Claudio Salvalaggio Ansa 11/3/2014 (Dagospia), 11 marzo 2014
Quanto costerebbe economicamente alla Russia riprendersi la Crimea? Gli esperti hanno già cominciato a fare i loro calcoli, quantificando entrate e uscite dell’annessione e gli effetti "collaterali" delle sanzioni e della fuga dei capitali
Quanto costerebbe economicamente alla Russia riprendersi la Crimea? Gli esperti hanno già cominciato a fare i loro calcoli, quantificando entrate e uscite dell’annessione e gli effetti "collaterali" delle sanzioni e della fuga dei capitali. Secondo un calcolo del Moskovski Komsomolets, Mosca dovrebbe sborsare circa 20 miliardi di dollari in tre anni, ossia oltre 6 miliardi l’anno. In caso di secessione, Kiev staccherebbe la spina di gas, acqua, elettricità e trasferimenti finanziari (quest’ultimi già congelati). La Russia dovrebbe quindi garantire la fornitura di energia elettrica costruendo una centrale elettrica e a vapore, alimentata a gas con un gasdotto da posare sul fondo dello stretto di Kerch: il giornale stima una spesa di 2-3 miliardi di dollari, oltre a 500 milioni di euro per la posa dei cavi elettrici. Per migliorare i collegamenti con la Russia, si dovrebbe realizzare anche un ponte sullo stretto di Kerch: sono altre tre miliardi di dollari. Mosca dovrebbe inoltre compensare il calo degli introiti turistici, calcolato in circa mezzo miliardo di dollari, garantire i flussi finanziari di Kiev (2 miliardi di dollari l’anno) e tappare un deficit di un miliardo di dollari. Ci sarebbero anche delle entrate: non si pagherebbero più i 100 milioni di dollari annui per l’affitto della base navale di Sebastopoli e nelle casse di Gazprom entrerebbero 4 miliardi di dollari l’anno dopo la cancellazione da aprile degli sconti sul gas a Kiev. Last but not least, si potrebbe modificare il tragitto del futuro gasdotto South Stream sotto il Mar Nero, evitando i fondali turchi ed usando quelli della Crimea, con un risparmio per ora teorico quantificato in complessivi 5 miliardi di dollari. Tenendo per buone tutte le entrate e le uscite, la Crimea potrebbe costare alla Russia ’solo’ 2 miliardi di dollari l’anno. Ma, secondo gli esperti, bisogna considerare anche il rischio di un’accelerazione della fuga dei capitali: per Igor Nikolaiev, direttore dell’Istituto di analisi strategica, potrebbe arrivare a 150-200 miliardi di dollari l’anno, oltre quindi i 134 miliardi di dollari del 2009, l’anno nero della crisi finanziaria mondiale. E non bisogna dimenticare le sanzioni occidentali, con il congelamento di asset finanziari, aziendali e immobiliari. A tremare solo anche banche statali russe come Sberbank e Vtb, che si sono sviluppate nell’est Europa, compresa l’Ucraina, e posseggono asset nell’Europa occidentale e negli Usa. Idem colossi pubblici come Gazprom o Rosneft. Ma i più preoccupati sono gli oligarchi, con le loro società ormai globalizzate, quotate anche all’estero, finanziate da banche straniere. Del resto Putin li aveva profeticamente avvertiti quando era tornato al Cremlino nel 2012: "Tenere asset fuori della Russia vi rende troppo vulnerabili alle mosse dei governi stranieri, è ora di portare a casa le vostre ricchezze". Ma la ’nazionalizzazione delle elite’ è rimasta lettera morta. 2. UCRAINA, IL PARLAMENTO DELLA CRIMEA PROCLAMA L’INDIPENDENZA - IL GRIDO DI YANUKOVICH: «LE NUOVE AUTORITÀ DI KIEV VOGLIONO SCATENARE LA GUERRA CIVILE» Da www.ilmessaggero.it Con 78 voti a favore su 81, il Parlamento della Crimea ha dichiarato l’indipendenza dall’Ucraina. Noi deputati della Crimea e di Sebastopoli (che gode di uno statuto speciale, ndr), in virtù delle norme internazionali e del parere consultivo della Corte internazionale di giustizia dell’Onu sulla dichiarazione d’indipendenza del Kosovo del 22 luglio 2010, «abbiamo deciso che se verrà approvato il referendum del 16 marzo, nascerà la Repubblica di Crimea che sarà uno Stato della Federazione russa». Lo si legge nella «Dichiarazione sull’indipendenza della Crimea e di Sebastopoli», approvata oggi dal Parlamento della regione. Nel 2010 la Corte dell’Aja aveva dichiarato che la proclamazione d’indipendenza unilaterale del Kosovo «non è illegale» e «non viola il diritto internazionale». La