Andrea Greco, Affari&Finanza 10/3/2014, 10 marzo 2014
VOLANO AZIONI E CARTE BOLLATE A SIENA LO STALLO È FINITO
Lo “stallo alla messicana”, molto cinematografico e giornalistico, sta per finire. Le ultime mosse legali dei due protagonisti dell’affare senese - un anno fa Mps chiese 1.200 milioni di danni alla gestione Mussari e alle controparti Deutsche Bank (che ha transato) e Nomura, mercoledì la Fondazione Mps ha chiesto 750 milioni alla gestione Mancini e a 11 banche sue creditrici, Mps valuta se impugnare l’assemblea in cui il primo socio ha posposto di tre mesi l’aumento - non devono confondere. Il tempo per litigare sta finendo, perché la finanza ha ragioni e soprattutto tempi che il diritto non conosce. La Borsa lo annusa, come attesta l’euforia delle ultime sedute. In tre mesi sarà tutto finito, altrimenti il Tesoro entrerà nel capitale Mps. Ed entro un mese l’ente primo socio avrà venduto almeno un due terzi del 30% che gli resta (altrimenti, vedi sopra). Martedì il cda Mps annuncerà i conti 2013, ancora in forte perdita malgrado due anni di ristrutturazione; un’altra prova, servisse, che la banca senza il prestito del Tesoro e un azionariato stabile non si rilancia. Sempre martedì potrebbe essere presentato il consorzio bis garante dell’aumento da 3 miliardi. Una dozzina di banche partner che in anni di finanza senese hanno incassato circa 200 milioni, pronte a un’aggiunta e aduse a gestire la deterrenza via carte bollate.