Carlo Antonio Biscotto, Il Fatto Quotidiano 9/4/2014, 9 aprile 2014
ATTRAZIONE FATALE: DA SOCIOLOGA A PUPA DEL GANGSTER
Da promettente lecturer universitaria a “pupa del gangster”: questa l’anomala parabola di Rachel Kenehan, condannata qualche giorno fa a tre anni e mezzo di reclusione per aver aiutato il suo ragazzo e due suoi complici a sottrarsi alla cattura dopo che avevano ”giustiziato” un giovane appartenente a una banda rivale di spacciatori di droga. Rachel Kenehan, che insegnava Sociologia e Psicologia alla London Metropolitan University, ha conosciuto un vero e proprio tracollo personale dopo aver perso la testa per Pierre Lewis, che aveva conosciuto svolgendo attività di volontariato a favore di giovani pregiudicati che incontravano difficoltà a reinserirsi nella società.
QUALCHE GIORNO FA il tribunale ha condannato Rachel Kenehan per associazione per delinquere, partecipazione ad attività di spaccio di sostanze stupefacenti e intralcio alla giustizia e le ha comminato la pena di 3 anni e mezzo di detenzione. Lo stesso tribunale ha riconosciuto colpevoli dell’omicidio del ventritrenne spacciatore Jahmel Jones, originario di Brixton, il suo ragazzo, Pierre Lewis, che ha appena compiuto 21 anni, e i suoi complici, il ventenne Jemmikal Orlebar-Forbes e il ventiduenne Isaac Boateng. Tutti e tre avevano già riconosciuto di essere stati responsabili di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio. Lewis è stato condannato a 29 anni di reclusione, Orlebar-Forbes a 31 e Boateng a 30. Leggendo il dispositivo della sentenza, la giudice Keith si è rivolta alla trentacinquenne Rachel con queste parole: ”Con espressione un po’ stereotipata la si potrebbe definire la “pupa del gangster”. Ma queste parole non le renderebbero giustizia. Lei è una donna dai molti talenti, una donna che ha avuto in dono una straordinaria intelligenza, una donna ambiziosa ed inoltre generosa e disponibile come hanno in molti testimoniato durante il processo. Non avesse incontrato Lewis non si troverebbe ora sul banco degli imputati. C’è da dubitare che in futuro lei possa riprendere la sua carriera e coronare i suoi sogni. Questa è la vera pena che le viene inflitta. D’altro canto, sebbene non possa esimermi dal condannarla a un periodo di detenzione, sarebbe sommamente ingiusto, sarebbe come condannarla due volte, non concederle le attenuanti riducendole significativamente la pena. Lei ha servito lo Stato con talento e capacità ed ora è lo Stato che la condanna”.
Rachel ha seguito con attenzione e con evidente disagio le parole della giudice la quale ha aggiunto: “Naturalmente tutto questo avrà pesanti ripercussioni sulla sua carriera anche se, personalmente, le auguro di tornare ad occuparsi di criminologia, un campo nel quale si è distinta e nel quale potrebbe portare anche le riflessioni e le esperienze maturate in questa sua sciagurata vicenda. Finora aveva studiato dall’esterno il mondo della malavita. Ora ha avuto modo di vederlo dall’interno. Mi auguro le sia servito”.
LA GIUDICE KEITH ha anche speso qualche parola per la vittima Jahmel Jones: “Qualunque cosa abbia fatto non meritava di morire. La testimonianza resa dalla madre mi ha profondamente toccato e approfitto per fare le mie personali condoglianze alla famiglia di Jahmel”. Il caso di Rachel Kenehan ha lasciato tutti sbigottiti anche se cinema e letteratura abbondano di donne travolte da una “insana passione” per il ”duro” di turno e da una torbida fascinazione per il mondo della malavita. Alla fine del processo Sarah Dineley, sostituto procuratore del Wessex, ha dichiarato: “È difficile capire come Rachel Kenehan, lettrice universitaria, prossima a conseguire il dottorato in criminologia, abbia gettato alla ortiche una promettente carriera arrivando a commettere gravi reati per compiacere il suo giovane ragazzo e i suoi amici. Pierre Lewis lo aveva conosciuto ‘sul campo’ svolgendo attività di volontariato per cercare aiutare i giovani pregiudicati ad allontanarsi dal crimine e a trovare una loro strada. È accaduto il contrario e la sua storia è la prova di quanto forte può essere, persino per una donna come Rachel, l’attrazione per quel mondo di giovani spregiudicati e, a modo loro, virili e affascinanti”.
INSIEME A PIERRE LEWIS e ai suoi amici, Rachel Kenehan era finita nel mondo degli spacciatori di crack ed eroina sulla rotta Londra-Southampton. Pierre e i suoi erano convinti di essere stati derubati di uan partita di droga da Jahmel Jones. In quel mondo uno sgarro del genere si paga con la morte. Ucciso Jahmel con alcuni colpi di arma da fuoco, erano tornati a Londra con l’aiuto di Rachel che li era andati a prendere e li aveva nascosti in casa sua per tre giorni. Al processo non è emerso con chiarezza se Rachel era al corrente che si era trattato di un omicidio premeditato, ma Rachel fece di tutto per aiutarli e per distruggere le prove che avrebbero potuto portare alla loro condanna. Non bastasse, in tribunale si è venuti a sapere che Rachel aveva sborsato di tasca sua oltre 4.000 sterline per il noleggio delle auto delle quali Pierre e i suoi amici si servivano per i numerosi spostamenti legati allo spaccio di droga.