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 2014  marzo 10 Lunedì calendario

MA I GRILLINI LAVORANO O NO?

Uno vale uno, dice l’adagio del Movimento 5 stelle. Ma con quattro senatori espulsi e altri cinque cacciati soltanto tra il 26 febbraio e il 6 marzo, l’uno che se ne va inizia a contare qualcosa di più. O almeno così suggeriscono le dichiarazioni di Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino, Lorenzo Battista, rei di aver criticato lo streaming con Matteo Renzi, discostandosi dalla strategia anti sistema del Movimento, e finiti così condannati dal giudizio della Rete.
A ogni battuta rilasciata alle agenzie, nei messaggi di Facebook e nelle interviste, gli espulsi hanno accennato al loro contributo ai lavori in Aula e nelle commissioni.
«Di lavorare non ho mai smesso», ha scritto Francesco Campanella. «Noi quattro espulsi abbiamo un’attività parlamentare molto cospicua», ha rilanciato Bocchino. «Penso che alla fine se andranno i migliori», ha chiosato Battista.
Facili autocelebrazioni? Non proprio. Perché l’elenco dell’attività parlamentare, confezionato e diramato dagli uffici politici del gruppo grillino a Montecitorio e Palazzo Madama, e i documenti che si trovano in Rete, dicono che nel manipolo di eretici ci sono alcuni dei parlamentari più attivi del Movimento.
Ovviamente la materia è delicata e complessa. La produttività di un parlamentare dipende da molti fattori: dal ruolo che ha all’interno del partito e dalla posizione che ha il suo partito in parlamento, se di maggioranza o minoranza.
L’M5s si è fatto sentire soprattutto sui dossier di natura economica, ma è difficile calcolare l’impatto della sua attività. Chi si occupa del tema da tempo, come lo staff di Openpolis, ha da poco elaborato un nuovo indice di produttività, che tiene conto non solo delle proposte presentate ma anche del loro iter: «Verifica quanti degli atti presentati dal parlamentare siano stati discussi, votati o diventati legge, quanti, invece, siano rimasti solo intenzioni».
Per individuare il metodo di valutazione, la piattaforma ha consultato direttamente i parlamentari e molti hanno evidenziato come alcuni eletti presentino documenti solo per mostrare ai loro elettori di lavorare, senza che le proposte siano davvero siginificative.
Nella valutazione dell’impatto delle proposte però il Movimento 5 stelle parte svantaggiato, perché, trovandosi all’opposizione, ha meno probabilità di incidere. E l’idea di non collaborare con altre forze politiche, fondativa della strategia di Grillo, è un ulteriore ostacolo.
Così, per sfatare il mito del movimento che non fa nulla e dice di no a tutto, gli stessi uffici legislativi del Movimento hanno monitorato l’attività dei propri parlamentari in base al numero delle proposte presentate.
Stando al documento dell’ufficio legislativo di Palazzo Madama, aggiornato al 7 gennaio 2014, i senatori pentastellati hanno presentato 4.099 emendamenti, 72 tra disegni di legge, proposte di inchiesta e modificazioni al regolamento e 68 tra mozioni e risoluzioni. Per leggere il dato più aggiornato ad oggi, poi, basta scorrere la piattaforma Openparlamento dove risultano gli atti per ciascun eletto e dove i parlamentari grillini sono tra i più seguiti (i tre parlamentari più monitorati in assoluto sono Alessandro Di Battista, Pippo Civati e Luigi Di Maio). Ed è guardando l’attività dei singoli parlamentari che i senatori Battista, Campanella e Bocchino risultano tra i più produttivi.
L’espulso Battista ha al suo attivo la presentazione di ben cinque proposte legislative come primo firmatario. Un disegno di legge per la soppressione dei tribunali militari e la creazione di una sezione per i reati militari all’interno delle corti ordinarie, un progetto per disciplinare il lavoro dei collaboratori dei parlamentari (i portaborse spesso e scandalosamente pagati in nero), un altro per introdurre l’obbligo di identificazione per le forze di polizia in servizio. Ha presentato anche la mozione contro l’acquisto degli F35. E, infine, anche se meno interessante per gli elettori del movimento, da dipendente della compagnia di navigazione triestina Italia Marittima, ha proposto la revisione del sistema delle ex capitanerie di porto.
Il senatore siciliano Francesco Campanella ha al suo attivo 4 disegni di legge, 2 mozioni, 29 interrogazioni e 165 emendamenti, è stato il primo firmatario della proposta di legge elettorale al Senato, cofirmata però praticamente tutto il gruppo. Ha inoltre presentato un disegno di legge per il recupero degli immobili abbandonati. Anche Bocchino è primo firmatario di 4 provvedimenti, 15 interrogazioni e 97 emendamenti.
