http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=14150, 10 marzo 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - LA PARITA’ DI GENERE NON PASSA
ROMA - Si voteranno entro stasera, in aula alla Camera, gli emendamenti bipartisan sulle ’quota rosa’ per la parità di genere nella legge elettorale. E’ quanto spiega il presidente della commissione Affari costituzionali e relatore dell’Italicum, Francesco Paolo Sisto (di Forza Italia), al termine del ’comitato dei nove’. "Ripartiamo dalla parità di genere - dice Sisto prima di tornare sui banchi -, il relatore e il governo si sono rimessi all’aula per quanto riguarda gli emendamenti trasversali" ossia i tre Agostini. Gli altri due emendamenti in ’rosa’ - di Sel e dei socialisti - hanno avuto parere negativo. Contestualmente, Sisto fa anche sapere che la modifica ’salva-Lega’ è "defunta".
E dunque, dopo una giornata di continui stop and go, partono le votazioni sulle quote rosa. Sono tre gli emendamenti Agostini (quelli sottoscritti trasversalmente) che saranno messi al voto senza parere del governo e del relatore: uno è sull’alternanza di genere (1.88); uno sulle quote 50 e 50 per i capilista (1.93); e uno - che è quello della mediazione tra Pd e Fi, è sulle quote 40-60 per i capilista (1.93). Si parte dal primo.
VIDEO-APPELLO Rete Donne / Sondaggio / Lo speciale
Dopo la pausa lunga del week end dell’8 marzo, la riforma elettorale è tornata oggi a Montecitorio. La speranza del premier Matteo Renzi è di far approvare il testo in prima lettura tra stasera e domani mattina. I tempi però rischiano di riallungarsi ancora perché tra i punti controversi in agenda, un’intesa è stata raggiunta solo sulla delega al governo per la definizione dei collegi plurinominali. L’accordo prevede che i collegi non possono essere inferiori a 120. La riformulazione dell’emendamento prevede ora solo un tetto massimo dei collegi, ma lascia invariati i 25 giorni di tempo assegnati al governo per disegnare i collegi.
In serata, alla ripresa dei lavori dell’aula, la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha annunciato il ritiro dei due emendamenti a prima firma Centemero, cosiddetti ’salva-Lega’. Raggiunto l’accordo tra Pd, Ncd e Forza Italia sulla possibilità di multicandidature (che erano state abolite nel testo originario dell’Italicum): al massimo ve ne potranno essere otto.
In tarda mattinata il governo aveva fatto sapere che sulle quote rosa si sarebbe rimessso all’aula. Il Pd, dal canto suo, si era detto disponibile a una modifica della legge elettorale pro ’quote’, ma - era stato ribadito - deve esserci l’accordo di tutti i sottoscrittori del patto sull’Italicum.
La battaglia bipartisan delle donne a Montecitorio, però, è andata avanti tutto il giorno. Le donne hanno insistito per mettere comunque in votazione, quindi senza ritirarlo, l’emendamento a prima firma Agostini, che è appoggiato da svariate deputate appartenenti a più schieramenti. Molte deputate, inoltre, stamani si sono presentate vestite di bianco, raccogliendo l’appello lanciato da Laura Ravetto di Fi ad indossare un indumento chiaro per sostenere la parità di genere. Tra loro, Alessandra Moretti e diverse colleghe del Pd ma anche Nunzia De Girolamo di Ncd e Michela Brambilla di Fi.
Legge elettorale, deputate in bianco per parità di genere
In assenza di una mediazione che possa coinvolgere anche Forza Italia, per gli emendamenti sulla parità di genere la sorte pare però segnata. Si andrà, con ogni probabilità, al voto segreto ma sono soprattutto i numeri a ipotecare fortemente l’approvazione degli emendamenti. Il documento-appello pro quote rosa è stato infatti sottoscritto da 90 deputate su 197. Le più nette divisioni si registrano all’interno di Forza Italia, ma anche nel Pd - con le renziane che non hanno appoggiato apertamente la battaglia delle colleghe - manca l’unanimità.
GUARDA Anche il leghista in bianco / Santanchè in rosa schocking
Pallottoliere alla mano, poi, c’è il voto decisivo dei colleghi uomini: su 630 deputati, 433 sono uomini. Tirando le somme, quindi, se ai voti degli uomini si aggiungono quelli delle donne contrarie agli emendamenti pro parità di genere, almeno sulla carta dovrebbero essere circa 500 i voti contrari, fatti salvi quei deputati maschi che si sono detti, almeno ufficialmente, favorevoli alla battaglia ’in rosa’. Ma è in particolare l’emendamento che prevede la pari rappresentanza per i capilista a mobilitare i deputati uomini contro il voto favorevole.
