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 2014  marzo 11 Martedì calendario

ADDIO FORTUNATO, CHEF DEI POTENTI


IL PERSONAGGIO
Ha stretto la mano agli uomini e alle donne più potenti del mondo. Ha posato con l’Incredibile Hulk e Benoid, la sua chioma bruna si è accostata ai lunghi capelli biondi di André Agassi e al calvo Savalas. Dalla porta del ristorante di Fortunato Baldassarri, morto ieri settantenne dopo una lunga malattia (i funerali oggi nella chiesa di Sant’Agostino in via della Scrofa) è passata la storia della politica italiana e mondiale, attori, sportivi. Di molti clienti sono conservate le foto nelle bacheche del locale vicino a pizza della Rotonda. La Democrazia Cristiana lo aveva scelto come luogo d’elezione per cene e ritrovi e, fra le sue mura, così come a piazza del Gesù, decideva le strategie della Prima Repubblica, tanto che si dice che Federico Fellini avrebbe preso ispirazione dalle tavolate dc per la cena di Trimalcione. Cossiga i è andato a mangiare prugne cotte, Prodi il pane tostato con ricotta e miele, Spadolini gelato con lamponi. «Da Fortunato al Pantheon» era la meta prediletta da Fanfani e De Mita e persino da Bettino Craxi, che “tradiva” l’hote Raphael per le prelibatezze della cucina Baldassarri.

LO SCENARIO
Baldassarri, nonostante lottasse da tempo con la malattia, ha lavorato fino a un paio di settimane fa. Originario di Accumuli, nel reatino, aveva aperto al Pantheon nel 1975 dopo aver lavorato da dipendente ai «Tre Scalini», in piazza Navona, e aver lanciato «La rampa». Il ristorante amato dai dc fu anche lo scenario del saluto che i socialisti hanno tributato a Bettino Craxi, nulla togliendo al Pdl con il senatore Lino Jannuzzi uso a festeggiare i compleanni fra quei tavoli, uno dei quali sempre prenotato a suo nome. I primi think tank di Forza Italia erano organizzati, fra una portata di pesce e una mozzarella di bufala, proprio dal giornalista napoletano e vi partecipavano Giuliano Ferrara – che i dipendenti ricordano arrivare in Vespa rossa – l’ex ministro Alfredo Biondi, Tiziana Maiolo e Tiziana Parenti. Nel 2005, poco dopo aver ricevuto un voto di fiducia alla Camera, Berlusconi incrociò a pranzo Marco Follini, con il quale aveva raffreddato i rapporti dopo la decisione di quest’ultimo di non appoggiare il Governo: «Li ho messi in tavoli separati per evitare conflitti», spiegò Baldassarre. Gamberetti fritti e mozzarella per il premier, che al termine confessò: «Con Follini c’è stato un scambio di affettuosità reciproche». Non solo l’ex vicepresidente del Consiglio, ma fra gli epigoni della tradizione democristiana anche Pierferdinando Casini ha mantenuto la frequentazione del ristorante, oltre allo scudo crociato, insieme ai suoi sodali dell’Udc, addolcendo le discussioni con zuppa inglese.
Non mancano alla lista i parlamentari pentastellati, anche se lo stesso Baldassari, nel marzo del 2013, dichiarava: «Non so se sono venuti, sono ancora poco noti. Però Grillo è stato da noi un anno fa, abbiamo anche una foto insieme». Chissà in quale delle categorie di personaggi, le cui foto fanno bella mostra di sé sulle pareti del ristorante, Grillo vorrebbe inserirsi, se fra gli uomini di spettacolo come Arbore e Dalla, o insieme a Spadolini, Cirino Pomicino e Casini, epigoni di quella Roma ”magnona“ che combatte così aspramente, o insieme ai leader mondiali Ronald Reagan, Bill Clinton, il Dalai Lama o quell’Helmut Kohl, ospite di Romano Prodi, che stupì i convitati per la sua golosità: le antologie narrano di quattro assaggi di pasta, compresi i rigatoni alla carbonara di cui l’ex Cancelliere andava matto. Fortunato fino a due settimane fa era alla cassa del ristorante, che ha lasciato al fedele maître Claudio Di Biagio.
Alessandro Di Liegro