Orellana, invece è primo firmatario di un’unica proposta: la legge per il matrimonio delle coppie omosessuali. Ha votato solo lo 0,9% delle volte in maniera diversa dal suo gruppo, ma una di queste era per approvare la mozione sugli F35 di Sinistra ecologia e libertà.
Tra i grillini sono pochi, apparentemente, ad avere una produttività pari a quella dell’espulso Battista. Una di loro, ancora all’interno del gruppo, è la senatrice Ornella Bertorotta, grillina di origine siciliana, il gruppo più maturo del Movimento.
A luglio ha depositato una misura a sostegno delle famiglie numerose e ad agosto è arrivata la proposta per ridurre le indennità parlamentari e la diaria, una proposta sugli obblighi della distribuzioni e modifiche al finanziamento degli enti di ricerca. Infine, ha proposto l’istituzione di una commissione di inchiesta su costi delle società partecipate dall’intera macchina dell’amministrazione pubblica, dallo Stato fino ai comuni, passando per Regioni e province.
Mario Michele Giarrusso, siciliano, entra nella palma dei senatori più attivi, con 4 iniziative da appendersi al petto, tra cui una proposta di legge per modificare il codice penale sullo scambio elettorale politico mafioso, nuove disposizioni sul gioco d’azzardo e sulla corruzione privata. C’è poi Vito Crimi che come capogruppo ha presentato proposte delicate per il movimento: norme sulla candidadibilità, abolizione dei finanziamenti all’editoria e e dell’ordine dei giornalisti.
E infine viene Paola Taverna che ha gestito la delicata partita delle mozioni di sfiducia nei confronti di Enrico Letta e di Anna Maria Cancellieri. Dal documento del gruppo di Palazzo Madama risultano molto attivi anche altri due dimissionari Alessandra Bencini e Maurizio Romani.
Alla Camera fare i conti è più difficile, perché gli stessi documenti dell’ufficio legislativo registrano l’attività in maniera differente, mettendo in evidenza il lavoro dell’intero gruppo (70 dossier seguiti nel 2013), che peraltro si è concentrato soprattutto sull’ostruzionismo.
Per esempio, nel caso del voto sul disegno di legge per la conversione del decreto di sospensione dell’Imu e del rifinanziamento della Cassa integrazione straordinaria, tra singoli emendamenti, ordini del giorno e dichiarazioni in tutto sono intervenuti 11 parlamentari; dei 18 emendamenti presentati in Commissione ne è stato approvato uno, insieme con tre ordini del giorno su sei.
A guardare il contributo del singolo parlamentare, però, possono emergere alcune contraddizioni. Alessio Tacconi, contestatissimo deputato che ha portato avanti una campagna elettorale a suon di idee non condivise e di pesante battage pubblicitario, ha firmato tre proposte. Ma il suo intervento più importante, la riforma dei comitati degli italiani all’estero, è stata elaborata dal meetup Europa, quello che poi lo ha espulso.
E anche tra i volti noti ci sono soprese. Alessandro Di Battista, forse il grillino più conosciuto, è primo firmatario di una sola iniziativa legislativa sulla modifica delle regole del voto degli italiani all’estero depositata a febbraio 2014, che prevede per chi è domiciliato temporaneamente fuori dai confini nazionali la possibilità di scegliere se votare nella circoscrizione d’origine o in quella degli italiani all’estero: una proposta che è stata discussa online dai Meetup.
È cofirmatario di altre 27 e ha presentato sette tra interrogazioni scritte e orali, oltre a 13 emendamenti. E sarà anche per questo che il parlamentare era stato chiamato in causa dal senatore Battista, durante la trasmissione di La7 Piazza Pulita: «Andate a vedere cosa fa Di Battista», aveva dichiarato l’espulso grillino. Veleni, magari.
Del resto anche Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, non brilla per iniziativa, nonostante il buon numero di interrogazioni, ben 54. Ma il ruolo a Montecitorio lo impegna molto, tanto che il 35,7% del tempo è in missione.
A Di Battista, poi, non farà certo piacere, sapere che a livello di iniziativa parlamentare personale, il capogruppo Pd Roberto Speranza fa meglio di lui e anche Dario Nardella, ora dimissionario per prendere il posto di Renzi a Palazzo Vecchio.
Ovviamente il contributo dei singoli all’attività di un gruppo parlamentare non si limita alle proposte presentate. Senza dire che spesso dietro al nome di un primo firmatario se ne celano molti altri. Eppure basta un’analisi approssimativa per far nascere qualche domanda su come è cambiato il lavoro parlamentare. E sul ruolo che rivestono i singoli eletti nel M5s. Ma anche su quanto possono convivere nelle cinque stelle i cittadini-onorevoli che fanno luce da soli.