Giampaolo Visetti, la Repubblica 12/3/2014, 12 marzo 2014
IL LATO HARD DEL CIBO
Il ventiquattrenne Choi, alias re degli chef Biryong, ogni sera alle dieci indossa la mimetica e comincia a divorare cibo davanti ad una telecamera. Prima si dimena in una cucina hi-tech, poi chiede ai fans se è il momento di ingoiare maiale stufato e scatena le mascelle davanti a migliaia di ammiratori che lo seguono in streaming. A contendergli il successo sono la Diva, giovane extra-large che trangugia torte alla crema e pollo fritto, e un comico australiano che racconta barzellette irresistibili mentre si gonfia di cavolo fermentato. «Mangia e ciatta» è oggi il web-show preferito in Corea del Sud e chi è disposto a metter su venti chili all’anno diventa una star. Il pubblico si collega con il proprio divoratore preferito, lo segue mentre si ingozza, chiacchiera online e accetta imbarazzanti soprannomi. A Seul il reality dei bulimici è chiamato «food porn». Il cibo sostituisce il sesso, ma il problema non cambia: la Rete promette ciò che manca e accende il desiderio di ciò che più spaventa. A un popolo di anziani soli non resta così che il bisogno di mangiare virtualmente con qualcuno: meglio se superdotato di appetito e con uno stomaco di ferro.