ALTRO PEZZO DI REPUBBLICA.IT
ROMA - "Spero che queste ore portino consiglio a chi dovrà decidere su come regolarsi sulle quote di genere". Alla vigilia del riapprodo in aula dell’Italicum - e dopo giorni gravidi di discussioni, lettere-appelli e polemiche - si continua a discutere di parità di genere nelle liste bloccate. Il premier Matteo Renzi si è già detto pronto al sì, una posizione ribadita in tv, ospite da Fabio Fazio, pur sostenendo che non basta "solo una discussione sulle poltrone in Parlamento". Ma stamani a insistere sulla necessità di garantire le ’quote rosa’ è stata Laura Boldrini.
Secondo la presidente della Camera, infatti, "il 50% della popolazione è costituita da donne. Oggi abbiamo buoni motivi perché ci sia una adeguata rappresentanza che ci restituisca il peso della democrazia come soggetto attivo". Qualche ora dopo, intervistata da Lucia Annunziata a In mezz’ora, la Boldrini rincara la dose: "Il 67% degli italiani è favorevole e voterebbe i partiti con ai vertici le donne. Questo fa paura. C’è grossa resistenza di chi ha sempre avuto le leve del potere". La parità di genere - dice ancora - "è importante per rinnovare il Paese. Bisogna dare concretezza al rinnovamento. E’ snodo cruciale e le donne lo sanno bene. Dobbiamo ottenere il risultato senza veti incrociati e senza ricatti. Le quote rosa non vanno a discapito di nessuno ma a vantaggio del Paese".
Un’apertura arriva dal Nuovo centrodestra: "Siamo molto aperti" sul tema della parità di genere, "così come siamo favorevoli alle preferenze" ma "la questione è se per raggiungere l’obiettivo siamo pronti a far crollare tutto l’impianto della legge elettorale". Lo ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, rispondendo a Maria Latella nel corso dell’Intervista su Skytg24.
Napolitano: il sessismo è il virus della politica / Vota il sondaggio
Ma è da Forza Italia che arriva uno stop: "Sulle quote rosa, ricordiamo a Renzi e alla sua ministra Boschi che pacta sunt servanda, e che è troppo comodo sottoscrivere accordi che già si sa non verranno rispettati". Lo scrive, nelle sue parole chiave, ’Il Mattinale’, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Fi di Montecitorio. "In economia si chiama azzardo morale, comportamento opportunistico post contrattuale. Troppo comodo votare l’Italicum in direzione Pd con 111 voti a favore e poi scarciofarlo (fare come con i carciofi, rimangiarselo foglia dopo foglia), perchè i gruppi parlamentari non ci stanno, troppo comodo e troppo facile. Ieri il Senato, oggi le quote rosa, domani le preferenze e dopodomani le soglie. Noi non ci stiamo", si legge ancora.
VOTI DI PREFERENZA FAVORISCONO MASCHI. NELLA LEGISLATURA CORRENTE RECORD DI DONNE PERCHE ELEZIONI CON LISTE BLOCCATE
SVEZIA HA BISOGNO DI UN RIEQUILIBRIO DI GENERE TROPPE DONNE. IN DANIMARCA I RUOLI PIU’ IMPORTANTI RICOPERTI DA DONNE. IN ITALIA INCARICHI NON DI PRIMISSIMO PIANO. RENZI, MINISTERO CON PORTFG 35% CON I SOTTOSEGRETARI 27%.
Più di 90 deputate (e qualche deputato) indossano abiti bianchi in aula alla Camera dei deputati per sottolineare la loro battaglia sulla parità di genere nel corso del dibattito sulla legge elettorale
LISTA DI ASSOCIAZIONI FEMMINILI
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PER L’8 MARZO
Qui trovate il link del blog con gli eventi in Italia e in tutto il Mondo.
