Federico Capitoni, la Repubblica 11/3/2014, 11 marzo 2014
GABRIELA MONTERO LA PIANISTA CLASSICA CHE SUONA A RICHIESTA
In Venezuela la chiamano “la Divina”, e anche se vive da qualche anno a Los Angeles per i venezuelani resta una sorta di eroina della musica nazionale. La pianista Gabriela Montero è combattuta tra l’amore per la sua terra, e la consapevolezza delle difficoltà che il Venezuela sta attraversando, tanto che non riesce a tornarvi: «Mi piacerebbe tornare a vivere in Venezuela ma oggi ci sono troppa violenza e difficoltà con gli spostamenti. Ci ho provato nel 2003, ma ho dovuto lasciare perché per le mie figlie stava diventato pericoloso ». Per la prima volta, Gabriela Montero suonerà stasera a Roma per la stagione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti, portando un programma molto singolare, diviso in due parti: la prima, classica, con Brahms e Schubert; la seconda fatta di improvvisazioni su temi suggeriti dal pubblico. Questa, a parte l’oggettiva bravura nell’interpretazione dei classici, è la caratteristica che ha reso la pianista venezuelana famosa nel mondo: «Mi sono sempre chiesta perché nel mondo classico l’improvvisazione sia così rara oggi. Forse nel tempo si è diventati ossessionati dalla perfezione. Io ho sempre improvvisato fin da quando ho iniziato da bambina. Per me è come fare conversazione, raccontare una storia attraverso la musica ». Per Gabriela Montero l’improvvisazione è parte del gioco musicale fin dall’inizio; lei ha un modo di procedere “antico”, non alla maniera del jazz, le sue sono delle variazioni sui temi più disparati: «Avevo otto anni e a Natale i miei genitori mi regalarono un pianoforte giocattolo — racconta — Ne diventai dipendente, lo suonavo tutto il giorno imitando le canzoni che mia mamma mi cantava per farmi addormentare. Dopo pochi mesi suonavo tutto a orecchio. Non credo davvero che l’improvvisazione si impari. Dovrebbe venire dal nulla, imprimersi su una tela bianca. Io non ho idea di cosa suonerò appena prima di iniziare a suonare: sono un testimone al processo come lo è il pubblico; è ciò che amo di più». Nonostante abbia scardinato alcune convenzioni del concerto classico, coinvolgendo direttamente il pubblico e riservando una considerevole parte della performance alle improvvisazioni, il mondo della musica classica ha mostrato «reazioni incredibilmente positive. Martha Argerich mi ha consigliato di continuare per questa strada. Quando interpreto i classici, suono in maniera molto personale ma senza mai tradire le intenzioni del compositore».
Gabriela Montero ha fatto recentemente parlare di sé per una polemica con il direttore d’orchestra Gustavo Dudamel, che avrebbe tenuto un concerto celebrativo del “Sistema”, il programma orchestrale giovanile fondato da Abreu, nel pieno delle dimostrazioni antigovernative in Venezuela: «Gli artisti e l’arte devono sapere mettersi da parte quando ci sono problemi più grandi — spiega — “Il Sistema” è stato usato come propaganda per i governi di Chávez e Maduro. Non è dunque vero che si tratta di un’organizzazione neutrale e non politicizzata. Il successo e il messaggio del sistema dipingono un’immagine di governi progressisti e socialmente giusti che non è vera».