Andrea Barcariol, Il Tempo 10/3/2014, 10 marzo 2014
BERNARDINI: «IN PRIGIONE SI INFLIGGE LA MORTE PER PENA»
[Rita Bernardini]
E’ una battaglia che porta avanti da anni, quella sull’emergenza delle carceri. Rita Bernardini, segretario dei radicali italiani, è da sempre in prima fila insieme a Marco Pannella al fianco dei detenuti.
Come giudica il fenomeno dei suicidi in continuo aumento nelle carceri italiane?
«Sono i dati che corrispondo alla situazione delle carceri italiane dove ormai c’è la morte per pena. Perché le condizioni sono proprio quelle che descrive la commissione Europea: inumane e degradanti. Un dato può dare bene l’idea: nelle carcere ci si suicida 20 volte di più rispetto a chi vive all’esterno. Sono condizioni orribili per un Paese che alla fine non ha il coraggio di applicare la pena di morte e così ricorre alla morte per pena. Cito, ad esempio, una categoria particolarmente critica, i tossicodipendenti. Vengono messi in galera, spesso in isolamento, perché commettono dei reati. Appena vengono lasciati da soli muoiono inalando le bombolette del gas che si usano per cucinare. Non è che nelle carceri questo non lo sappiano, è evidente che si tratta di persone dal profilo psicologico debole e non andrebbero messe in quelle condizioni».
Sotto il profilo degli istituti di pena, gli altri Paesi dell’Unione Europea sono dunque avanti anni luce rispetto all’Italia?
«Gli altri Paesi, infatti, non sono stati condannati come noi. Solo per l’Italia è stata fatta una sentenza pilota».
Il problema è solo il sovraffolamento o sono varie le criticità?
«No il problema non è solo il sovraffollamento, ce ne sono tanti. Uno dei più gravi è che non ci sono altre attività. L’unica cosa che si può fare è guardare la televisione. Quella c’è. I detenuti non hanno niente da fare e per loro è veramente la morte civile. Questa totale assenza di attività provoca anche altri problemi. Alcune carceri, ad esempio, sono delle scuole di delinquenza, i detenuti hanno tutto il tempo per imparare. Non è un caso che nell’unico Istituto in Italia dove c’è anche la possibilità di lavorare, la casa di Reclusione di Bollate, la recidiva sia vicina allo zero. Vi assicuro che non si tratta di una coincidenza».
L’ipotesi di concedere amnistia e indulto è stata respinta dalla Camera con i voti di Pd e Sel. Come giudica questo provvedimento?
«Per questo siamo oggi al decimo giorno di sciopero della fame. Una protesta anche per far valere le ragioni e le speranze del presidente Napolitano e del suo messaggio al Parlamento. Vorremmo dialogare con questa classe politica, purtroppo però loro non sanno governare, non si assumono le responsabilità, preferiscono lasciar fare tutto ai giudici. Si preferisce scegliere la via della prescrizione, che altro non è che l’amnistia decisa dai magistrati che contravvengono così al principio, sancito dalla Costituzione, dell’obbligarietà dell’azione penale. I giudici scelgono i processi da fare e quelli da far cadere in prescrizione e la classe politica gli lascia campo libero. Il problema sta a monte, le carceri italiane sono l’ultimo anello della catena di un sistema che non funziona».
Cosa intendete fare adesso?
«Usiamo il metodo della non violenza, l’unico possibile, visto che, grazie al Partito Democratico, non siamo in Parlamento. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando mi aveva chiamata appena eletto per fissare un appuntamento, per incontrarci, ma poi non si è fatto più sentire. Noi continuiamo a lottare in questo modo. La non violenza è il metodo migliore per cercare di parlare con questi signori. Stiamo contando i giorni che mancano al 28 maggio (data di scadenza fissata dalla Unione Europea in cui scatterà la multa all’Italia per il sovraffollamento nelle carceri ndr). E’ fondamentale che vengano rimosse le cause che generano questi trattamenti inumani e degradanti. Questa situazione di illegalità viene pagata anche dagli agenti di polizia penitenziaria».
Il presidente del Consiglio Mattero Renzi si è espresso chiaramente contro amnistia e indulto. Come giudica la sua posizione?
«Non è che sia cambiato molto rispetto agli anni Settanta. Renzi poco prima di essere eletto aveva detto che i referendum deve deciderli il Parlamento, la stessa cosa che diceva il PCI all’epoca del divorzio. Il popolo italiano dimostrò di essere molto più avanti. La verità è che hanno paura di dare la parola al popolo. Contano ancora una volta sul fatto che sulla situazione delle giustizia e delle carceri non c’è dibattito e non c’è informazione. Le elezioni politiche del 2008 furono giocate tutte sulla questione sicurezza, si parlò tantissimo di omicidi, stupri, delitti ma non si disse una parola su come prevenirli. Il problema è che in Italia non c’è democrazia e non c’è Stato di diritto. Il sistema partitocratico elogia tanto a parole la Costituzione, ma in realtà se l’è divorata».
Andrea Barcariol