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PER CONTATTI CON ASSOCIAZIONI
ACCORDO DI AZIONE COMUNE - www.reteperlaparita.org
ASSOCIAZIONE ITALIANA DONNE PER LO SVILUPPO - www.aidos.it/
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ASSOCIAZIONE NAZ. VOLONTARIE TELEFONO ROSA - www.telefonorosa.it/
ASPETTARE STANCA - www.aspettarestanca.it/
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CASA DELLE DONNE DI MILANO - www.casadonnemilano.it
CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE ROMA - www.casainternazionaledelledonne.org
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RETE PER LA PARITA’ - www.reteperlaparita.org
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UNIONE DONNE ITALIANE - www.udinazionale.org
USCIAMO DAL SILENZIO - usciamodalsilenzio.blogspot.com/
WOMEN IN THE CITY - womeninthecity.it/
ZERO VIOLENZA DONNE - www.zeroviolenzadonne.it/
ROMA - Una lettera appello inviata ai leader dei partiti per rincarare la dose sulla necessità di garantire la parità di genere nell’Italicum. Un documento bipartisan sottoscritto dalle donne parlamentari che arriva all’indomani di un aspro confronto politico. Il voto finale sulla riforma della legge elettorale, infatti, alla fine è slittato direttamente a lunedì per consentire a Fratelli d’Italia di celebrare oggi la propria assemblea nazionale. Un rinvio che cozza con i desiderata del premier Matteo Renzi - che avrebbe voluto chiudere entro la settimana - ma che fornisce tre giorni di tempo per lavorare attorno all’ultimo scoglio rimasto: la parità di genere nelle liste bloccate.
LEGGI Il testo della lettera-appello
A firmare l’appello, insieme ad alcune parlamentari di Pd, Ncd, Sc, Per l’italia, ci sono anche alcune rappresentanti di Forza Italia (come ad esempio Michaela Biancofiore, Anna Grazia Calabria, Michela Brambilla, Mara Carfagna, Elena Centemero, Gabriella Giammanco, Giuseppina Castiello, Catia Polidori, Renata Polverini, Stefania Prestigiacomo, Laura Ravetto, Iole Santelli ed Elvira Savino), partito in parte contrario all’inserimento delle cosiddette ’quote rosa’ nel testo di riforma del Porcellum. Il deputato azzurro Ignazio Abrignani, infatti, oggi ha detto a SkyTg24: "Confermo, almeno per quanto mi riguarda, ma io so che sarà così anche per il mio gruppo, che noi voteremo contro questo emendamento".
Il documento è stato spedito al presidente del Consiglio (che è anche segretario Pd), al presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, al segretario di Ncd, Angelino Alfano, alla segretaria di Scelta civica, Stefania Giannini, e al presidente dei Popolari per l’Italia, Mario Mauro. Stilato dalle deputate, è stato poi sottoscritto anche da molte senatrici. Per l’occasione è stato anche creato un account su Twitter: @paritadigenere.
Ma lo scontro sulla parità uomo-donna non accenna a trovare una soluzione. Stamani la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha commentato così la riunione che si è svolta con le deputate sul tema: "Abbiamo avuto in incontro per fare il punto della situazione sulle questioni di genere, ho raccolto la preoccupazione delle deputate che sono venute a questo incontro, la preoccupazione è che questa legge elettorale non ci faccia fare un passo in avanti ma anzi c’è il rischio che ci faccia fare un passo indietro e questo sarebbe davvero un paradosso". E ancora: "E allora io mi sento di fare un appello a tutte le forze politiche, a tutti i deputati e le deputate affinchè facciano in modo che non si ritorni indietro e che venga riconosciuta alle donne la possibilità di essere candidate in posizione eleggibile".
"Ce lo dice la Costituzione - spiega ancora - e quindi non è solamente una questione sociale, che già sarebbe abbastanza, ma ci sono due articoli della Costituzione, il 3 e 51, che parlano di parità e la parità passa anche per una legge elettorale che tenga presente questo aspetto. Io credo che noi dovremmo considerare questa una grande opportunità, non vorrei si trasformasse in una occasione persa".
Nel Pd, è Francesco Boccia (presidente della commissione Bilancio di Montecitorio) a far sapere: "Non voterò contro perchè sono uomo di parito, ma non voterò nemmeno a favore se l’impianto della legge rimarrà così, senza scelta dei candidati, senza parità di genere, senza riforma del Senato".
Roberta Agostini (Pesaro, 25 agosto 1966) è una politica italiana del Partito Democratico.
Laureata in filosofia; è dipendente pubblico.
È eletta deputato in Campania il 24-25 febbraio 2013.
Il 24 novembre 2009 è scelto come Responsabile nazionale per le Donne e per le Pari Opportunità del Partito Democratico nella Segreteria nazionale del Neo Segretario Pierluigi Bersani.
