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 2014  marzo 11 Martedì calendario

FINI SI È RIFATTO VIVO INASCOLTATO DA TUTTI


Gianfranco Fini, dopo essere rimasto a lungo aggrappato alla poltrona di presidente della Camera (dalla quale non poteva essere svitato perché è un incarico che dura tutta la legislatura e quindi non dipende dalla mortalità dei vari governi), è uscito definitivamente dal radar della politica e si è trasformato in un oggetto politico sconosciuto. In un paese normale (chessò negli Usa, Uk o Francia) uno come Fini sarebbe stato dimenticato. E lui avrebbe fatto di tutto per farsi dimenticare. In Italia, invece, nessun politico si sente mai rottamato. Al massimo, si considera una «riserva della repubblica». Una locuzione, questa, che non significa nulla ma alla quale si può far dire tutto.
Fini si è rifatto vivo per fare la paternale agli ex amici di partito che, dopo essere stati usati dall’ex segretario di An, si sono decisi a ricostruire una nuova destra in Fratelli d’Italia. La precedente era stata sfigurata dal Fini stesso che, per inseguire sue finalità deliranti, voleva farla confluire sotto le ali del Pd. Solo un narciso che crede allo slogan «il partito sono io» può pensare di portare una formazione di destra sotto le ali della sinistra. E non con il mal di pancia e in via temporanea (come succede con l’attuale governo Renzi) ma con entusiasmo e permanentemente.
Fini adesso osa fare la paternale ai suoi ex amici che, muovendosi contro vento e maree, si sono dati da fare per ricostruire la fisionomia a un partito che era diventato impresentabile, perché irriconoscibile. Fini ha perciò ottenuto, in risposta, una nutrita raffica di accuse da parte dei suoi ex colleghi di partito che non ritengono che Fini, che è la causa prima dello sfascio del partito (prima con la precipitosa fusione con il Pdl e poi con l’altrettanto rapidissimo distacco), possa oggi permettersi di fare delle prediche.
La vicenda di Fini dimostra che un partito non è una dote di cui il segretario può fare quel che vuole, portandolo in giro come se fosse un camper. Un partito (e, in particolare un partito storico) ha un passato, delle radici, dei valori, che non sono disponibili e non possono quindi obbedire a dei capricci, anche se questi vengono dal segretario. Costui può adattare il partito ai tempi che cambiano, ma non può contraddire totalmente i suoi principi.