Stefano Ardito, Il Messaggero 10/3/2014, 10 marzo 2014
FOLCO QUILICI: I MIEI SESSANT’ANNI VISSUTI IN VIAGGIO
IL LIBRO
A che età è giusto fare un bilancio? In quale momento della vita si può riflettere sul passato e il presente del pianeta? Folco Quilici, classe 1930, ha iniziato a farlo da tempo. E nel libro-intervista “Folco Quilici-il mio mondo”, scritto da Davide Bregola (Barbera editore, 2014, 12,50 euro), racconta i suoi oltre sessant’anni di viaggi, di passioni, di lavoro.
ESPLORAZIONI
Tutti gli italiani e gli europei che s’interessano alla natura, all’esplorazione e al viaggio hanno visto almeno un film o un documentario di Quilici, da “Sesto Continente” e “Ti-koyo e il suo pescecane” a serie televisive come L’Italia vista dal cielo”, “L’Alba dell’uomo” e “L’Italia di Folco Quilici”.
Negli ultimi anni, il regista ferrarese si è concentrato sulla scrittura, e ha portato in libreria (tra molti altri) titoli come “I miei mari”, “Naufraghi”, La Fenice del Bajkal”, “Cani & cani”. E il bellissimo “Tobruk 1940” che racconta la tragica fine del padre Nello Quilici, giornalista, abbattuto dalla contraerea italiana nel 1940, insieme a Italo Balbo, mentre tentava di atterrare a Tobruk.
L’IDROVOLANTE
Nel libro compare il primo vero viaggio di Quilici, una navigazione da Venezia all’Egeo compiuta nel 1938, a otto anni, con un affascinante ritorno in idrovolante da Rodi. Il viaggio-avventura dell’adolescenza, in bici con alcuni coetanei, attraverso l’Italia settentrionale del 1945, a bocca aperta di fronte alle distruzioni della guerra.
L’ARCHEOLOGIA
Grande appassionato di subacquea e di mare, Folco Quilici racconta la sua scoperta dell’archeologia sottomarina e dei suoi tesori, trascurati mezzo secolo fa e che oggi continuano a incantare e a stupire gli studiosi come il grande pubblico.
La storia degli affondamenti del cacciatorpediniere Alberto da Giussano e della corazzata Roma, come quella dell’abbattimento dell’aereo di Balbo e Quilici a Tobruk, dimostra che chi sa indagare sul passato remoto può scoprire delle storie ignorate anche su in epoche più recenti.
Un doveroso omaggio di Folco Quilici va ai suoi compagni di viaggio in questi anni. Gli operatori Masino Manunza, Luca e Andrea Tamagninio, Vittorio Dragonetti. I montatori Mario Serandrei e Marilena Grassi. Il direttore della fotografia Riccardo Grassetti. I colleghi registi Carlo Alberto Pinelli e Marino Maranzana.
I PERSONAGGI
Ad accompagnare le immagini e le parole di Folco Quilici, però, sono stati anche dei personaggi diversi. Lo storico Fernand Braudel. Lo scrittore Curzio Malaparte, che “sembrava un esploratore e suscitava emozioni che avrei ritrovato solo in alcuni viaggi in Africa”.
Nella serie “L’Italia vista dal cielo”, ogni regione dello Stivale è stata raccontata insieme a Quilici da uno scrittore del posto. Tra loro Giovanni Comisso per il Veneto, Mario Soldati per il Piemonte, Ignazio Silone per l’Abruzzo, Guido Piovene per la Lombardia.
Un ricordo speciale va a Leonardo Sciascia, coautore del lavoro sulla Sicilia. «Abbiamo scritto i testi a quattro mani. Vedeva soprattutto quanto realizzato da Arabi e Normanni. E, come i suoi colleghi, non è mai salito in elicottero con me».
Stefano Ardito