Sergio Romano, Corriere della Sera 11/3/2014, 11 marzo 2014
MUSSOLINI IN TRIBUNALE COME SI SAREBBE DIFESO
Se Mussolini non fosse stato fucilato, avrebbe subito un processo. Gli argomenti dell’accusa si possono immaginare; nessuno, che io sappia, ha mai scritto con quali argomenti il Duce si sarebbe difeso. Sarebbe interessante chiarire questo punto.
Aldo Spranzi
aldo.spranzi@unimi.it
Caro Spranzi,
Se vi fosse stato un processo, l’avvocato difensore avrebbe dato all’imputato una copia del libro che era stato pubblicato a Londra nell’ottobre del 1943 e di cui abbiamo parlato altre volte, anche su questa pagina. S’intitola «The trial of Mussolini» e il suo autore è Cassius, uno pseudonimo tratto dalla storia romana dietro il quale vi era il laburista Michael Foot, una delle più combattive e discusse personalità della scena politica britannica del secondo dopoguerra. Nell’edizione italiana, pubblicata a Roma nel 1946, il titolo divenne «Un inglese difende Mussolini», ma l’intenzione di Foot era di mettere alla gogna la classe politica conservatrice della Gran Bretagna. Nel suo pamphlet fantastorico Mussolini e il suo avvocato chiamano sul banco dei testimoni gli uomini politici britannici che avevano maggiormente elogiato Mussolini per la sua battaglia antibolscevica, il suo dinamismo, le sue riforme sociali. Se vi fosse stato un vero processo, Mussolini avrebbe certamente adottato quella linea.
Avrebbe messo a disposizione della corte la sua corrispondenza con Churchill alla vigilia della Seconda guerra mondiale? Sull’esistenza di questa corrispondenza non è mai stata fatta sufficiente chiarezza. Secondo una tesi molto diffusa in Italia, le lettere erano in una borsa che Mussolini aveva con sé durante la fuga e che sarebbe scomparsa grazie a un colpo di mano dei servizi britannici, mandati sul Lago di Como per proteggere la reputazione di Churchill. Renzo De Felice era convinto che questa corrispondenza esistesse e continuò a ricercarla insistentemente sino alla fine della sua vita. Alcuni storici britannici hanno fatto ricerche negli archivi del loro Paese, ma non ne hanno trovato traccia.
In realtà vi sono altri documenti da cui risulta che la Gran Bretagna, nella primavera del 1940, cercò di evitare che l’Italia entrasse in guerra a fianco della Germania. Alla fine di maggio vi fu un colloquio tra l’ambasciatore d’Italia a Londra Giuseppe Bastianini e il ministro degli Esteri britannico Lord Halifax. Venne discussa la possibilità di una mediazione italiana e Bastianini scrisse a Roma per sostenere tale prospettiva. Ma Mussolini tagliò corto con un secco rifiuto scritto di suo pugno sul dispaccio dell’ambasciatore. Dieci giorni dopo l’Italia dichiarava guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Come usava dire Talleyrand in queste occasioni quel rifiuto fu peggio di un crimine: fu un errore. La storia non ha bisogno di processi nelle aule di giustizia per pronunciare le sue condanne.