Il 5 giugno 2013 viene scelta come Responsabile nazionale per le Pari Opportunità e Donne del Partito Democratico nella nuova Segreteria nazionale dal Segretario reggente Guglielmo Epifani. Vicina politicamente all’ex leader democratico Pierluigi Bersani.
NON VORREI CHE CI FOSSERO DONNE BARBIE, NOVANTA SU DUECENTO, SONO CONVINTA COSE GIUSTA NOI DONNE SAPPIAMO MANTENERE LA PAROLA DOBBIAMO MANTENERE PATTO E NON ERA QUESTO IL MOMENTO OFFENSIVO ARRIVARE IN PARLAMENTO CON LA QUOTA COMBATTERE PER DONNE DIMISSIONI IN BIANCO ASILI NIDO ASILO CONDIMINIALE COMBATTERE FIGLIO NON LUSSO COMBATTERE PER PORTARE A CASA UN POISTO IN PIU LE LISTE NON LE DECIDIAMO NOI DIAMO DONNE IN PASTO AGLI UOMINI IO HO LE CARTE IN REGOLA SULLE DONNE HO RISCHIATO ANCHE PERS CONTRO L’INTEGRALISMO ISLAMICO OGGI NON VUOL DIRE STARE DALLA PARTE DELLE DONNE VUOLE DIRE STARE DALLA PROPRIA PARTRE DONNE DI SINISTRA RITARDO PAROLE PAROLE PAROLE ANCORA PARLANDO DI QUOTE ROSA MI INDIGNA BIANCO E PUREZZA TUTTA ’STA PUREZZA IN STE DONNE
QUALITA E COMPETENZE CHE VOGLIO VEDERE ANCHE IN UN UOMO (CATTANEO)
IL LEGHISTA BUONANNO VESTITO DI BIANCO
ANGELA MAURO SU HUFFINGTON POST
Da donna, sono contraria alle quote rosa nelle liste elettorali. E l’attuale dibattito che si è sviluppato in Italia, a rimorchio della discussione sull’Italicum in corso alla Camera, mi rattrista perché è la spia dell’arretratezza culturale del nostro paese. Non siamo un paese scandinavo e si vede: da noi, parità e diritti sono ancora oggetto di discussione, come se fossero discutibili, come se non avessero a che fare con il sano concetto di uguaglianza, come se fossimo ancora nel Medioevo della caccia alle streghe e non in un’epoca comunque posteriore alla Rivoluzione francese. Sostenere che abbiamo bisogno di una legge sulle quote rosa proprio per via di questa arretratezza culturale, è argomento che non mi convince. Soprattutto quando si prendono in considerazione percentuali diverse dal 50 % di uomini e 50% di donne in lista, tipo quel 60 (uomini) 40 (donne) di cui si parla nelle ultime ore. Senza dilungarmi, ne elenco solo 5 di motivi per cui una norma del genere non è utile a risolvere il problema della parità di genere e rischia magari di essere controproducente.
1. Trovo sempre allarmante qualunque ragionamento fondato su una idea di differenziazione tra esseri umani: uomini-donne, bianchi-neri, ricchi-poveri e così via. Perché chiedere le quote rosa e non quelle per i senza tetto, per dire? Non meriterebbero anche loro di entrare in Parlamento, godere del diritto inalienabile e sancito per legge di un posto in lista? E mi fermo qui sulle categorie sociali, il senso del ragionamento credo sia chiaro. Tutti sono uguali davanti alla legge. Nessuno può diventare ’più uguale degli altri’ solo perché parte da una condizione di svantaggio. Di svantaggiati nella società ce ne sono: non è ’solo’ una questione di genere, lo è ’anche’.
2. Non mi piace l’idea di ’chiedere al maschio’ di avere un posto in lista. Il posto in lista si guadagna sul campo, anche con la solidarietà tra donne, le lotte, la partecipazione. Supplicare per ottenere di essere candidata o ricandidata - come lascia pensare l’accanito dibattito delle parlamentari - è sintomo di sudditanza al potere, che spesso è maschile in questo paese. Si dirà: come si fa a sconfiggere un ’nemico’ del genere? E’ dura, lunga, trattasi di rieducazione culturale nelle scuole ma vi risparmio il ’pippone’ sull’argomento. In ogni caso, non esistono bacchette magiche: nemmeno quelle legislative lo sono.
