Giacomo Amadori, Libero 11/3/2014, 11 marzo 2014
RENZI E IL MISTERO DELL’APPARTAMENTO IN AFFITTO A FIRENZE
Ieri all’ufficio anagrafe del comune di Pontassieve, in provincia di Firenze, sono arrivate almeno tre chiamate dello stesso tenore. Tre giornalisti di diverse testate hanno telefonato per sapere se il premier Matteo Renzi fosse residente nella cittadina. All’ennesima richiesta l’impiegata è sbottata: «È residente qui da gennaio, ma perché fate tutti la stessa domanda?». La risposta è semplice: il dipendente comunale Alessandro Maiorano, censore al limite dello stalking del presidente del Consiglio, lo scorso 22 gennaio sul sito «Laretenonperdona » ha posto tre quesiti a Renzi proprio sul tema della sua residenza e sui motivi del suo trasferimento al di fuori del nucleo famigliare. Infatti l’uomo, denunciato dall’ex sindaco di Firenze per diffamazione, aveva appreso in tribunale che il celebre querelante viveva ufficialmente nel capoluogo toscano. Non soddisfatto, il 27 gennaio, Maiorano chiede il certificato di residenza di Renzi e apprende che il premier dal 13 novembre 2009 al 13 marzo 2011 ha portato il proprio indirizzo in via Malenchini e dal 14 marzo 2011 sino a quest’anno in via degli Alfani, poco distante da Palazzo Vecchio. Scopre anche che il 23 gennaio, il giorno successivo alla pubblicazione dei «tre quesiti», era «avvenuta la sua (di Renzi ndr) emigrazione per Pontassieve».
L’ESPOSTO
A questo punto l’impiegato si insospettisce ulteriormente e presenta un esposto a Guardia di finanza e Agenzia delle entrate in cui scrive: «Non è che per caso il Sindaco, già proprietario di immobili, abbia fatto una furbata per evitare di pagare le giuste gabelle in relazione a prima e seconda abitazione? Ma soprattutto gli appartamenti sopracitati di via Malenchini e di via degli Alfani sono suoi, in affitto o altro? E come mai il Sindaco, appena uscito un articolo, pochi giorni fa, è corso a cambiare la sua residenza anagrafica per riportarla all’ovile a Pontassieve?». A questo punto su alcuni siti Renzi diventa «un furbetto come la Idem», ovvero l’ex ministro dello sport Iosefa, costretta alle dimissioni per aver posto la residenza in una palestra di proprietà, risparmiando così circa 3 mila euro di Imu. In questo caso, però, la storia è diversa, quantunque abbastanza misteriosa.
Navigando su Internet scopriamo che il 17 ottobre 2009 un giornale locale dà la notizia che il neosindaco Renzi starebbe per trasferire la residenza a Firenze. Cosa che avviene il mese successivo, in un palazzo di proprietà di una famiglia aristocratica. Una spesa, immaginiamo, affrontata non certo a cuor leggero, visto che il sindaco in più di un’occasione si era lamentato del magro stipendio (4 mila euro), della precarietà lavorativa della consorte e di avere sul groppone tre mutui. Fatto sta che un anno e mezzo dopo, nel marzo 2011, Renzi trasloca in un attico di 5 vani nella centralissima via Alfani. Un vicino ben informato ricorda le raccomandate per il primo cittadino nella casella della posta e aggiunge: «Mi risulta che il contratto di locazione fosse intestato a Marco Carrai. È stato lo stesso Renzi a confidarmi di essere suo ospite quando aveva bisogno di un appoggio a Firenze ». Oltre che di una residenza ufficiale. «Chi è Carrai? » si chiederanno i lettori. Trentanovenne imprenditore chiantigiano è considerato il consigliere più ascoltato di Renzi. Attualmente è il presidente della Società Aeroporto di Firenze. La sua C&T Cross media nel 2013 ha ottenuto attraverso una procedura senza bando pubblico un appalto per la fornitura di audio guide formato tablet nei musei fiorentini e subito dopo ha ingaggiato come socio l’ex assessore alla Cultura, il renzianissimo Giuliano da Empoli.
La famiglia Carrai è la stessa che nei mesi scorsi ha ristrutturato Eataly Firenze (di un altro renzianissimo, l’imprenditore Oscar Farinetti). Contattato da Libero Carrai spiega di essere impegnato in una riunione e che richiamerà. Non lo sentiamo più. Ci rivolgiamo allora al proprietario di casa, Alessandro Dini, classe 1972, socio dell’azienda di famiglia, la Rototype, produttrice di attrezzature per l’ufficio. La sorella è consigliera nel locale direttivo di Confindustria. Dini, sentite le domande del cronista, rinvia il colloquio al giorno successivo e poi smette di rispondere al telefono. In ufficio si fa negare, nonostante la sua auto sia nel parcheggio. Incuriosti da un atteggiamento tanto sfuggente facciamo qualche ricerca sull’azienda e scopriamo che il sito nel 2012 è stato allestito dalla agenzia di comunicazione Dotmedia, già alla ribalta delle cronache per avere tra i soci Alessandro Conticini, fratello del cognato di Renzi, e per aver curato i siti di diverse società partecipate dal Comune oltre a quelli delle campagne elettorali di Renzi a partire dal 2009.
Insistiamo con Dini che, dopo 24 ore di sms e telefonate, risponde dicendo di non capire lo «sconcertante assalto» a proposito di «un appartamento che do in affitto tramite agenzia». Replichiamo che ci basterebbe conoscere l’intestatario del contratto di locazione della vecchia dimora del sindaco. O, meglio ancora, chi pagasse la pigione. Chiediamo pure lumi sui rapporti tra Dotmedia e Rototype. Dini non si fa più vivo.
I CONSIGLIERI
Sul tema della residenza misteriosa nel frattempo si sono scatenati due consiglieri comunali di opposte fazioni. Per esempio Tommaso Grassi di Sel ha chiesto agli uffici comunali che si occupano di riscuotere la tassa sui rifiuti chi abitasse nell’appartamento di via degli Alfani. «Infatti il proprietario deve indicare i nomi degli affittuari» spiega Grassi. «Purtroppo la mia prima richiesta è stata respinta con la scusa che non era sufficientemente motivata». Il suo collega Francesco Torselli, di Fratelli d’Italia, si è invece rivolto alle anagrafi di Firenze e Pontassieve per capire se sia tecnicamente possibile spostare la residenza in un sol giorno, come ipotizzato da Maiorano. Ricevendo risposta negativa: «Non voglio neppure prendere in considerazione l’ipotesi che Renzi abbia usufruito del proprio ruolo istituzionale per accelerare i tempi o addirittura per bypassare le verifiche alle quali sono invece sottoposti tutti i “normali” cittadini. Se ciò fosse accaduto, sarebbe molto grave».
Sia Grassi che Torselli segnalano infine che la Dotmedia, tra il 2009 e il 2011, si è occupata dei siti web e delle campagne pubblicitarie di alcune tra le più importanti aziende partecipate dal comune di Firenze, in cambio di non meno di 215 mila euro. Tra i committenti Publiacqua e Firenze parcheggi, nei cui cda sedevano due fedelissimi renziani come il ministro Maria Elena Boschi e Marco Carrai. L’uomo dai mille incarichi. Compreso quello, forse, di affittacamere.