Francia: «Indipendenza illegittima» Per la Crimea «nessun paragone regge» nè con il Kosovo nè con la Georgia. «Oggi le uniche autorità ucraine che riconosciamo sono quelle frutto dell’accordo firmato il 21 febbraio. Qualunque altra azione non ha legittimità politica». Così il ministro francese per gli Affari europei Thierry Repentin ai giornalisti a Roma sulla decisione del parlamento della Crimea di proclamarsi indipendente. Il grido di Yanukovich «Sono l’unico presidente legittimo dell’Ucraina e continuo ad essere il comandante in capo dell’Esercito»: lo ha detto il deposto presidente ucraino Viktor Yanukovich in una conferenza stampa a Rostov sul Don, est della Russia, trasmessa in diretta tv. Yanukovich dice di ritenere «assolutamente illegittime» le prossime presidenziali in Ucraina e ha annunciato che «appena le circostanze me lo consentiranno, tornerò a Kiev». Poi il presidente deposto ha accusato: «Le nuove autorità ucraine vogliono mettere l’esercito sotto la bandiera di Bandera - il controverso eroe nazionale ucraino che collaborò con i nazisti, ndr - vogliono scatenare una guerra civile e intendono dare le armi in mano a militanti. Nel Paese agisce una banda di ultranazionalisti e di neofascisti, che mirano addirittura a prendere la carica di presidente», ha continuato riferendosi implicitamente a Dmitro Iarosh, leader del movimento paramilitare "Settore di destra", determinante nel successo del Maidan. Yanukovich ha ammonito anche i «protettori occidentali di queste forze oscure» a non dimenticare «cos’è il fascismo». La nazionalizzazione della flotta Intanto le autorità della russofona Crimea intendono nazionalizzare le navi della flotta ucraina dislocata a Sebastopoli. «La flotta ucraina a Sebastopoli sarà interamente nazionalizzata. Non intendiamo lasciar uscire le navi ucraine da Sebastopoli», ha annunciato il premier locale Serghiei Aksionov, non riconosciuto e ricercato da Kiev. «Abbiamo precluso l’uscita - ha aggiunto - anche alla flotta civile Cernomor Neftegas», che comprende navi cisterna e per l’esplorazione marittima dei giacimenti di gas e petrolio nel Mar Nero. Lo riferisce Itar-Tass. La legge per l’annessione Quando il 16 marzo prossimo si terrà il referendum sull’adesione della Crimea a Mosca, in Russia non sarà ancora pronta la legge semplificata per l’annessione: oggi infatti la Duma, il ramo basso del parlamento, ha fissato per il 21 marzo la prima lettura del disegno di legge, che consente di inglobare territori stranieri sulla base di un semplice referendum, abolendo la necessità di firmare accordi internazionali. La Francia minaccia sanzioni Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha minacciato stamane nuove sanzioni, forse «da questa settimana», contro la Russia se Mosca non risponderà alle proposte occidentali di bloccare l’escalation in Ucraina. «Abbiamo inviato, attraverso il segretario di stato americano John Kerry, una proposta ai russi», ha detto Fabius ai microfoni di France Inter, in vista di una «contro-escalation». Il ministro non ha precisato in cosa consistesse tale proposta. «Non hanno ancora risposto - ha continuato il capo del Quai d’Orsay - se rispondono positivamente, John Kerry andrà a Mosca e a quel punto le sanzioni non saranno immediate. Se non rispondono o se rispondono negativamente, ci sarà un dispositivo di sanzioni che possono essere adottate fin da questa settimana». Tali sanzioni - ha aggiunto Fabius - «consisteranno nel congelamento di beni personali di russi o ucraini e sanzioni sui movimenti, in materia di visti». Gli scontri a KievGli scontri a Kiev Gli Stati Uniti hanno accusato ieri la Russia di non tener conto delle proposte presentate da Kerry la settimana scorsa all’omologo russo Serghei Lavrov, miranti a mettere fine al conflitto in Ucraina. Lavrov ha annunciato, sempre ieri, che la Russia presenterà le «proprie proposte», dando però l’impressione di non raccogliere l’idea di creare un gruppo di contatto come chiedono la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente americano, Barack Obama. Fabius ha ribadito l’«illegalità» del referendum previsto domenica in Crimea su un eventuale distacco della penisola ucraina, che si unirebbe alla Russia.