3. Cosa succederebbe se in una data circoscrizione elettorale emergessero tantissime donne in gamba da candidare, così tante da superare gli uomini in gamba? Cosa succederebbe se per legge fosse sancita la parità assoluta ’fifty-fifty’ o se fosse stabilita la versione più ’soft’ di 60% di posti per gli uomini e 40% per le donne? Succederebbe che la legge strangolerebbe una realtà evidentemente più avanzata della legge stessa.
4. L’aggravante del dibattito italiano sta nell’aver esaminato la possibilità di uscire dal seminato del ’fifty-fifty’ per acconciarsi a soluzioni tipo quella del 60/40, nel tentativo di andare incontro alle resistenze di Forza Italia. Un rimedio peggiore del male, che dovrebbe offendere tutte le donne. Perché qui addirittura si esce dal terreno della parità assoluta, seppur deprecabile se stabilita per legge, per entrare in quello della disparità, che sarebbe assoluta proprio perché messa nero su bianco per legge.
5. Difficile non sospettare una certa strumentalità politica nelle argomentazioni di taluni sostenitori degli emendamenti sulle quote rosa in Parlamento. Ma, si sa, la battaglia politica contiene sempre ampie dosi di strumentalità, purtroppo. E preferisco non addentrarmi su questo terreno. Faccio solo notare che, mentre infuoca la discussione sulle quote rosa in lista, in commissione alla Camera ancora giace il testo contro quella terribile pratica chiamata delle ’dimissioni in bianco’ sul posto di lavoro. Questa sì che sarebbe una norma di civiltà: riguarda soprattutto le donne, in quanto sono spesso loro le vittime di una consuetudine ancora strausata in Italia. Ma in realtà riguarda tutti, perché i meccanismi che stritolano i diritti spesso non guardano in faccia al genere maschile o femminile. Soprattutto in tempi di crisi economica.
ANGELA MAURO SU HUFFINGTON POST
ulle quote rosa è calata già la sera: l’aula di Montecitorio si avvicina al voto sull’emendamento sulla parità di genere in lista quasi completamente al buio. La seduta è stata sospesa, proprio per cercare una mediazione. Perché quella libertà di voto per i gruppi di Pd e Forza Italia, ventilata sulle agenzie di stampa, è vera solo sulla carta. Nella realtà, la questione è più complicata. E l’obiettivo di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sarebbe quello di salvaguardare l’impianto originale dell’Italicum, che non prevede le quote rosa. Perché il Cavaliere continua a essere ostile alla norma, anche se dovesse prevedere il 60 per cento di uomini in lista e il 40 per cento di donne, come prevede l’emendamento Agostini (Pd) che verrà esaminato dall’aula (chissà se stasera o domani) con voto segreto. Un tunnel buio, dal quale può uscire di tutto. Ma come al solito la polemica prevale nel Pd, non in Forza Italia.
Pur con il voto segreto infatti Berlusconi sarebbe sicuro di controllare i suoi. Nel gruppo di Forza Italia i sì all’emendamento Agostini dovrebbero essere solo una ventina, cioè quelli delle parlamentari più ‘pasonarie’ delle quote rosa (Prestigiacomo, Carfagna, Ravetto ecc.). La linea ufficiale resta quella del no e secondo i calcoli di Fi dovrebbe essere rispettata anche nel voto segreto. Del resto, basta guardare la composizione di una delle riunioni odierne di trattativa sulla legge elettorale: Denis Verdini, Daniela Santanchè, il ministro Maria Elena Boschi. Tutti schierati sul no e fedeli all’accordo sull’Italicum siglato da Berlusconi e Renzi.
Ma se il vertice di Forza Italia pensa di tenere sotto controllo i propri parlamentari, la questione è più complicata nel Pd. Dove la minoranza chiede invece che il vertice del gruppo dia indicazioni di voto, che si assuma cioè la responsabilità politica di dire no. Insomma, la libertà di coscienza non basta ai bersaniani, Giovani Turchi, cuperliani. Attendono le indicazioni del gruppo. E arricciano il naso di fronte alla decisione del governo di rimettersi alle decisioni dell’aula.
