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 2014  marzo 10 Lunedì calendario

FORBES, LE MANI DEI CINESI SULLA BIBBIA DEL CAPITALISMO USA


La bibbia del capitalismo americano diventa cinese. Forbes, il business magazine Usa per antonomasia, che tra l’altro redige la celeberrima classifica delle persone più ricche del mondo (l’edizione 2014 è della settimana scorsa e vede il rientro nella prima posizione di Bill Gates), passa dalla famiglia Forbes, fondatrice e proprietaria della rivista da quasi un secolo, al tycoon Guo Guangcheng, miliardario cinese, chairman della Fosun International di Shanghai, il più grande conglomerato totalmente privato della Cina, specializzato in investimenti diversificati. L’operazione, del valore di 250 milioni di dollari, dovrebbe chiudersi entro la fine di marzo. Guangcheng, 47 anni, è noto come il “Warren Buffett cinese” per la professata ammirazione per il miliardario americano e per le strategie di investimento perseguite: il suo metodo è simile a quello di Buffett, cioè investire in società in difficoltà per rivenderle a prezzo maggiorato.
Quotata a Hong Kong, Fosun era specializzata in investimenti nel settore immobiliare, assicurativo, farmaceutico, minerario e metallurgico: nel primo semestre del 2013, l’ultimo per il quale esistano dati, il conglomerato ha registrato ricavi per 4 miliardi di dollari. Dal 2010 ha deciso di estendere la sua attività anche al di fuori dei confini cinesi. Una strategia che ha portato Fosun a specializzarsi in acquisizioni di società europee e americane messe in crisi dalla recessione. Un processo che ha avuto una netta accelerazione dalla seconda metà del 2013: a luglio Fosun ha messo le mani su Club Med, di cui deteneva una partecipazione dal 2010; a ottobre ha comprato da Jp Morgan, per 750 milioni di dollari il famoso grattacielo One Chase Manhattan Plaza a New York; a gennaio è stata la volta di Caixa Seguros, la più grande assicurazione portoghese, di cui la società di Guangcheng ha acquisito l’80% per 1,4 miliardi di dollari circa. Ora è il turno di Forbes Media, la casa editrice della rivista, completa della rivista e dei siti forbes. com e forbesauto.com.
Guangcheng – che è già editore della versione cinese della rivista - paga la rivista decisamente meno dei 400 milioni di dollari inizialmente riportati dalla stampa come prezzo minimo per l’operazione. Forse la cifra non si riferisce all’acquisizione del 100% della società: secondo varie fonti, Steve Forbes, chairman della rivista, dovrebbe infatti mantenere un posto nel board di Forbes Media con una quota di minoranza intorno al 20%.
Non è la prima volta che un’icona Usa passa in mano cinese: a marzo del 2013 la miliardaria Zhang Xin ha acquisito il 40% del General Motors Building, grattacielo simbolo della vitalità dell’industria americana. Ma gli investitori cinesi negli Stati Uniti sono sempre di più. Un trend simile, sottolinea il WSJ, a quello degli anni ’80 che interessò i miliardari giapponesi che facevano incetta di proprietà immobiliari Usa. Ma il passaggio di mano di Forbes ha un peso simbolico ancora maggiore: la rivista, nota in tutto il mondo, è infatti legata a doppio filo al capitalismo americano. Sin dall’origine: il magazine è stato fondato, nel 1917, da B.C. Forbes, editorialista finanziario per Hearst e da Walter Drey, all’epoca general manager del Magazine of Wall Street, dedicato al mondo della finanza e dell’economia. Nei decenni successivi Forbes è diventato il magazine di riferimento per il jet set del capitalismo americano, di cui è stato alfiere e celebratore. La storia recente, però, è meno gloriosa: la crisi della pubblicità cartacea ha avuto pesanti ripercussioni sui bilanci della compagnia, che si è vista costretta, nel 2010, a vendere la storica sede sulla Fifth Avenue, a New York, per spostarsi a Jersey City. Un ridimensionamento che non è bastato a risollevare i bilanci e le sorti del magazine, messo in vendita insieme alle altre proprietà editoriali di Forbes Medialo scorso novembre. Ciò malgrado, Forbesrimane uno dei magazine più importanti e celebrati al mondo soprattutto in virtù delle sue classifiche: famosissime sono la Forbes 400, dedicata ai miliardari americani, e la Forbes Global 2000, che mette in fila, invece, le maggiori società del mondo. È il primo colosso editoriale Usa a finire in mani cinesi, visto che la scalata dell’altro miliardario cinese Chen Guangbiao al New York Times, all’inizio del 2013, si è risolta in un nulla di fatto. Un destino ironico: Malcom Forbes, padre dell’attuale proprietario Steve, definiva la rivista come The Capitalist Tool, lo strumento del capitalista. Sembra naturale, dunque, che la sua proprietà passi ai nuovi capitalisti cinesi, i più entusiasti e vitali di tutti. Lo scrive proprio Forbes: la Cina è il Paese che che nell’ultimo anno ha visto la maggior crescita di miliardari: nel 2014 se ne contano 152, il 25% in più rispetto al 2013.