Alain Elkann, la Stampa 9/4/2014, 9 aprile 2014
MARCO VOENA GALLERISTA “LA GRANDE FIERA DEI CAPOLAVORI VALE MILLE MUSEI”
È sabato ed è ora di pranzo, quando incontro Marco Voena nella lounge del «Suvretta» di St. Moritz. Sta curando con Gianenzo Sperone una mostra dove ogni opera d’arte è bianca, da Fontana a Castellani e a Manzoni, fino alle antiche sculture greche e romane. Molti amici collezionisti e anche molti giovani sono già venuti a vederla. «Sì, è un successo», dice Marco Voena, che indossa la consueta camicia rosa, jeans color corda e mocassini belgi. Sorride, indaffarato ed entusiasta per i tanti nuovi progetti.
Dopo 17 anni di presenze al Tefaf di Maastricht, la mostra d’arte di maggior prestigio in questo settore, come si sente alla vigilia dell’apertura?
«Entrando al Tefaf si ha l’impressione di varcare la soglia di un grande museo e solo dopo un po’ capisci che è tutto in vendita. L’esposizione è talmente enciclopedica che è impossibile non trovare quello che cerca. Dipinti, mobili, scultura, gioielli, collezioni di coralli, marmi, arte cinese o indiana. In breve, si trova ogni tipo di arte, da tutto il mondo».
Una specie di Metropolitan Museum?
«Sì, in un certo senso».
Si trovano veri capolavori?
«La risposta è semplice. Alla fiera gli acquirenti sono in gran parte i direttori dei più prestigiosi musei del mondo, dal Getty alla National Gallery di Washington, dal Reys Museum di Amsterdam al Prado di Madrid...».
Come avviene la scelta degli oggetti?
«La “Vatting”, la commissione di esperti, è la più seria e importante al mondo. Ne fanno parte i direttori dei maggiori musei, alcuni esperti in vari campi . Per gli antichi maestri ci sono 20 esperti, di ogni Paese e provenienza. Ci sono anche i migliori restauratori, perché lo stato di conservazione delle opere d’arte è uno dei requisiti richiesti dalla fiera. Nulla può essere restaurato in una percentuale superiore al 10%».
Tutto questo è una garanzia per le opere d’arte in vendita?
«Sì. Maastricht è una garanzia di altissima qualità».
Quanti sono gli espositori?
«Sono oltre 200 e in linea di massima negli anni migliori ci sono circa 80 mila visitatori».
E chi viene compra?
«Dato che Maastricht non è un luogo facilmente raggiungibile, chi va lì per la fiera si sente psicologicamente in obbligo di comprare qualcosa, fosse pure solo un paio di gemelli...».
Lei cosa espone quest’anno?
«Questo è un anno speciale: dopo 10 anni l’organizzazione del Tefaf ha cambiato la collocazione del nostro stand, perché la galleria Robilant-Voena ha esteso la sua attività all’arte moderna. In particolare, l’arte italiana degli Anni 60: Fontana, Burri, Bonalumi, Castellani, Manzoni...».
Come mai questa scelta?
«Non abbiamo cambiato: la galleria è nota per l’arte italiana dal Rinascimento al Barocco e adesso anche per il XVIII secolo».
Cosa porta a Maastricht?
«Un San Pietro di Guercino, il ritratto della moglie di Carlo Maratta, una famosa veduta di Torre Marghera del Canaletto, due ritratti di Boldini e un raro dipinto-specchio di Michelangelo Pistoletto».
Lei fa acquisti a Maastricht?
«Sì. Il giorno prima dell’apertura facciamo un giro per la fiera come normali visitatori per prendere qualcosa anche per i nostri clienti».
È sempre una sorpresa?
«Sì ed è sempre uno spettacolo vedere quando aprono le casse e allestiscono gli stand: è come stare in un film di Spielberg! Tutti cercano di non far trapelare nulla prima della fiera».
Come va il mercato?
«C’è un sofisticato gruppo di collezionisti in Sud America, Usa ed Europa: collezionisti veri e non speculatori. Sono intenditori, esperti come professionisti e hanno un’autentica passione. Per molti, anche se hanno attività importanti, è diventato un secondo lavoro. C’è una sorta di competizione per possedere pezzi unici. E negli ultimi tempi alcuni di loro danno le loro collezioni ai musei».
Ad esempio?
«Per il nuovo allestimento della sezione dedicata agli “Antichi maestri” al Metropolitan Museum di New York (oltre 20 nuove stanze) ci sono collezionisti che hanno dato o prestato almeno 40 capolavori».
Oggi i dipinti antichi valgono molto meno di quelli contemporanei?
«Internet ha creato marchi che hanno cambiato le regole del gioco. Nell’arte moderna e contemporanea ci sono nomi che diventano stelle come Picasso, Matisse Van Gogh, Manet, Degas, Renoir, Toulouse Lautrec, Bacon, Mondrian, Klee, Brancusi, fino a Jeff Koons, Andy Warhol, Jean Michel Basquiat e altri. Gli antichi maestri sono molti meno: Rembrandt, Rubens, Goya, Velazquez, El Greco Leonardo, Caravaggio, Michelangelo, Vermeer. Il mondo di Internet e le aste sono una specie di marketing, perché i nuovi acquirenti non hanno una formazione comune».
Traduzione di Carla Reschia