Sulle quote di genere insomma si sta consumando un ennesimo caso di scontro politico tra renziani e anti-renziani del Pd. E c’è un’altra incognita a rendere il quadro ancor più complesso. Vale a dire la tentazione dei cinque stelle di votare a favore dell’emendamento della discordia: proprio per farlo passare e mandare all’aria l’accordo Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale. Non sarebbe la prima volta che i grillini si muovono in questo modo sulla riforma del sistema di voto. Prima dell’estate 2013, appena insediato il governo Letta, votarono a favore della mozione Giachetti sul ritorno al Mattarellum, alla fine bocciata dallo stesso Pd per disciplina di partito. Pardon, di governo.
Se Laura Ravetto, Alessandra Moretti e diverse colleghe del Pd, ma anche Nunzia De Girolamo di Ncd, Michela Brambilla di Fi e Renata Polverini non hanno esitato a vestirsi del colore neutro, il rispetto e la solidarietà sono arrivati anche da Gianluca Buonanno della Lega Nord, in giacca candida, e Davide Baruffi, del Partito Democratico, che ha sfoggiato un ampio foulard bianco
Dominijanni parità genere
Ida Dominijanni, pensatrice femminista e firma storica del Manifesto, è sempre stata contraria all’introduzione delle cosiddette quote rosa. E ora che la parità di genere è diventata uno dei nodi dell’Italicum in discussione alla Camera, non ha cambiato idea.
Perché le quote rosa non sono la soluzione migliore per incentivare la partecipazione politica delle donne?
Per due ragioni. La prima è che il superamento delle barriere culturali non può essere garantito per legge. In secondo luogo, il femminismo radicale è sempre stato contrario a una parità intesa come neutralizzazione del conflitto, oppure come spartizione del potere. E’ quello che sta accadendo in queste ore alla Camera: le parlamentari in fondo stanno dando battaglia per garantire alla quota femminile la metà del potere. Capisco che esistano pressioni per correggere i terribili meccanismi di autodifesa maschile, ma la parità obbligatoria al 50% è artificiosa.
Dunque non andrebbe bene alcun bilanciamento di genere?
Da un punto di vista concettuale è meglio il 60-40, ovvero un meccanismo che impedisce a uno dei due sessi di essere troppo rappresentano. Oppure vedrei meglio l’introduzione della preferenza di genere, come accade nella legge per le elezioni amministrative. Ma, ripeto, questa discussione sulle quote rosa sembra dare ragione soltanto alle deputate che in questo momento le stanno difendendo, quando il femminismo della differenza da quarant’anni procede filosoficamente in tutt’altra direzione.
Qual è l’errore delle parlamentari che in buona fede vorrebbero introdurre la parità di genere?
Occorre riflettere sulla modalità nella quale questa parità viene agita. Perché se nell’Italicum diventasse obbligatorio il 50% delle donne capolista, comunque quelle donne sarebbero scelte dalle segreterie dei partiti, saldamente ancora in mano ai maschi. Sto dicendo che il meccanismo della cooptazione sarebbe lo stesso, soprattutto per la mancanza delle preferenze da parte degli elettori. E’ chiaro che, come è accaduto con Matteo Renzi nella designazione di un governo per metà al femminile, questi maschi di potere sceglieranno sempre donne a loro prossime, e certamente eviteranno le donne conflittuali. Bisogna capire che la rappresentanza è neutra.
La presidente Laura Boldrini preme affinché la legge elettorale preveda una ampia partecipazione femminile. E’ d’accordo con le sue battaglie?
Sono rimasta sorpresa del suo giudizio sulla satira di Virginia Raffaele nei confronti della ministra Maria Elena Boschi, che non ho trovato affatto sessista bensì leggera. In fondo dovremmo salutare come un fatto nuovo e positivo una presidente della Camera donna che critica una comica donna, che a sua volta prende in giro una politica donna. Tutto questo è accaduto in una trasmissione condotta da una donna come Lucia Annunziata, e viene commentata da me, giornalista e femminista. Insomma è tutta una partita di giro al femminile, una bella novità che rischiamo di oscurare se perseveriamo nell’idea che il mondo sia spaccato in due. Questo è solo un esempio dell’ossessione paritaria, proveniente dal femminismo americano, che negli ultimi due anni ha spazzato via il lavoro importantissimo del femminismo della differenza, secondo il quale essere donne non significa solo essere vittime.
Siamo perciò tornati indietro?
Nel dibattito mediatico e politico, sì. Le donne sono state vittimizzate, e questo sta capitando anche nella discussione della parità di genere alla Camera. Dove, per concludere, vorrei chiarire che sarei contenta se le donne riuscissero a contrastare le abominevoli ragioni maschiliste dei colleghi uomini.