Nino Sunseri, Libero 9/4/2014, 9 aprile 2014
TRA BUCHI, SVENDITE E SCALATE IL MONTEPASCHI SARÀ STRANIERO
Dopo sei secoli di gelosa senesità il Montepaschi si prepara a diventare una banca straniera. A queste conclusioni porta l’anticipazione del Sole 24 Ore che ieri annunciava la trattativa fra la Fondazione e un gruppo di fondi americani. I nomi che circolano sono quelli di Blackrock (già azionista di Intesa e di Telecom) insieme a Pimco. L’ente guidato da Antonella Mansi intende cedere una quota del 20% mantenendo un residuo del 10. Le risorse ottenute dalla vendita servirebbero a ripagare il debito (poco più di 300 milioni) e, possibilmente, recuperare i mezzi per sottoscrivere l’aumento di capitale per la quota di sua competenza evitando di diluirsi al 3%. Per raggiungere l’obiettivo avrebbe bisogno di incassare non meno di 500 milioni. Esattamente quello che vale il 20% del Monte dopo i formidabili rialzi dell’ultima settimana con la quotazione arrivata a 21 centesimi. Non è detto, ovviamente, che alla fine sarà questo il prezzo che la Fondazione riuscirà a incassare. Sicuramente è quello che servirebbe ad Antonella Mansi per mantenere un qualche peso nella gestione. Per questa ragione, nei mesi scorsi aveva rifiutato l’offerta delle altre Fondazioni coordinate da Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri e di Cariplo. Gli acquirenti avevano messo sul tavolo 14 centesimi. Una valore che serviva a Rocca Salimbeni per rimborsare, a malapena il debito. Comunque dopo lo strappo di questi giorni l’offerta di Guzzetti è andata definitivamente fuori gioco. A determinare la svolta ha contribuito anche il violento ribaltamento delle posizioni da parte degli investitori che avevano scommesso sul ribasso del titolo. La soluzione arriverà adesso dai fondi americani. Se anche la trattativa andasse in porto sarebbe comunque un approdo di breve periodo. Difficile che Banca d’Italia lasci alla finanza speculativa internazionale il controllo del quarto gruppo creditizio. Molto più credibile che, dietro Blackrock e Pimco si muova qualche grande presenza internazionale. Non sarebbe nemmeno la prima volta. Già due anni fa in Parmalat fu la coalizione tra alcuni hedge fund a spianare la strada a Lactalis. Il copione, seppure in contesti completamente differenti, si potrebbe riproporre a Siena. Difficile, per non dire impossibile, che qualche istituzione italiana si faccia avanti. Non diversamente da com’era successo in Parmalat, nonostante gli sforzi di Corrado Passera, ancora capo di Intesa. Da questo punto di vista l’offerta di Guzzetti (in qualche modo Intesa è sempre in partita) rappresentava l’ultimo tentativo di tenere il tricolore su Rocca Salimbeni. Molto più facile immaginare che Blackrock e Pimco dopo aver acquistato il 20% di Mps sfruttino l’occasione dell’aumento di capitale per avvicinarsi alla soglia d’Opa del 30%. Subito dopo andrebbero alla ricerca del compratore finale (sempre ammesso che non ci sia già). In questa indagine probabilmente potrebbe giocare un ruolo importante Alessandro Produmo che, ai tempi di Unicredit, aveva dimostrato di avere buone entrature anche nel mondo della finanza araba (i nuovi ricchi del mondo). Una conclusione del genere offrirebbe grandi spazi di riflessione. Il grande capitale internazionale ha venduto a carissimo prezzo Antonveneta a Mps portandolo al fallimento. Adesso, a prezzo stracciato, si prende tutto il cesto.