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 2014  marzo 11 Martedì calendario

BRUTTE

«Ogni volta che presentano le nuove vetture mi sembrano più brutte… Quando ho visto le prime immagini della nostra, però, mi è piaciuta. Certo, la prima dote di una monoposto è quella di andare forte. E da quello che ho visto la mia lo fa» (Lewis Hamilton).

BOTTONI «Questa F1 non mi piace. Io credo nella F1 in cui il pilota deve guidare e cercare il massimo della prestazione. Già nei mie ultimi anni era iniziata questa tendenza elettronica. Un giorno mi resi conto che era più semplice schiacciare il bottone nel momento giusto anziché impostare in modo lineare la curva» (Jarno Trulli).

BENZINA «Magari dopo una stagione senza essere stato pagato Raikkonen avrà più stimoli. Sicuramente dover risparmiare benzina favorisce lui più di Alonso che è abituato a spingere a ogni giro» (Jacques Villeneuve).

VERBI «Fernando È felice perché Torino è una città tranquilla. Le lingua? È andato tre mesi a scuola da una professoressa e adesso dicono che parla meglio di tanti italiani. Mi hanno detto che usa i verbi meglio di Totti» (Jesus, fratello dei Fernando Llorente).

APPLAUSI «Pattino da quando ero piccolina e ora ho il mal di schiena da tenere a bada. L’Italia mi vede solo nelle grandi occasioni, ma la vita è fatta di giornate normali, molto uguali, di allenamento e di esercizi che ripeti e che fai in solitudine. Senza pubblico né applausi» (Carolina Kostner).

SOGNI/1 «La verità è una sola: io sono un presidente-tifoso e non viceversa. Faccio sempre la potenzialità della società, non illudo la gente. Ma forse questo è stato il mio errore più grande: nel calcio purtroppo i sogni pagano più della sincerità» (Claudio Lotito).

SOGNI/2 «Ho sempre detto che il Mondiale è il sogno di chiunque faccia il mio mestiere. Se si domanda a un giocatore cosa desidera con tutte le sue forze, oltre a vincere trofei, risponderebbe “partecipare a un Mondiale”. Ci si spera sempre» (Mattia Destro).

LADRI «È l’unico vero rimpianto della mia carriera. So­no diventato campione del mondo, ma il non essere sceso in campo la sera della finale e non comparire nella foto, è come se mi avessero rubato metà del sogno. Al resto ci hanno pensato i ladri: sono entrati in casa e hanno portato via tutte le medaglie d’oro delle partite che avevo disputato ad Argentina ’78 e a Spagna ’82» (Giancarlo Antonioni).