Paolo Siepi, ItaliaOggi 11/3/2014, 11 marzo 2014
PERISCOPIO
Formigoni fa colazione con Vittorio Feltri e spende 243 euro. Il venditore di rose ci sapeva fare. Spinoza. Il Fatto.
L’altro giorno, in un bar, Bersani non nascondeva la sua insoddisfazione con alcuni amici: «Renzi è un pazzo», si sfogava, «io ho vinto alla grande le primarie, ho vinto le elezioni politiche, sia pure di poco. Lui ha vinto solo le primarie e pensa di poter fare la rivoluzione». Non parliamo poi di D’Alema che, con l’inconfondibile sarcasmo, comunica a chiunque di aver dato l’addio al Pd renziano: «Io ho un solo partito. Ma è in Europa: il Pse». Augusto Minzolini. Il Giornale.
Il fatto che Berlusconi abbia accettato il doppio turno, dopo essersi consultato con Verdini che è il suo esperto di fiducia, rappresenta, dal mio punto di vista, il maggior successo di Renzi e non una concessione fatta a Verdini. Collegi uninominali e doppi turni sono sempre stati sgraditissimi al Cavaliere. Roberto D’Alimonte, politologo. Il Fatto.
Tutti i rottamati hanno fatto fronte comune e vogliono togliersi la soddisfazione di rottamare il rottamatore. È il fronte del rancore. Rosa Maria Giorgi, fedelissima di Matteo Renzi. Il Giornale.
Non ho mai voluto rispondere a Gianfranco Fini in questi anni ma è successo qualcosa e non mi spiego il suo astio per chi cerca di costruire qualcosa che a lui non interessa più. Ma non posso accettare che parli di noi come bambini viziati: caso mai, qui ci sono giovani che sono dovuti crescere troppo in fretta dopo che il padre è scappato di casa ed è andato in giro per il mondo a sperperare il patrimonio. Giorgia Meloni, la Repubblica.
Non mi attribuisca sciocchezze, che non ho dette né pensate. Dissi che il gandhismo, cioè la resistenza passiva, può paralizzare un Governo ma non può creare lavoro né pane. E poiché il problema oggi in Italia, come in India, non è di paralizzare il Governo ma di dare lavoro e pane, il gandhismo non servirebbe a niente. E difatti oggi l’India di Nehru fa esattamente il contrario del gandhismo: invoca l’aiuto di capitali e di tecnici stranieri e cerca di crearsi industrie, mentre Gandhi era contro l’industria, contro la tecnica, contro le ferrovie. Possibile che tutte le idiozie debbano trovare ammiratori in Italia? Augusto Guerriero, Tempo perduto. Mondadori, 1959.
Poi Briatore comincia a parlare di Marianna Madia, ma non sa bene chi sia la giovane ministra. Dice: «Poi c’è quella... quella... come si chiama? Modìa, Media, Màdia». Si chiama Madìa. «Sì ecco, lei. Che è stata nominata ministro ed è incinta». Sì. «Dev’essere un grande fenomeno. Un genio. Deve esserlo per forza. Perché mia moglie, quando era incinta, faceva la signora incinta. Era ko. Dev’essere brava la Madìa». Racconto a Briatore di quando Marianna Madìa ha sbagliato ministero, confondendo il ministro dello Sviluppo, Zanonato, con quello del Lavoro, Giovannini. «Speriamo adesso non sbagli clinica». Salvatore Merlo. Il Foglio.
L’Unità ha pubblicato un comico articolo di Luigi Manconi che tenta pietosamente di difendere l’indulto del 2006: quello che, per salvare Previti e B., mise fuori quasi 30 mila delinquenti. La tesi (tenetevi forte) è questa: chi viene scarcerato nel momento giusto torna a delinquere per il 68%, mentre i detenuti liberati anzitempo nel 2006 ci sono ricascati (o meglio sono stati beccati a ricascarci) «solo» per il 34%, dunque, l’indulto conviene e occorre farne altri. Saranno felici le 10 mila nuove vittime. Che non avrebbero subito alcun danno se i loro 10 mila persecutori fossero rimasti dentro a scontare la pena per intero. Poi uno si domanda perché il centrosinistra non vince mai. Marco Travaglio. Il Fatto.
Soffriamo di discontinuità, non di un eccesso di continuità. La nostra malattia sta nell’incostanza, in un umore volubile e nevrotico che si riflette sulle stesse regole del gioco e, in conclusione, ci impedisce di giocare. Un solo esempio: la legislazione elettorale. In Germania si mantiene inalterata dal 1953; in Francia il doppio turno risale addirittura alla monarchia orleanista; nel Regno Unito la formula è ancora quella del 1832; gli Usa hanno scelto l’uninominale nel 1842, e da lì non si sono mai schiodati. In Italia, viceversa, abbiamo fin qui sperimentato 12 sistemi elettorali e, con l’Italicum stiamo ancora pasticciando. La legge elettorale reclama stabilità, come i matrimoni: non puoi divorziare a settimane alterne. Sabino Cassese, Governare gli italiani. Il Mulino.
Si strombazza l’Italicum per la Camera, ma da usare solo quando il Senato sarà abolito, forse fra 18 mesi. Un obbrobrio mai visto, incostituzionale col botto. Del resto, è il sogno a lungo cullato lassù sul Colle che, pur di non far esprimere gli italiani, ha preferito affidarsi a maggioranze artificiali (Monti, Letta) che infatti si sono auto dissolte con imperdonabile spreco di tempo e di energie. Adesso tocca al fenomeno Renzi inventarsi un sistema elettorale ad personam che scandalizza perfino uno specialista come Berlusconi. Antonio Padellaro. Il Fatto.
Alla giovane età di 92 anni sono stato colpito da una malattia di nome leucemia acuta. Qualcuno la qualifica «terminale». Descrizione ridicola non solo per la mia età ma per il fatto che l’unica malattia mortale (per tutti gli esseri viventi) mi sembra essere la vita che comincia a spegnersi con la concezione. Vittorio Dan Segre. Il Giornale.
Beniamino Placido (un tempo critico tv de la Repubblica, ndr) fu il primo a consigliarmi di non abitare a Roma. «Lì», mi diceva, «ti capita spesso di incontrare Marzullo o Minoli e di accorgerti che sono simpatici, o complessati, o con il dramma umano». Aldo Grasso, critico tv del Corriere della Sera. Gq.
Alpini della mia compagnia inseguono un maiale che corre a zig zag sulla neve come un pipistrello; gli sparano anche col fucile. Infine lo prendono e lo finiscono. Corrono, gridano e ridono; pare un giorno di sagra per loro. Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve. Einaudi.
Mi sarà fedele?/ Dubitare mi è a lungo / insopportabile / i miei lunghi capelli neri / arruffati questa mattina / come i miei pensieri confusi. Lady Horikawa, dama di compagnia dell’imperatrice Madre Taikeen.
C’è chi ha sopraelevato il Suv togliendo il panorama agli altri, e allora ci si possono aspettare faide sanguinose. Massimo Bucchi. il venerdì.
Il nostro presidente del consiglio, Mariano Rumor, è una persona educata. Dice sempre: «Se mi consente» e la buona creanza non la usa, la spalma. Fortebraccio, «Corsivi ’70 su l’Unità». Editori riuniti.
Niente mi tranquillizza più della sirena dell’ambulanza. Roberto Gervaso. Il Messaggero.