia la mobilitazione e lo sciopero.
«No guardi se il governo taglia le tasse noi festeggiamo. Quello che chiediamo è che il taglio vada tutto a beneficio dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, con le detrazioni. E non venga annullato con interventi sulla spesa sociale. Sotto il governo Letta proclamammo uno sciopero proprio per questo. La mobilitazione è per chiedere lavoro, fine della precarietà, politiche per i giovani e il Paese».
Perché è contraria ad un taglio anche a beneficio delle imprese, cioè sull’Irap?
«Perché pensionati e lavoratori sono coloro che hanno dovuto ridurre i consumi. Quindi se vuoi far ripartire la domanda devi cominciare da qui. Inoltre, fin dal governo Prodi, è dimostrato che tagli indiscriminati a favore delle imprese non producono un posto di lavoro in più».
Il sociologo Luca Ricolfi obietta che la vostra proposta privilegia i lavoratori già protetti, a svantaggio degli autonomi e dei precari.
«No, noi proponiamo che per chi ha un reddito così basso da non poter beneficiare di detrazioni, si trovi una forma adatta ad aumentarlo. Penso si debba stare attenti a non favorire gli evasori che spesso si nascondono proprio tra i redditi bassi».
Ma è meglio dare qualche decina di euro in busta paga o tassare meno le aziende a beneficio anche dei posti di lavoro?
«Non abbiamo visto in questi anni una corrispondenza tra profitti e lavoro, anzi c’è stato uno spostamento progressivo degli investimenti verso la rendita. E’ giusto sostenere le imprese che innovano e assumono, ma per questo non serve un taglio generalizzato dell’Irap».
Il presidente della Confindustria Squinzi dice: chiediamolo agli italiani se preferiscono qualche euro in più oppure il lavoro.
«Girando l’Italia per il congresso, incontro persone che chiedono lavoro per i loro figli e nipoti. A Squinzi dico che ciò non si ottiene finanziando a pioggia le imprese, che assumono solo quando aumenta la domanda.»
A proposito di “chiedere agli italiani” anche Renzi si rivolge ai cittadini, quasi contrapponendoli a voi sindacati e alle imprese.
«Lo diceva anche Monti, lo fa Grillo. C’è un’idea sbagliata che così facendo si riduca lo scarto tra la politica e il Paese».
Ma forse qualcosa ha sbagliato anche il sindacato, se è diventato così impopolare .
«Nonostante sei anni di crisi economica abbiamo molti nuovi iscritti. Detto questo è da molto che abbiamo aperto una riflessione sui giovani e i precari che sono stati trascurati e su una contrattazione più inclusiva».
C’è però anche un problema di immagine: il sindacato burocratico, fonte di privilegi.
«Incontro di continuo gente che mi dice “meno male che c’era quel delegato che mi ha risolto questa vertenza o quel problema”. È vero poi che c’è una parte dell’opinione pubblica che ci ha associato alla politica, ma noi siamo un’altra cosa».
Perché?
«Perché stiamo tra la gente, sui luoghi di lavoro, facciamo contrattazione, guadagniamo molto meno, non viviamo di soldi pubblici».
E il miliardo che ogni anno va a patronati e caf? E i distacchi sindacali nel pubblico?
«Si tratta di una campagna che segue la moda. I caf e i patronati sono non solo dei sindacati, ma anche delle associazioni imprenditoriali, dei liberi professionisti e di altri soggetti. Chi vuole sopprimerli forse vuole che i cittadini paghino commercialisti e tributaristi, perché caf e patronati erogano servizi. Se poi uno mi dice che il governo manderà la dichiarazione dei redditi compilata a casa, lo scenario cambierebbe e noi di nuovo applaudiremmo. Inoltre, i caf sono società con bilanci autonomi e certificati, i patronati sono ispezionati dal ministero. Sui distacchi, rappresentare i lavoratori mi pare un esercizio di democrazia».
Non crede che anche il vostro modo di selezionare i dirigenti sia da rivedere? Non sarebbero meglio le primarie della cooptazione?
«Sarebbe un’operazione di trasferimento al sindacato delle modalità della politica e già per questo non positiva. Non c’è cooptazione, i dirigenti del sindacato si selezionano nei luoghi di lavoro».
Le primarie no. Ma forse il sindacato ha qualcosa da imparare da Renzi. Un esempio: il premier ha detto che i sindacati dovrebbero mettere online tutte le spese e la Fiom, che non aveva mai pubblicato i bilanci, li ha messi sul sito.
«Ha rispettato, in ritardo, le nostre delibere. Se Renzi ha contribuito, meglio».
Come finirà lo scontro con Landini?
«E’ in corso una consultazione democratica nella Cgil sull’accordo sulla rappresentatività che determinerà le nostre decisioni».
Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare anche una riforma del mercato del lavoro.
«Se si tratta di nuove flessibilità contrattuali non siamo d’accordo. Se invece le si vogliono sostituire con un contratto unico siamo disponibili. Ma è necessario anche riformare gli ammortizzatori sociali, che devono poggiare su due strumenti: la cassa integrazione e l’indennità di disoccupazione, entrambe estese ai lavoratori che ne sono privi, la prima finanziata anche dalle imprese che oggi non versano questi contributi e la seconda anche dalla fiscalità generale».
In questo schema accetterebbe il contratto di inserimento con i primi tre anni non coperti dall’articolo 18 sui licenziamenti?
«Se è un contratto unico, siamo pronti a discuterne».