Rino Barillari, Il Messaggero 11/3/2014, 11 marzo 2014
ASPETTAVO I VIP E LUI MI OFFRIVA LO CHAMPAGNE
«Ciao King, sempre a caccia? Ci vediamo». Se Fortunato mi salutava così, velocemente, voleva dire che aveva fretta di liberarsi di me perché nel locale c’era qualcuno di veramente importante. Io fingevo di allontanarmi e aspettavo, anche delle ore. Ma alla fine ecco che la porta a vetri si apriva e usciva Frank Sinatra piuttosto che Jodie Foster, oppure politici che non volevano essere visti insieme. Fortunato sapeva sempre quando i suoi clienti volevano passare inosservati. In questo ristorante al Pantheon si sono fatte leggi e formati Governi, ho scattato foto a Cossiga e a Spadolini, e se di giorno traslocavano deputati e senatori, la sera arrivavano le star, italiane e internazionali. Nella saletta riservata ho fotografato Romina Power e la madre Linda Christian, Raf Vallone e Amedeo Nazzari, insomma, il mondo. Fortunato era un mio amico, ma i clienti venivano prima di tutto. Ricordo le volte che entravo nel locale e lui con il sorriso mi indicava lo spogliatoio, era un accordo non detto, io non facevo il King dei paparazzi tra i tavoli e in cambio potevo stare nel ristorante per vedere chi arrivava. Ho passato non so quanto tempo della mia vita in mezzo ai cappotti, e siccome Fortunato era un uomo di mondo, per rendermi meno scomoda l’attesa, ogni tanto mi offriva una coppa di champagne. La sera in cui è entrato Tareq Aziz la coppa non so dove l’ho fatta volare via, avevo davanti all’obiettivo il braccio destro di Saddam Hussein. Ho scattato e sono uscito mandando un bacio a Fortunato. Addio amico mio.
Rino Barillari