Filippo Grimaldi, La Gazzetta dello Sport 11/3/2014, 11 marzo 2014
OKAKA: «NON SONO MESSI MA ORA SONO RINATO»
Mihajlovic ha detto di lei: «Okaka è come il protagonista del Miglio Verde, il nostro gigante buono». «L’ho visto: Michael Clarke Duncan interpretava un ragazzo fisicamente molto dotato. Io sono molto più tranquillo di quel personaggio».
Stefano Okaka, con il Livorno lei ha ribaltato la gara in campo, il mister l’ha fatto nell’intervallo. Ai giornalisti ha detto che vi ha raccontato barzellette.
«Ha avuto una grande intuizione tattica. Siamo rientrati coprendo meglio il campo e la partita è cambiata. Dobbiamo dirgli grazie, io per primo. Mi ha voluto lui qui, insieme a Osti».
Ha avuto ottimi maestri, prima di Sinisa.
«Oltre a Bruno Conti, che mi portò alla Roma con la famiglia cambiandomi di fatto l’esistenza, devo citare Alberto De Rossi e Spalletti. Sono stati importanti nella mia crescita».
Okaka super, ma papà Austin e mamma Doris erano atleti. Merito dei geni. I successi nella pallavolo di sua sorella gemella lo confermano.
«Papà giocava attaccante, mamma correva i 100 metri, ma non a livello professionistico. Poi, quando sono arrivati in Italia (dalla Nigeria: era il 14 agosto 1980, ndr ), siamo nati noi e da quel momento in poi hanno fatto i genitori a tempo pieno».
Lei è stato un talento precocissimo: a 16 anni, un mese e 21 giorni contro l’Aris Salonicco è diventato il più giovane calciatore di una squadra italiana nelle coppe europee. Però ha detto: “Se sei giovane, devono darti possibilità di sbagliare”».
«Non tutti nascono Totti, Messi, o Cassano, che a 18 anni facevano cose che non riescono ad altri. Per maturare servono tempo e partite. Io ho fatto i miei errori: forse non affrontavo il mio lavoro come ora al cento per cento, non ero concentrato esclusivamente sul calcio. Ma è anche vero che la maturità porta con sé l’equilibrio».
Ha dovuto fare spesso i conti con il razzismo. A Firenze tirarono degli oggetti a lei ed a Dacourt. E un giorno, preso di mira dai cori ad Ascoli, andò ad esultare sotto la curva dei tifosi di casa. E poi spiegò: “Sono ignoranti, non sono razzisti”».
«Il razzismo è assolutamente inconcepibile. I bambini non nascono razzisti, lo diventano perché così vengono educati. Sarebbe come vivere in Alaska e odiare la neve. Nel 2014 una cosa del genere non può esistere».
Lei conosce bene Balotelli. Con lui il discorso è diverso?
«Mario è un personaggio ed è pure un giocatore forte. A volte non lo beccano per il colore della pelle».
Benedetta Samp, ma cos’era accaduto a Parma?
«Un problema loro. Mi sono sempre comportato da professionista, eppure sin da luglio ci sono stati problemi. Non ho mai avuto considerazione, e non ne comprendo i motivi».
Per fortuna c’era Cassano.
«Un fratello maggiore, mi teneva su di morale, si è messo a mia disposizione cercando di aiutarmi. Posso solo dirgli un grande grazie. In carriera, Antonio ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato».
Nel calcio, però, oltre all’ex sampdoriano ha altri due amici a dir poco speciali.
«Totti e De Rossi. Con Daniele avevo legato molto all’epoca della prima squadra, forse perché pure lui proveniva dalla Primavera e quindi mi aveva dato una mano. Il rapporto con Francesco è stato straordinario. L’ultima volta, all’Olimpico, era infortunato, ed è venuto a salutarmi negli spogliatoi».
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Di origine nigeriana Stefano Okaka, 24 anni, è nato a Castiglione del Lago (Pg). Alla Samp da fine gennaio, ha segnato 2 gol in 285 minuti. Ha giocato anche con Roma, Modena, Brescia, Fulham, Bari, Parma e Spezia. Su Totti: «Con lui avevo un rapporto di amicizia straordinario. Anche con De Rossi avevo legato molto». Su Spalletti: «È stato un maestro. E Conti mi ha cambiato la vita portandomi alla Roma con la famiglia». Su Cassano: «Quando ero a Parma è stato un fratello maggiore, mi teneva su di morale».